Coin a Vicenza, la chiusura entro un anno dopo oltre mezzo secolo di attività – #finsubito prestito personale immediato – Richiedi informazioni

In piazza Castello

Il negozio è ospitato all’interno dell’immobile in centro storico dal 1969. L’azienda ricollocherà i dipendenti

Il destino ormai è scritto: Coin chiuderà i battenti entro la fine del 2025, dopo oltre mezzo secolo di attività. Il negozio tra piazza Castello e corso Palladio, a Vicenza, è uno dei sette punti vendita in Italia – per un totale di 90 dipendenti – che il Gruppo Coin spa ha messo nel mirino perché da anni strutturalmente in perdita e senza speranza di rilancio.

L’azienda ricollocherà i dipendenti

L’allarme lanciato dai sindacati nei giorni scorsi trova conferma in fonti vicine all’azienda che avrebbe comunque garantito la salvaguardia dei livelli occupazionali. Una decina i lavoratori di Vicenza che fanno capo al gruppo e che saranno ricollocati in altre sedi, anche se resta da capire cosa accadrà al personale assunto dai brand presenti all’interno del negozio.

Incognita sul futuro del palazzo che ospita Coin

Intanto, la prospettiva che le vetrine si spengano desta preoccupazione alla luce dell’ennesimo vuoto in centro storico, aggravato dal fatto che si tratta di un immobile di grandi dimensioni e di lunga tradizione commerciale. Il palazzo di proprietà privata – una ventina i soggetti che in quota parte e a vario titolo sono intestatari dell’edificio – ospita il negozio sin dal 1969.

Il futuro, quindi, resta un’incognita: inserire una nuova struttura di vendita in uno spazio così ampio potrebbe non essere una faccenda semplice né immediata; da definire anche la data della chiusura che, come detto, dovrebbe avvenire entro un anno. La trattativa tra affittuari vicini alla disdetta e proprietari sarebbe in corso.

Vicenza è uno dei sette punti vendita verso la chiusura

Una scelta, quella di lasciare, che appare irreversibile a fronte di difficoltà diventate anno dopo anno – con la pandemia a dare il colpo di grazia – sempre più pesanti fino a segnare il punto di non ritorno. Accade a Vicenza, dove i profitti sarebbero in caduta libera da tempo, ma anche a Roma, Milano, San Donà di Piave, Sesto Fiorentino e Latina: qui sono stati individuati i negozi più in sofferenza del contingente totale di 35 punti vendita, più altri in franchising.

La società, da giugno, è ricorsa allo strumento della composizione negoziata della crisi tramite la Camera di commercio di Venezia; percorso che, a fronte di una situazione di squilibrio patrimoniale o economico-finanziario (il debito sarebbe pari a 80 milioni di euro), consente di perseguire il risanamento dell’impresa previe trattative con i creditori. Di certo, come già emerso anche nell’incontro dello scorso mercoledì al ministero delle imprese e del Made in Italy, alla presenza dei rappresentanti dell’azienda e dei sindacati (che hanno chiesto la convocazione del tavolo di crisi della Regione Veneto), il rischio licenziamenti sarebbe escluso.