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Corruzione e turbativa d’asta, Regione Puglia e Comune di Bari chiedono i danni a Pisicchio #finsubito richiedi mutuo fino 100%


Si è svolta oggi nel tribunale di Bari l’udienza del processo a carico di Alfonsino Pisicchio, del fratello Enzo e di altri 12 imputati accusati a vario titolo di corruzione, turbativa d’asta, truffa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ed emissione di fatture false.

Davanti al gup di Bari, Nicola Bonante, è arrivata la richiesta di costituzione a parte civile della Regione Puglia e del Comune di Bari. L’udienza è stata aggiornata al 4 febbraio 2025.

Il Comune, che si è costituito nei confronti dei due Pisicchio, dell’ex responsabile unico del procedimento Francesco Catanese e dell’imprenditore Giovanni Riefoli, chiederà oltre un milione di euro tra danni d’immagine e patrimoniali. La Regione si è costituita nei confronti di Alfonsino Pisicchio e di alcuni altri imputati, ma non del fratello Enzo. Ad Alfonsino Pisicchio sarà chiesto un risarcimento dei danni non patrimoniali di 50mila euro.

Le accuse per Alfonsino Pisiscchio – che risponde di corruzione e turbata libertà degli incanti – riguardano il periodo in cui era assessore della giunta Emiliano, quando avrebbe utilizzato «la sua influenza politica e le sue relazioni – come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – tramite suo fratello Enzo, per una gestione clientelare del suo ruolo, con favoritismi per ottenere ritorni in termini di consenso elettorale, mediante assunzioni nelle imprese favorite o avvantaggiate di persone che assicurano il voto e che avevano militato anche nel suo partito».

Enzo Pisicchio, invece, avrebbe agito «quale esecutore delle direttive» del fratello «e quale schermo per impedire di risalire al ruolo e al contributo di Alfonsino».

Dalle indagini è emersa la turbativa di una gara d’appalto bandita dal Comune di Bari per l’affidamento delle attività di supporto per la gestione e riscossione dei tributi, aggiudicata nel settembre del 2019, con importo a base d’asta di circa 5,5 milioni.

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Il rup, Francesco Catanese, secondo l’accusa avrebbe confezionato il bando ad arte per un imprenditore ottenendo in cambio l’assunzione della moglie. Inoltre, un componente della commissione di gara avrebbe ottenuto la stessa promessa di assunzione per il figlio con l’intermediazione dei fratelli Pisicchio a loro volta destinatari di denaro, assunzioni, promesse di assunzioni ed il finanziamento illecito al partito “Iniziativa democratica” da parte dell’imprenditore cui avevano fornito informazioni riservate.



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