Caserta, frodi sui crediti fiscali: nel mirino 800 società #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –

Sono una trentina i residenti in provincia di Caserta titolari di ditte individuali o amministratori di società coinvolti in una gigantesca inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli Nord, guidata dalla procuratrice capo Maria Antonietta Troncone, che ha accertato un sistema fraudolento basato sulla trasmissione di false attestazioni per ottenere crediti fiscali nell’ambito dei sostegni alle imprese.

Si sono concluse le ultime notifiche del provvedimento scattato a giugno in cui sono coinvolte circa 600 persone, per ben oltre la metà residenti anche nelle province di Napoli, Salerno, Avellino e Benevento e il restante in diversi Comuni sparsi in tutta Italia.

I militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Napoli eseguirono peraltro anche un decreto di sequestro preventivo firmato dal gip Daniele Grunieri del Palazzo di Giustizia – con sede nel Castello Aragonese di Aversa – per un valore complessivo di oltre 117 milioni di euro, riconducibili a ben 800 società.

L’inchiesta ha riguardato le agevolazioni introdotte dal regime cosiddetto “Super Ace”, una misura pensata per favorire la patrimonializzazione delle imprese italiane attraverso un credito cedibile a terzi. Il sistema, rafforzato dal Decreto “Sostegni bis” con un tasso di remunerazione elevato al 15 per cento, è stato però sfruttato da numerose aziende per ottenere indebitamente fondi pubblici.

Le indagini, avviate dalla Procura competente per territorio (i reati sono stati commessi tutti nell’hinterland napoletano) e supportate da approfondimenti sui bilanci aziendali e i moduli inviati all’Agenzia delle Entrate, hanno svelato un quadro inquietante: molte società avevano dichiarato falsi aumenti di capitale per accedere al beneficio fiscale.

In alcuni casi, i dati forniti erano antecedenti alla stessa data di inizio dell’attività dell’impresa. Il fenomeno ha coinvolto prevalentemente crediti di importo inferiore ai 150.000 euro (quasi sempre 149 mila euro), una soglia che consente procedure semplificate rispetto a quelle previste dal Codice antimafia per somme più elevate. Questi crediti venivano poi ceduti, alimentando un “mercato nero” che ha aggravato ulteriormente i danni per le casse dello Stato. L’operazione, condotta dal Gruppo della Guardia di Finanza di Frattamaggiore, aveva portato alla ricostruzione di 800 posizioni irregolari, riconducibili in gran parte a imprese situate in Campania. Oltre la metà delle persone coinvolte sono residenti in Campania.

Le accuse principali sono di truffa aggravata ai danni dello Stato, con l’aggravante dell’utilizzo di dati falsi per ottenere vantaggi economici. I sequestri hanno colpito non solo i crediti delle società originarie, ma anche quelli già ceduti a terzi, per interrompere la catena di cessioni e garantire la tutela delle risorse pubbliche. La frode sui crediti “Super Ace” si inserisce in un quadro più ampio di illeciti legati alle agevolazioni fiscali. Dal 2022, la Procura di Napoli Nord, con la Guardia di Finanza, ha sequestrato crediti fittizi per un totale di 1,6 miliardi di euro, relativi a truffe nel settore delle ristrutturazioni edilizie e dei bonus fiscali.

Gli indagati del Casertano sono Nicola D’Andrea, Antonio Cervo, Rosa Bernardo, Alfonso Diana, Antonio Bianco, Vincenzo De Cristofaro, Carolina Gagliardi, Salvatore Liguori, Fabio Benincasa, Ulderico Pontillo, Antonio Iorio, Anna Maria Carnevale, Salvatore Diana, Nicola Manieri, Antonia Maria Cioffi, Vincenzo Saudino, Remo Puoti, Giuseppe Puoti, Marco Pellegrino, Pasquale Cecoro, Domenico Scarano, Marianna D’Addio, Tommaso Pagani, Caterina Di Giovanni, Andrea Affinita, Salvatore Conte, Dionigi Catena e Michele Nisita, tutti innocenti, ovviamente, fino a sentenza definitiva.