Le autorità italiane continuano a lavorare per il rilascio della giornalista italiana arrestata il mese scorso a Teheran e trattenuta nel carcere di Evin. Sala sarebbe costretta a dormire sul pavimento in una cella sempre illuminata. Giovedì pomeriggio vertice a Palazzo Chigi con la premier Meloni
Cresce la preoccupazione per la giornalista italiana Cecilia Sala, trattenuta in carcere a Evin, in Iran. Le autorità italiane hanno chiesto a Teheran “garanzie totali sulle condizioni di detenzione di Cecila Sala” e la “liberazione immediata” della giornalista italiana.
Il caso è oggetto di un vertice a Palazzo Chigi. All’incontro sono presenti la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, il sottosegretario alla Presidenza, Alfredo Mantovano e i servizi di intelligence. Potrebbero essere coinvolte anche le opposizioni. Â
Secondo fonti media italiane, la Farnesina, attraverso l’ambasciatrice a Teheran Paola Amadei, ha consegnato al governo iraniano una nota verbale nell’ambito del lavoro che il ministro Tajani sta portando avanti con la premier Meloni, il ministro Nordio e il sottosegretario Mantovano, per arrivare ad una rapida e positiva soluzione della vicenda.
Nella nota verbale consegnata a Teheran, l’Italia ha fatto anche richiesta di chiarezza sulle condizioni di detenzione, sulla possibilità di fornire generi di conforto e sulla garanzia che questi vengano consegnati effettivamente alla cittadina italiana. “I tempi e le modalità di detenzione della cittadina italiana Cecilia Sala saranno una indicazione univoca delle reali intenzioni e dell’atteggiamento del sistema iraniano nei confronti della Repubblica italiana”, hanno notare fonti della Farnesina all’agenzia Ansa.
Cosa sappiamo dello stato di Cecilia Sala
Diversi media italiani hanno riportato che il pacco inviato lo scorso sabato a Sala da parte del ministero degli Esteri italiano, contenente articoli per l’igiene, libri, delle sigarette, un panettone e una mascherina per coprire gli occhi, non sarebbe stato ancora consegnato alla giornalista. Sala è rinchiusa con regime di carcere duro nella prigione di Evin: secondo quanto ricostruito, non ha un letto o una brandina, dorme sul pavimento con due coperte e nella sua cella c’è un faro sempre acceso.
Sala è stata arrestata per avere violato le leggi della Repubblica islamica dell’Iran, ma secondo alcuni potrebbe essere stata una mossa di Teheran dopo che lo scorso 16 dicembre il cittadino svizzero-iraniano Mohammad Abedini-Najafabadi è stato arrestato all’aeroporto di Milano Malpensa perché, ricercato dalle autorità statunitensi, avrebbe trafficato con droni utilizzati dai Pasdaran della Guardia Rivoluzionaria, utilizzati nell’attacco del 28 gennaio a una postazione militare in Giordania, che ha ucciso tre soldati americani.
L’unica persona che ha incontrato Sala finora è stata l’ambasciatrice Amadei. La mattina del primo gennaio i genitori della giornalista hanno ricevuto una telefonata dalla figlia: la coppia si è detta angosciata e ha detto che Sala ha ripetuto “bisogna fare in fretta” per trovare una soluzione e per permetterle di tornare in Italia.Â
Concluso l’incontro con l’ambasciatore iraniano
Si è concluso l’incontro con l’ambasciatore iraniano convocato per le 12 di giovedì mattina dal segretario generale Riccardo Guariglia. Era stato il ministro Tajani a richiederlo per discutere del caso Sala.
Il ministero ha fatto sapere con una nota che è stata innanzitutto chiesta la liberazione immediata della connazionale, giunta in Iran con regolare visto giornalistico. Guariglia ha ribadito la richiesta di assicurare condizioni di detenzione dignitose, nel rispetto dei diritti umani, di garantire piena assistenza consolare alla connazionale, permettendo all’Ambasciata d’Italia a Teheran di visitarla e di fornirle i generi di conforto che finora le sono stati negati.
In mattinata, il ministro Tajani ha fatto sapere con un post su X che “il Governo, come dal primo giorno dell’arresto di Cecilia Sala, lavora incessantemente per riportarla a casa e pretendiamo che vengano rispettati tutti i suoi diritti. Fino alla sua liberazione, Cecilia e i suoi genitori non saranno mai lasciati soli”.
Kallas: “Il giornalismo non è un reato”
“Chiedo l’immediata liberazione della reporter italiana Cecilia Sala, arrestata in Iran. Nessuno dovrebbe essere trattenuto per aver fatto il proprio lavoro, il giornalismo non è un reato”. È quanto dichiarato dall’Alta rappresentante per la politica estera dell’Ue Kaja Kallas, sul caso della giornalista italiana detenuta da 14 giorni nel carcere di Evin.
“Ogni giornalista deve avere la libertà di fare reportage senza paura di essere arrestato o perseguitato. Mentre il mondo affronta la crisi, il ruolo del giornalismo è più essenziale che mai”, ha aggiunto.
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