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Alloggi in affitto dopo il recupero con il “Patto per la casa”, iniziano le consegne. In mezzo al degrado #finsubito richiedi mutuo fino 100%


Prendono il via da questo mese di dicembre le prime assegnazioni dei 65 alloggi situati in via Repubblica di Montefiorino 25/29 presi in locazione dall’Amministrazione comunale e fatti confluire nel programma regionale “Patto per la casa” cui il Comune ha aderito. Il settore sta convocando gli assegnatari definiti tramite avviso pubblico per la visita agli appartamenti in modo da poter procedere alla stipula dei contratti di locazione.

Nel grande immobile sono stati svolti e sono ancora in corso lavori di ristrutturazione, in particolare agli impianti e ai garage. Purtroppo però, il contesto nel quale andranno ad abitare i nuovi inquilini del palazzone – spopolatosi nell’ultimo decennio – non è particolarmente rassicurante. Seppur le occupazioni abusive dei garage interrati diano cessate dopo l’intervento della proprietà, l’area intorno alle case resta costellata di segnali di degrado, tra diversi veicoli abbandonati, sporcizia e qualche garage a livello strada che ancora oggi sono aperti e utilizzati non si sa bene da chi.

In attesa che queste situazioni vengano sanate, nella seduta di ieri il Consiglio comunale ha dato il via libera alla delibera illustrata dall’assessora alle Politiche abitative e Piano per la Casa Francesca Maletti, che prevede l’adesione al programma attraverso l’approvazione del Regolamento attuativo locale, già condiviso con le associazioni dei proprietari e degli inquilini operanti nel territorio comunale, che disciplina le condizioni generali e le modalità per l’attuazione locale del programma. Si sono espressi a favore Pd, Avs, Pri-Azione-Sl, Spazio democratico, Modena Civica, Modena per Modena; astenuti Fratelli d’Italia, Lega Modena, Forza Italia e Modena in ascolto.

La riqualificazione e la convenzione

Gli alloggi oggetto della convenzione con il fondo immobiliare Scoiattolo di proprietà Torre Sgr spa, opportunamente ristrutturati e adeguati a cura del privato, sono complessivamente 80, di cui i 65 destinati alla gestione Patto per la casa sono stati assegnati tramite Avviso pubblico negli scorsi mesi (gli altri 15 saranno a gestione diretta tramite Agenzia casa). Requisiti per partecipare, oltre alla residenza o lavoro sul territorio comunale, erano non essere titolari di diritti di proprietà o di godimento di unità immobiliare a uso residenziale poste sul territorio provinciale e un Isee ordinario riferito al nucleo familiare compreso tra i 9.360 e i 35 mila euro.

Con l’adesione al patto, il Comune potrà richiedere e ottenere i contributi previsti per la gestione degli immobili, a sostegno di eventuali morosità relative a spese condominiali e canoni o altro (viene anticipata la somma di 150 mila euro).

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Le garanzie del Patto per la casa sono quelle già previste per il servizio di Agenzia casa: il puntuale pagamento del canone di locazione, il rimborso del 50 per cento delle spese di registrazione del contratto, la restituzione dell’immobile allo scadere del contratto quando il proprietario desidera rientrare in possesso dell’alloggio, la riconsegna dell’immobile nello stato originario (salvo la normale vetustà), una tariffa Imu agevolata e la gestione dei subconduttori, la redazione della concessione, l’emissione di bollettini, l’educazione all’abitare, la mediazione dei conflitti, azioni di rilascio dell’alloggio nei confronti dell’inquilino per morosità o cattiva conduzione. Per quanto non definito dal Patto per la casa si applicheranno le regole di Agenzia casa.

In particolare, i finanziamenti regionali si articolano in contributi di diversa natura: contributi a beneficio degli inquilini a fondo perduto in quota affitto, con una riduzione del canone fino a un’incidenza sul reddito familiare del 15 o 20% in base ai valori Isee con massimali di 1.500 e 2 mila annui per un periodo di 5 anni (per i due successivi ridotto del 50%); contributi a beneficio dei proprietari per tutta la durata del contratto (6 mila euro ad alloggio come Fondo per attività tecnico-amministrative e interventi manutentivi; altri 6 mila euro ad alloggio come Fondo di garanzia per dolo, morosità e spese legali); contributi ad Agenzia 2.0 per il servizio di gestione, educazione all’abitare e per i costi di attivazione alla stipula dei primo contratto.

Gli alloggi di via Repubblica di Montefiorino confluiti nel Patto per la casa sono 8 bilocali con angolo cottura e 24 bilocali con cucina separata tra i 33 e i 48 metri quadrati a canone mensile massimo di 440 euro; 32 trilocali fino a 79 mq con canone massimo pari a 543 euro; 16 quadrilocali fino a 113 mq con canone massimo mensile di 640 euro; a cui va aggiunta una quota di spese condominiali. I canoni massimi, che prendono a riferimento il valore degli Accordi territoriali, saranno però decurtati dai contributi a fondo perduto del Patto per la Casa regionale calcolati sull’incidenza canone-reddito familiare; i singoli affitti risulteranno quindi personalizzati.

