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Extra alberghiero e self check-in, associazioni concordi: “Sicurezza prima di tutto”. Ma c’è anche chi guarda con favore alla tecnologia e a consentire eccezioni #finsubito finanziamenti e gestione bed & breakfast


La circolare con cui il ministero dell’Interno ha ribadito il divieto della pratica del self check-in nelle strutture ricettive ha fatto sorgere tanti interrogativi tra i titolari e i gestori delle numerose strutture extra alberghiere presenti alla Spezia e sul territorio provinciale. Dopo anni in cui di fatto è stata consentita una gestione da remoto di appartamenti, affittacamere e bed and breakfast, con le procedure di accoglienza e accettazione dei documenti di identità svolte attraverso le piattaforme  di prenotazione e Whatsapp e la consegna delle chiavi delegata alla combinazione numerica della serratura delle keybox affisse accanto a portoni e citofoni, il governo un paio di settimane fa ha deciso di dare un giro di vite e di far rispettare le norme anti-terrorismo in vista del Giubileo del 2025. Tra le festività natalizie del 2024 e tutto il prossimo anno, infatti, sono attesi milioni e milioni di turisti e molti di loro punteranno a raggiungere Roma e la Basilica di San Pietro, destinazioni particolarmente sensibili sotto il profilo di possibili attentati. Il richiamo alla norma, però, giunge anche a breve distanza dalle prese di posizione contro quel sottobosco dell’accoglienza extra alberghiera privata che per oltre un decennio ha proliferato sul filo del rispetto di leggi che nessuno si era mai preso la briga di far rispettare.

Non ha fatto eccezione la provincia spezzina, dove attualmente sono attivi oltre 1.600 strutture extra alberghiere (tra bed and breakfast, affittacamere e case vacanze) alle quali si vanno ad aggiungere circa 6.500 appartamenti a uso turistico. Numeri che portano il comparto extra alberghiero a essere numericamente equivalente all’87 per cento delle strutture presenti sul territorio provinciale e a rappresentare circa il 70 per cento dei posti letto. E’ evidente, quindi, quanto la decisione del governo di raddrizzare la barra del timore possa incidere sul futuro a breve e lungo termine per centinaia e centinaia di titolari e gestori spezzini.

“Le nuove disposizioni stabilite dalla circolare del Viminale non sono state concordate con le associazioni di categoria – spiega a CDS Valentina Figoli, coordinatrice di Cna Turismo – anche perché in prima battuta sono stabilite per questioni di sicurezza, in vista delle celebrazioni del Giubileo, che secondo le stime porterà in Italia 30-35 milioni di turisti. Sarà necessario per tante attività turistiche organizzarsi di conseguenza e, in questo senso, attendiamo ulteriori indicazioni e dettagli. Chi svolge servizi di accoglienza e alloggio turistico a livello imprenditoriale nel suo interesse già realizza con attenzione la registrazione dei propri ospiti”.
Una distinzione doverosa, quella tra gli imprenditori e i privati, che le associazioni di categoria rivendicano da tempo, come confermano anche gli altri rappresentanti del settore turistico extra alberghiero.

“Il contenuto della circolare ribadisce quanto era già previsto – aggiunge Antonella Simone, referente di Confartigianato Turismo – e tra le strutture imprenditoriali la verifica dei documenti è quasi sempre avvenuta di persona. In altri casi, invece, si è ricorso quasi esclusivamente al self check-in e alle keybox, senza, peraltro, la possibilità di verificare effettivamente quante persone entrassero all’interno dell’appartamento. Sono convinta che gli imprenditori si adegueranno, ma anche che ci sarà chi cercherà di percorrere altre strade. Nelle grandi città è già partita da qualche tempo l’eliminazione mirata delle keybox. Capisco che questo potrà essere un disagio per quelle realtà o agenzie che gestiscono più appartamenti e per quelle occasioni in cui gli ospiti sono in ritardo, ma si cercheranno soluzioni alternative, anche perché si tratta di una questione di maggior sicurezza, che va a vantaggio di tutti. Non lo dico a cuor leggero, perché ci saranno tensioni e malcontenti, soprattutto nella prima fase, quando ci saranno maggiori controlli, ma, ripeto, parliamo della sicurezza di tutti”.

E’ concorde sul tema di fondo anche Eugenio Bordoni, presidente di Aigo Confesercenti, sebbene con un punto di vista un po’ diverso. “La sicurezza non può che essere una finalità condivisibile – dichiara Bordoni – ma si potrebbero utilizzare metodi di riconoscimento online già adottati altrove, soprattutto per andare incontro al comparto dell’extra alberghiero, che è quello che dal contenuto di questa circolare ministeriale riceve l’impatto maggiore. Come associazione riteniamo non si debba imporre il semplice divieto del self check-in, ma si debba ragionare su strumenti digitali per sopperire a questo provvedimento per andare incontro a tutti coloro che non hanno una reception, andando al di là dei soli controlli delegati ai Comuni”.

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Sulla stessa lunghezza d’onda Riccardo Vernazzani, presidente provinciale del settore Extra alberghiero di Confcommercio: “Stante il fatto che la legge vieta da sempre il self check-in, bisogna rilevare che l’Italia è l’unico Paese con regole tanto stringenti e che si potrebbe ragionare sul ricorso alla tecnologia. Non intendo che si debba abolire il check-in di persona, che anzi è indice di professionalità e accoglienza, ma, e parlo a nome degli imprenditori che operano con specifica partita Iva nel settore, se c’è un aereo in ritardo a volte può essere comodo poter utilizzare strumenti differenti. Anche per andare incontro al cliente: tra lasciarlo una notte in mezzo alla strada e il self check-in non penso sia difficile scegliere. Il ricorso dovrebbe avvenire in casi eccezionali, senza abusarne, imponendo magari l’obbligo di verificare di persona i documenti entro un certo numero di ore. Approfitto dell’occasione per far notare che chi opera nell’extra alberghiero è diventato capro espiatorio per l’assenza di case in affitto, senza considerare che abbiamo una normativa non adeguata e che manca la tutela dell’affittuario. Gli imprenditori di questo settore si sono ritrovati col mirino puntato addosso, e non è piacevole, anche perché pagano le tasse del caso, le commissioni alle piattaforme e canoni televisivi e tariffe rifiuti quadruplicate rispetto agli altri”.





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