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Sace, in 2023 confermato trend positivo export macchinari per l’agricoltura italiani (+9,3%) – Vetrina Tv #finsubito prestito immediato


(Adnkronos) – Nell’ultimo decennio si è osservata una crescita delle esportazioni di macchinari Made in Italy per l’agricoltura, con una performance migliore rispetto a quella della meccanica nel suo complesso. Questo il dato che emerge dal focus di Sace ‘Macchinari agricoli: nuove frontiere di competitività’, la dinamica positiva si è confermata anche per il 2023 (+9,3%), grazie anche ad un’ottima performance dei Paesi Gate, tra cui Cina, Brasile, Emirati Arabi Uniti e Vietnam, che rappresentano il 10% dell’export del settore e dove lo scorso anno la crescita è stata di quasi il 47%. Nel dettaglio delle esportazioni, Francia, Stati Uniti e Germania si confermano mercati consolidati (domandano il 38,8% dei 6 miliardi di euro in beni esportati), con performance molto positiva nel 2023 per Parigi e Berlino, ma meno per Washington; negativi i dati finora disponibili per tutti e tre i Paesi tra gennaio e luglio del 2024. Ottima la dinamica delle vendite nei Paesi Gate, che rappresentano il 10% dell’export del settore: lo scorso anno la crescita è stata del 46,9% grazie ad alcuni Paesi in particolare che hanno riportato incrementi di oltre il 70% (Turchia e Cina). Nel focus si evidenzia inoltre un rilevante aumento delle nostre esportazioni in Brasile (+12% nel 2023) e nel Vicino Oriente, in particolare Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, la cui domanda di beni Made in Italy è raddoppiata e dove Sace ha messo in atto la prima operazione di finanza islamica. Rispetto al calo registrato (-13%) da tutto il settore nei primi 7 mesi dell’anno, i Paesi Gate hanno registrato una contrazione al di sotto del 3%, grazie in particolare alla dinamica di Cina e Brasile, ma anche Egitto e Marocco, che hanno più che raddoppiato la domanda. Le imprese italiane, ricorda il focus potranno beneficiare del supporto del Sistema Paese e delle grandi opportunità di crescita offerte dai Paesi Gate, tra cui Singapore e Vietnam, dove Sace ha garantito due finanziamenti: in favore di Olam Food Ingredients con la prima operazione di strategic import financing nel settore Food&Beverage (F&B) e primo samurai loan per sostenere da un lato la filiera della torrefazione in Italia, garantendo l’importazione di caffè crudo di qualità, e dall’altro nuove opportunità di export; in favore di Ttc Agris, con l’obiettivo di creare nuove opportunità di export Made in Italy in Vietnam per le imprese che operano nel settore Sugarcane e F&B. I prodotti italiani, ricorda Sace nel focus, sono stati domandati all’estero con crescente interesse negli anni e questo ha consentito all’Italia di ottenere una posizione di rilievo negli scambi internazionali. Roma è infatti il quarto esportatore mondiale di questa tipologia di prodotti, dopo Germania, Stati Uniti e Cina, con una quota del 7,4%.  La produzione di macchinari agricoli Made in Italy è diversificata e vede attive oltre 1.300 imprese, di cui il 40% sono piccole e medie. La capacità di produrre valore aggiunto dei lavoratori in questo settore è superiore a quella della dei macchinari in generale. Nel dettaglio, la produzione di macchinari agricoli Made in Italy è diversificata e vede attive circa 1.325 imprese, il 7,3% di quelle operanti nella meccanica strumentale, settore di riferimento per questi beni. Dal punto di vista della dimensione aziendale, si registra un’incidenza di microimprese, sul totale, relativamente contenuta se confrontata con quella complessiva del tessuto produttivo italiano (59,4% rispetto a 81%): è infatti presente una quota consistente di piccole e medie imprese (39,5% del totale). Molto positiva, prosegue il focus di Sace, la produttività del lavoro in questo settore, con dati che mostrano oltre 53 euro di valore aggiunto per ora lavorata rispetto ai 51,5 dei macchinari in generale, settore di punta del Made in Italy all’estero. Il peso delle esportazioni di macchinari agricoli per la silvicoltura e la zootecnica è diversificato a livello