L’interruzione del transito di gas per l’Ucraina costerà alla Russia 5 o 6 miliardi di dollari. Negli ultimi anni le esportazioni energetiche di Mosca in Europa sono crollate ma non azzerate: il Paese cerca di recuperare grazie al Gnl e agli scambi con la Cina
Nella mattina di mercoledì 1 gennaio l’Ucraina ha interrotto il passaggio del gas naturale russo sul suo territorio. La decisione di non rinnovare per altri cinque anni l’accordo di transito – rimasto in vigore nonostante la guerra – è stata presa per danneggiare le finanze della Russia, che sono molto legate alle vendite di idrocarburi all’estero.
QUANTO CONTA IL GAS RUSSO PER L’UNIONE EUROPEA
A seguito dell’invasione dell’Ucraina, il 24 febbraio del 2022, Mosca ha visto precipitare la sua quota di mercato nell’Unione europea, la destinazione principale delle sue esportazioni gasifere. La regione tuttavia, nonostante la diversificazione delle forniture, non è riuscita a rimpiazzare completamente il combustibile russo: nel 2023 ne ha ricevuto (via tubature) per 25 miliardi di metri cubi, un volume significativo benché lontano dai 155 miliardi di metri cubi del 2021. Nel 2024 le importazioni di gas liquefatto russo, o Gnl, hanno peraltro raggiunto un valore record.
Il gas passante per l’Ucraina vale all’incirca il 5 per cento del fabbisogno dell’Unione europea: la sicurezza energetica comunitaria, dunque, non è in pericolo, anche se la fine dell’accordo rappresenta un problema in particolare per la Slovacchia, un paese senza sbocchi sul mare che dovrà rivolgersi ad altri fornitori probabilmente più costosi. La principale società gasifera slovacca, la Slovensky Plynarensky Priemysel, ha detto che spenderà 90 milioni di euro in più all’anno per le importazioni da Germania e Ungheria.
Le conseguenze saranno invece ben più gravi per la Transnistria, un territorio legato e occupato dalla Russia ma che appartiene formalmente alla Moldavia: mercoledì le abitazioni della regione, che è dipendente dal combustibile russo, sono rimaste senza acqua calda e senza riscaldamento.
IL GAS RUSSO PASSA PER IL TURKSTREAM
Nonostante la chiusura della rotta per l’Ucraina, di quella per la Polonia e di quella con la Germania (il Nord Stream è stato danneggiato e il Nord Stream 2 non è stato autorizzato), la Russia continua comunque a inviare combustibile via gasdotto nell’Unione europea: l’Ungheria e la Serbia lo ricevono attraverso il TurkStream, passante per il mar Nero e la Turchia.
LE PERDITE ECONOMICHE PER LA RUSSIA…
Secondo i calcoli di Bloomberg, la fine dell’accordo con l’Ucraina avrà un impatto di 6 miliardi di dollari sulle entrate annue della Russia. Reuters ha scritto che le vendite di Gazprom – cioè la società statale che ha il monopolio sulle esportazioni gasifere via tubo in Europa – si ridurranno per quasi 5 miliardi di dollari.
Nel 2023 Gazprom ha registrato la sua prima perdita annuale dal 1999 a causa del crollo delle vendite in Europa e del calo dei prezzi del gas. Nel 2024, però, le esportazioni verso la regione sono cresciute di oltre il 13 per cento, a 29,7 miliardi di metri cubi. Ma questi volumi saranno difficilmente replicabili nel 2025, visto che la metà del gas russo esportato in Europa l’anno scorso è passato proprio per l’Ucraina.
D’altra parte, Mosca potrebbe puntare sull’espansione del commercio di Gnl via nave e sul potenziamento dei flussi con la Cina, che nei primi undici mesi del 2024 ha importato quasi 28,5 miliardi di piedi cubi di gas russo tramite la condotta Power of Siberia. Nel 2025 la tubatura dovrebbe raggiungere la piena capacità di 38 miliardi di metri cubi all’anno.
LE PAROLE DI FICO
Secondo il primo ministro della Slovacchia, Robert Fico, a perderci di più dall’interruzione dei flussi per l’Ucraina non sarà la Russia ma l’Unione europea, che dovrà sostenere costi energetici aggiuntivi per 120 miliardi di euro in due anni. Fico aveva anche minacciato di interrompere le forniture di elettricità all’Ucraina come forma di ritorsione.
… E PER L’UCRAINA
Non solo la Russia, comunque, ma anche l’Ucraina ci rimetterà economicamente dalla scadenza dell’accordo: perderà infatti gli introiti delle tasse di transito del gas russo, che valgono 1 miliardo di dollari l’anno.
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