Start-up, la ricerca dà risposte a nuovi bisogni #finsubito prestito immediato

Dispositivi elettronici a basso consumo di energia, una soluzione terapeutica per i pazienti affetti da malattie infiammatorie croniche intestinali; i manipolatori robotici per la manutenzione dei satelliti in orbita; un energy storage che trasforma batterie e supercondensatori in dispositivi naturali.

Sono le idee premiate nella ventiduesima edizione del Premio nazionale per l’innovazione, la più prestigiosa business plan competition d’Italia, promossa dalla Rete italiana delle Università, Incubatori accademici e Start Cup regionali-PnICube, e organizzata quest’anno con l’Università di Roma Tor Vergata nell’ambito dell’Ecosistema regionale dell’innovazione Rome Technopole, con la main Sponsorship di Gruppo Iren, Gilead Sciences e Prysmian Group, e la main Partnership di Almaviva.
I quattro progetti sono stati scelti tra i 77 selezionati per la fase finale dopo 17 competizioni regionali (la Start Cup), attivate da 56 università ed enti di ricerca che aderiscono a PnICube. La giuria è composta da esponenti del mondo imprenditoriale, della ricerca e del venture capital. Le proposte sono state valutate sulla base di criteri come valore del contenuto tecnologico o di conoscenza, realizzabilità tecnica e potenzialità di sviluppo, adeguatezza delle competenze del team, attrattività per il mercato.

LA SCELTA

Il primo posto assoluto e il premio Life Sciences-Medtech va a Inflant, start-up che nasce dall’unione di due team di ricerca provenienti dagli atenei di Torino e Pisa (supportata dall’incubatore 2i3T di UniTo). Il progetto punta a rivoluzionare il trattamento delle malattie infiammatorie croniche dell’intestino, come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa. Il team ha studiato, dopo dieci anni di ricerca, una molecola che andrà a inibire selettivamente NLRP3, la proteina infiammatoria alla base delle malattie croniche. 
Il premio Ict va ad Almaviva, start-up nata in Lombardia. Qui alcuni ricercatori hanno studiato un modo per integrare Cpu e memoria nei dispositivi elettronici per favorire un basso consumo energetico. Il materiale utilizzato è compatibile con la tecnologia al silicio così da non stravolgere le linee produttive delle grandi industrie, realizzando al contempo chip più piccoli ed efficienti per affrontare l’insostenibilità energetica delle tecnologie digitali odierne.
Per arrivare, poi, nello spazio. La Deplotic supportata dal Politecnico di Torino, che si è assicurata il premio industrial (per l’innovazione nella produzione industriale), ha sviluppato Idra, un braccio robotico gonfiabile e dispiegabile. L’obiettivo? Permettere ai satelliti di medie e grandi dimensioni di effettuare le operazioni di auto-manutenzione ordinaria direttamente in orbita. E per risparmiare spazio (nello Spazio, peraltro) a bordo il braccio è costituito da link gonfiabili che durante il lancio si comprimono, per poi dispiegarsi quando sono in orbita. La tecnologia utilizza materiali avanzati come il Kevlar e il Vectran, noti per la resistenza a temperature estreme e per le ottime prestazioni meccaniche. 
Dalla Puglia arriva invece un’idea per migliorare la sostenibilità energetica: la B-Me vince il premio cleantech & energy. La start-up ha sviluppato il primo elettrodo bio-derivato e circolare a base di biopolimeri e carbonio nano-strutturato. È una rivoluzione perché l’elettrodo – come collettore di corrente – consente di ridurre le emissioni di CO2 fino al 90% rispetto all’uso dell’alluminio.
«I progetti presentati al PNI, non solo i finalisti, sono la testimonianza concreta di come talento, ricerca, imprenditorialità e sostenibilità, se adeguatamente sostenuti e valorizzati, possano convergere per dare risposta alle grandi sfide e ai bisogni di sostenibilità della società e del pianeta», ha commentato la presidente PNICube Paola M. A. Paniccia, delegata allo Sviluppo delle imprese, Start-up e Spin-off per l’Università di Roma Tor Vergata.