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Le manovre iraniane e il rischio terrorismo se dovesse crollare il governo di Assad

Il possibile invio di un numero significativo di forze dall’Iran in Siria a sostegno di Bashar al-Assad, la situazione nel territorio siriano al confine con Israele e il dispiegamento di forze iraniane con il ‘pretesto’ della battaglia ai gruppi armati protagonisti dell’offensiva degli ultimi giorni nel Paese arabo. Ma anche la possibilità che Teheran sfrutti la sua presenza militare in Siria per far arrivare armi e munizioni in Libano e riarmare gli Hezbollah. Sono i principali timori nelle stanze del potere di Israele, scrive il giornale israeliano Haaretz, mentre Israele – con la tregua in vigore da cinque giorni con Hezbollah, decimato da settimane di operazioni militari – segue con particolare attenzione gli sviluppi in Siria. Evoluzioni che, come effetto parallelo, potrebbero contribuire a consolidare la tregua nel vicino Libano.

Assad accusa: “Escalation terroristica”

Assad, che ha avuto un colloquio telefonico con il presidente iraniano Masoud Pezeshkian, parla di “escalation terroristica” per mano di Hayat Tahrir al-Sham e fazioni armate alleate e ripete “la determinazione della Siria e del suo esercito nel contrasto al terrorismo”. Non vengono mai risparmiate accuse a Stati Uniti e Occidente. Domenica a Damasco c’era, Abbas Araghchi, il capo della diplomazia di Teheran, alleata di Assad e sostenitrice di Hezbollah. Ha ammesso, stando alle dichiarazioni riportate dall’agenzia ufficiale iraniana Irna, che la situazione in Siria è “difficile”.

Milizie dall’Iran in Siria

Secondo una fonte israeliana citata dal giornale, “l’Iran ha già iniziato a inviare forze in Siria nel tentativo di aiutare Assad e soffocare la rivolta”. E “varie forme” di assistenza ha assicurato Araghchi al leader siriano, stando alla tv satellitare al-Arabiya. Ieri, riporta l’agenzia iraniana Mehr, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmaeil Baghaei, ha affermato che la presenza di consiglieri militari iraniani in Siria “non è una novità” e che resteranno nel Paese arabo secondo le richieste di Damasco. Intanto il Jerusalem Post rilancia notizie di fonti militari siriane secondo cui milizie sostenute dall’Iran sono entrate nella notte in Siria dall’Iraq per sostenere nel nord del Paese arabo le forze fedeli ad Assad.

Lo spettro di al Qaeda

Domenica il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha avuto una seconda riunione sugli sviluppi in Siria per fare il punto sugli scenari possibili che – scrive il giornale – potrebbero riguardare la sicurezza di Israele e per formulare una risposta. Uno degli scenari che preoccupa Israele è che un eventuale ‘fallimento’ di Assad possa portare “organizzazioni terroristiche internazionali, basate sull’infrastruttura di organizzazioni come Al-Qaeda, a prendere il controllo del territorio siriano vicino al confine con Israele”, scrive ancora Haaretz.

Così, dice la fonte del giornale, “dobbiamo essere pronti a tutte le possibilità, anche il crollo del regime di Assad e il rischio che le organizzazioni terroristiche costituiscano una nuova minaccia per Israele”.

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Ma al contempo Israele ritiene anche che la situazione in Siria possa aumentare le possibilità di successo della tregua con Hezbollah. Perché, spiega una fonte diplomatica a Haaretz, “Hezbollah ha rivolto l’attenzione alla Siria e abbiamo già riscontrato un numero minore di violazioni del cessate il fuoco da parte dell’organizzazione e l’area è più tranquilla”. Da parte libanese, invece, stamani le Forze Armate hanno denunciato il ferimento di un loro soldato in un raid di un drone attribuito a Israele. E il ministero della Salute l’uccisione di una persona in un’operazione analoga nel sud.

Intanto in Siria “molta dell’infrastruttura iraniana e di Hezbollah è finita negli ultimi giorni in mano ai ribelli”, dicono a Haaretz. Damasco aveva fatto molto affidamento su Hezbollah per riconquistare aree di territorio siriano all’epoca della guerra esplosa nel 2011 dopo la repressione di proteste antigovernative nei giorni delle cosiddette Primavere Arabe. Ma ora il Partito di Dio, orfano del suo storico leader Hasan Nasrallah, è decimato dal conflitto con Israele. Mentre l’altro grande alleato di Damasco, la Russia, porta avanti da oltre mille giorni la sua “operazione militare speciale” in Ucraina, lanciata con l’invasione del febbraio di due anni fa.

Armi dall’Iran alla Siria?

Domenica, secondo il Times of Israel, i jet israeliani hanno intercettato nei cieli della Siria un aereo iraniano sospettato trasportare un carico di armi per Hezbollah in Libano e gli hanno imposto di invertire la rotta. Per l’Iran, tra l’altro colpito da anni e anni di sanzioni, e per la sua strategia di deterrenza, sintetizza il Jerusalem Post, la Siria – da dove spesso da anni vengono denunciati raid attribuiti a Israele – è un “ponte cruciale” verso Hezbollah in Libano, rappresenta “un accesso ai confini israeliani” e Assad deve restare al potere o l’influenza della Repubblica Islamica risulterebbe ferita in modo critico alla periferia di Israele.

Nelle prossime settimane, scriveva sabato il Washington Post, il conflitto tra Israele e Hezbollah, e l’Iran, potrebbe spostarsi in parte in Siria.



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