nazionale, sebbene si concentri in particolare nel Nord Italia. Nel 2023 l’Emilia-Romagna è stata la principale regione esportatrice, con un valore di merci esportate pari a oltre 2 miliardi, seguita da Veneto e Lombardia. Nel dettaglio, nel 2023 il valore delle merci esportate dall’Emilia-Romagna è stato pari a oltre 2 miliardi di euro (+47% rispetto all’anno precedente). Seguono il Veneto e la Lombardia: insieme, questi tre territori, vendono oltreconfine merci per un peso di circa il 77% sul totale. L’andamento negativo delle esportazioni del settore che si è registrato nella prima metà del 2024 è comune a tutte le principali regioni. Nonostante un calo delle vendite del 6,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, l’Emilia- Romagna si è tuttavia confermata come principale esportatore, con un peso del 34% sul totale. Si segnala la buona performance della Puglia (+34%), prima regione del Sud Italia per vendite di macchinari agricoli. Lo scenario geoeconomico e il cambiamento climatico hanno aperto nuove sfide per la filiera dell’agrifood, dove le imprese sono chiamate a adottare le nuove tecnologie e Ia in grado di rendere l’offerta italiana più competitiva, soprattutto in mercati altamente impattati. Garantire la gestione di modelli di consumo e di produzione sostenibili rientra tra i 17 Goal dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. In questo scenario, si legge nel documento realizzato da Sace, gli investimenti nell’internazionalizzazione, digitalizzazione e innovazione rappresentano per le imprese le leve prioritarie per potersi affermare e crescere in modo sostenibile nel mercato domestico e internazionale. Le sfide geo-economiche e climatiche che hanno colpito il settore agroalimentare negli ultimi anni, in particolare, hanno evidenziato la necessità per gli attori della filiera di dotarsi di tecnologie digitali all’avanguardia e basate sull’Ai, in grado di rendere l’offerta italiana più produttiva, sostenibile e competitiva, soprattutto in mercati altamente impattati. Sace offre tutte le garanzie necessarie per investire nell’innovazione e nella sostenibilità. In accordo con i risultati di una ricerca dell’Osservatorio Smart Agrifood, il 72% delle imprese agricole utilizza almeno una soluzione 4.0, beneficiando di nuovi sistemi di monitoraggio e controllo di mezzi e attrezzature e macchinari connessi.Inserire qui il sottotitoloI continui processi di trasformazione che coinvolgono oggi il settore delle macchine e attrezzature agricole, spiega ancora il focus, vantano recenti sviluppi: sensori e trattori intelligenti per l’ottimizzazione della semina, irrigazione e fertilizzazione, tramite l’adattamento di questi processi alle esigenze di sezioni specifiche di coltivazione. Si tratta di un approccio che consente di applicare la giusta quantità di risorse al momento e al luogo migliore, aumentando i rendimenti delle colture e riducendo lo spreco di risorse e la siccità. Sistemi di comunicazione per l’aumento della produttività e la sostenibilità delle operazioni in campo. In questo scenario, illustra Sace, si segnalano in particolare la telemetria, tramite la quale i macchinari possono inviare messaggi a distanza ad altri mezzi operanti in aree differenti o ai device degli imprenditori agricoli, dei rivenditori, dei costruttori, e il Protocollo di comunicazione Isobus, basato sullo standard ISO 11783. Nato da un accordo tra i principali produttori di macchine e attrezzature agricole, quest’ultimo si pone l’obiettivo di gestire e standardizzare la comunicazione tra diversi macchinari, indipendentemente dal produttore, consentendo lo scambio di dati e informazioni con un linguaggio universale tramite un’unica console di comando integrata nella cabina del trattore.Considerando anche che The World Economic Forum ha pubblicato nel 2023 il The Future of Jobs Report in cui segnalava l”operatore di macchinari agricoli’ come uno dei 10 lavori più in crescita nei prossimi 5 anni. Una figura, afferma quindi Sace nel focus, su cui è importante investire. —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)



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