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Tra Diplomazia, Scandali e Instabilità Politica nel Cuore del Mondo #finsubito richiedi mutuo fino 100%


PARIGI, OCCASIONE DIPLOMATICA A NOTRE-DAME

 

Proprio ieri quella che doveva essere ufficialmente la cerimonia di riapertura della cattedrale Notre-Dame di Parigi a seguito dei lavori di restauro effettuati dopo l’incendio del 2019 ha fatto da occasione per i leader occidentali di discutere sugli sviluppi politici rispetto alla guerra in Ucraina e al Medio Oriente. La scena è stata infatti dominata dalla presenza del padrone di casa, il presidente Macron, e da quella del neo nonché rieletto presidente americano Trump. Presenza, quella dell’americano, alquanto appariscente, dal momento che si è presentato dinnanzi alla stampa internazionale indossando una cravatta con i colori dell’Ucraina: l’espressione del tycoon era corrucciata ma le parole e i gesti erano quelli di chi vuole comunicare un nuovo rapporto con un paese chiave dell’Unione europea con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. A quest’ultimo gli Stati Uniti hanno chiesto di abbassare l’età di leva ma hanno in sostanza confermato l’appoggio militare comunque in cerca di una soluzione di pace da un punto di forza. Centrale per Washington rimane però il problema cinese: nonostante infatti la guerra in Europa sia ormai da congelare attraverso un cessate il fuoco di cui russi e americani vorranno iniziare a discutere concretamente a partire dall’anno prossimo, Washington ha voluto ricordare ieri attraverso la presenza alla cerimonia parigina di Donald Trump che le decisioni che verranno prese in futuro saranno determinate comunque dalla visione che vorrà impartire all’interno dell’Alleanza atlantica l’America stessa. L’aspetto meramente politico che ha preso forma nell’occasione sopra ricordata va letta pertanto come momento in cui i leader politici europei hanno voluto accreditarsi alla presenza di quella che sarà a breve la nuova composizione della Casa Bianca.

 

COREA DEL SUD, PRESIDENTE RISCHIA IMPEACHMENT

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Il presidente della Corea del Sud Yoon Suk-yeol è al centro di una grave crisi politica e istituzionale. Nel giro di sei ore, l’impopolare capo di Stato ha dichiarato e poi revocato l’attivazione della legge marziale, scatenando proteste e accuse di abuso di potere. In un discorso serale alla nazione, Yoon ha motivato la decisione di imporre l’estrema normativa “per proteggere una Corea del Sud libera dalle minacce delle forze comuniste della Corea del Nord e per eliminare gli elementi anti-statali”. Secondo il traballante leader, l’opposizione starebbe approfittando dei numeri in parlamento per mettere sotto accusa i membri del governo, bloccare leggi essenziali e ostacolare le proposte di bilancio dell’esecutivo. Le accuse di corruzione rivolte alla first lady potrebbero aver condizionato la grave scelta del presidente ed ex procuratore generale. Molti cittadini increduli si sono riversati per le strade della capitale Seoul per bloccare i mezzi militari dispiegati e forzare i soldati a rientrare nelle proprie basi. La misura presidenziale è stata poi annullata dal Gukhoe (parlamento monocamerale) con votazione unanime. Yoon sarà presto sottoposto a un processo di impeachment (messa in stato di accusa) per la sua rimozione dalla più alta carica di Stato.

 

FRANCIA, FINE GOVERNO BARNIER

 

Dopo soli tre mesi di attività è caduto il governo presieduto da Michel Barnier, a seguito di una mozione di sfiducia presentata congiuntamente dalla destra di Marine LePen e dai socialisti di Melenchon: Macron ha quindi raccolto le dimissioni del suo terzo premier nel giro di un anno, annunciando che non intende dimettersi e che nominerà un nuovo primo ministro nei prossimi giorni. La crisi di governo in Francia rischia quindi di passare da piano istituzionale vero e proprio a quello più profondamente sistemico, situazione che fino ad ora il paese d’oltralpe è riuscito ad evitare grazie ai poteri che la costituzione repubblicana nata per volontà di De Gaulle affida al presidente, vero garante dell’intero sistema. L’esecutivo è capitolato proprio su quella legge di bilancio che Macron temeva potesse essere fatale al precedente governo, una delle ragioni che lo avevano spinto a sciogliere l’Assemblea nazionale l’estate scorsa. Approfondimento della crisi istituzionale che ha precipitato la Francia nell’ignoto. Sei mesi dopo, per la prima volta in 45 anni, il paese arriverà a fine anno senza un bilancio per l’anno successivo e dovrà approvare una legge speciale per garantire la continuità delle attività dello Stato. Negli sviluppi che da ora porteranno a un nuovo governo peserà certamente la posizione di Marine Le Pen, vero personaggio politico che, in misura pure maggiore rispetto alla sinistra socialista del fronte popolare, ha fatto valere i suoi voti nella tornata elettorale di luglio per quanto riguarda la nomia dello stesso Bernier: metodo quindi utilizzato per colpire direttamente il presidente Macron e ottenere ancora più concessioni nel futuro esecutivo. Si tratta pertanto della crisi politica e sociale francese che ora si riflette definitivamente sullo scenario istituzionale e formale e che di conseguenza segna una netta diminuzione dell’influenza della Francia in ambito comunitario, mostrando le faglie interne non solo al paese stesso ma anche al celebre “motore franco-tedesco”: ne è infatti clamorosa testimonianza il viaggio a sorpresa di Ursula von der Leyen in Uruguay per concludere, dopo 25 anni di negoziati, il trattato di libero scambio Ue-Mercosur. Storicamente osteggiato da Parigi per via della concorrenza cui i prodotti agricoli sudamericani esporrebbero il mercato transalpino, l’accordo minaccia di far esplodere la collera degli agricoltori francesi.



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