La sfida di Marco: «Il prof mi chiamò “polpetta”, cominciai a correre per perdere peso, oggi faccio 100 mezze maratone in 100 giorni» #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –

Ripubblichiamo l’intervista di Marianna Peluso a Marco Matteazzi, pubblicata ad ottobre, una delle più apprezzate dalle nostre lettrici e dai nostri lettori nel 2024.

C’è chi corre per allenarsi, chi lo fa per dimagrire e chi, ancora, per liberare la mente. Ci sono tantissimi motivi per cui ogni giorno i runner puntano la sveglia, anche prima dell’alba, per uscire a correre. Ma c’è anche chi corre ogni giorno una mezza maratona per sfidare se stesso e per ispirare gli altri a fare altrettanto. È il caso di Marco Matteazzi, 24 anni, «i limiti – dice – esistono solo nella nostra testa». Per dimostrarlo, da metà luglio a oggi ha già corso in totale oltre 2300 chilometri, come da Altavilla Vicentina (suo paese d’origine) a Lisbona (Portogallo), suddivisi in 21 chilometri al giorno per 100 giorni, con una difficoltà in più: ogni numero tondo si celebra con lo stesso numero di km, quindi 30 chilometri il 30esimo giorno, 40 il 40esimo giorno e così via fino alla prova dei 90, superata di corsa qualche giorno fa.

Perché corre?
«Io non sono un runner: voglio solo dimostrare che, con la forza di volontà, si può fare tutto ed essere da ispirazione per gli altri. Voglio anche riscattare il ragazzino che sono stato, bullizzato dalla prima media e per tutte le superiori per la mia forma fisica. Ero sovrappeso e un insegnante mi chiamò, una volta, “polpetta”. Da allora sono diventato lo zimbello della scuola».

Non ha provato a parlarne coi professori?
«Non andavo neanche bene a scuola, ero timido e complessato. La mia reazione è stata chiudermi in me stesso. Sono stato bocciato due volte in seconda superiore all’Istituto Tecnico Informatico Fusinieri di Vicenza. Dopo la seconda bocciatura sono andato in una scuola privata, per poi tornare al Fusinieri in quinta superiore e diplomarmi. Avevo paura a tornarci, l’ansia di rivivere quello che avevo già vissuto mi logorava. Ma volevo superarla. Nell’estate tra la quarta e la quinta superiore ho deciso di dimagrire. Ho perso 30 chili. Ho ricominciato la scuola e quell’anno è andata bene».

La passione per la corsa nasce da lì?
«In realtà no. Ho iniziato a leggere libri sulla crescita personale. Per ispirarmi e ispirare gli altri ho pensato di cimentarmi in sfide che mi aiutassero a muovermi. Non sono un runner, ma voglio dimostrare che chiunque può affrontare quello che si prefissa. Basta solo la forza di volontà. Così due anni fa mi sono posto l’obiettivo di fare 100 mila passi in un giorno: sono partito da casa e sono arrivato a Sirmione. Non ero preparato atleticamente: la mia forza è stata la resistenza mentale».

Com’è giunto all’idea di 100 giorni di mezze maratone?
«Il 14 luglio ho corso la mia prima mezza maratona. Prima di allora avevo percorso al massimo 10 chilometri. Ho pensato: “se l’ho fatto oggi, perché non farlo per 69 giorni di fila?” All’inizio doveva essere di 69 giorni, poi ho deciso di arrivare alla cifra tonda ma, come vede, adesso l’ho allungata di altri giorni. Invece di fare 100 giorni, saranno 102. Ho spostato il gran finale a domenica 27 ottobre, in modo tale che tutte le persone che mi sostengono e mi seguono sui social, possano correre con me gli ultimi 3 km. L’appuntamento è tra le 17.30 e le 18 al Parco Querini di Vicenza. Non posso essere preciso, perché non ho mai corso 100 km prima d’ora e non so quanto ci metterò».

Come Forrest Gump?
«Sì, così dicono. Anche se preferisco ispirarmi a David Goggins, ex soldato, atleta e motivatore, o a Giorgio Trabaldo, imprenditore focalizzato nello sviluppo personale. Io sono cambiato in modo radicale. Se ho mantenuto il mio cambiamento e sto raggiungendo la versione della persona che voglio essere in futuro è grazie a chi mi ha ispirato. Spero di essere anch’io, nel mio piccolo, da ispirazione per chi mi segue».

Con oltre 18 mila follower, è sulla strada per diventare influencer…
«Non è questo il mio obiettivo. Proprio questo mese ho chiamato “Insanus” la community che mi scrive sui social. Dal latino “folle”, perché sarebbe la community di persone folli che non hanno paura di spingersi oltre, ma non solo per superare i limiti sportivi, anche per crescere nella salute, nel lavoro e nella vita».

La cosa più folle che ha fatto?
«Forse correre per 21 chilometri in ciabatte. Oppure fare una mezza maratona a Budapest, durante una trasferta di lavoro, a mezzanotte. Non sapevo dove andare, avevo paura di finire in zone sbagliate, così ho corso avanti e indietro sul Ponte delle Catene fino a coprire i 21 chilometri».

Qual è il suo sogno?
«Lavoro nel network marketing ma sto anche studiando imprenditoria aziendale, perché sogno di avviare una mia azienda. Vorrei comprare una pizzeria e chiamarla con il nome della pizzeria che avevano i miei nonni a Vicenza: Pizzeria California. E poi, perché no, aprire una catena. Io devo molto ai miei nonni: a nonno Catello, che non c’è più, e a nonna Violanda, che è sempre al mio fianco ed è fortissima. Non so co come avrei fatto senza di loro».

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