Il destino del palazzo “gemello”

Ancora incerto invece il futuro dell’edificio collocato accanto a quello destinato agli affitti agevolati. Il condominio ai civici 35/39 afferente alla stessa proprietà versa infatti nelle stesse condizioni, se non peggio. All’interno dello stabile sono rimasti pochissimi inquilini, che occupano una mezza dozzina di appartamenti. Questi avrebbero ricevuto un avviso di sfratto, segno dell’intenzione della proprietà di intervenire in modo molto incisivo sulla situazione.

Questo immobile è quello che ha subito i danni peggiori e che ha vissuto una situazione di occupazione abusiva dei seminterrati, conclusasi con lo sgombero nella primavera dello scorso anno e con la chiusura di tutti gli accessi. Ora la situazione è tonata alla normalità e non si sono più verificati accessi abusivi, ma tutto intorno si percepisce ancora il degrado, acuito da una serie di veicoli abbandonati e colmi di rifiuti e dalle tracce dei bivacchi nell’area retrostante il palazzo.

Il dibattito in Consiglio Comunale

Il dibattito che ha preceduto l’approvazione è stato aperto da Dario Franco (Fratelli d’Italia) per il quale il Patto per la casa presenta alcuni “aspetti problematici, a partire da una finestra Isee che può non corrispondere alla reale situazione finanziaria delle famiglie. Da questo punto di vista, favorire l’incontro diretto tra domanda e offerta potrebbe aiutare ad arrivare a una giusta fotografia della situazione familiare. Il regolamento, inoltre, prevede – ha proseguito – che possano accedere anche persone non italiane con permesso di soggiorno di almeno un anno: chiediamo che il permesso abbia almeno la durata del contratto di affitto”. Infine, il consigliere ha auspicato che all’Agenzia casa possano accedere anche “i privati in possesso delle competenze necessarie per fare in modo che l’Agenzia stessa possa diventare una risposta seria ai bisogni delle famiglie”. Il capogruppo Luca Negrini ha ulteriormente specificato che la soglia massima di 35 mila euro di Isee prevista per l’accesso “è in realtà troppo bassa perché ci sono famiglie con Isee magari più alti ma che hanno comunque difficoltà, per la loro conformazione, ad arrivare a fine mese. Chiederemo alla Regione – ha aggiunto – di rivedere alcuni parametri, tra i quali anche quello del requisito di almeno un anno di permesso di soggiorno per le persone straniere, che devono poter avere accesso all’affitto ma chiediamo una durata più lunga per il permesso di soggiorno”. In dichiarazione di voto, Elisa Rossini ha ripreso il tema del permesso di soggiorno per precisare che “la richiesta che abbia almeno la stessa durata del contratto di locazione è funzionale a evitare di avere persone che occupano l’alloggio anche se hanno il permesso scaduto”. La consigliera, quindi, ha annunciato il voto di astensione e l’impegno a lavorare in Regione “affinché lo strumento diventi più efficiente e funzioni nel migliore dei modi”.

Per il Pd, Alberto Bignardi ha affermato che il Patto per la casa rappresenta una “risposta strategica alle crescenti difficoltà abitative che colpiscono fasce sempre più ampie della popolazione” sottolineando come la richiesta di alloggi a canone calmierato sia in aumento: “L’amministrazione ha fatto molto, ma la sfida è grande e ancora aperta e impone di ampliare ulteriormente l’offerta, collaborando con nuovi attori privati e sfruttando al meglio i fondi regionali”. Diego Lenzini ha osservato che Modena è una città attrattiva e questo complica l’accessibilità alla casa. “I bisogni dei cittadini sono diversi ed è compito della politica dare risposte puntuali a tutte le esigenze. Questo fa il Comune: crea connessioni, genera domande, fornisce risposte”. Sul permesso di soggiorno, il capogruppo ha affermato che “il permesso serve per avere una casa, che serve per rinnovare il permesso e poter avere un lavoro senza finire nella clandestinità” e sull’Isee “che il parametro è nelle disponibilità del Governo che potrebbe correggerlo”.

Per Giovanni Bertoldi (Lega Modena) il Patto per la casa è “una delle possibili soluzioni per quell’area grigia composta da persone che ha un reddito medio-basso e che non riesce a trovare casa a un prezzo accettabile”. Secondo il consigliere, dunque, il Patto ottiene il doppio risultato di contenere i costi di locazione per gli inquilini e di garantire i proprietari “che mettono al servizio della comunità un immobile da affittare. Rimangano però dubbi – ha proseguito – sui criteri di assegnazione che dovrebbero dare la precedenza alle categorie più deboli, come famiglie con figli o anziani”.

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Andrea Mazzi (Modena in ascolto) ha affermato che “è giusto cogliere l’opportunità offerta dalla Regione” ma ci sono alcune criticità, tra le quali “il fatto che, tra le modalità proposte dalla regolamento il Comune di Modena abbia scelto quello più dirigista: c’è, infatti, una vicinanza eccessiva tra l’aspetto politico e quello sociale e sarebbe, dunque, più trasparente affidare la gestione a un soggetto diverso”. Anche secondo il consigliere Mazzi, “sarebbe opportuno rivedere la soglia massima dell’Isee, perché sappiamo che la casa è un problema soprattutto per le famiglie più numerose e l’Isee non dà la giusta rilevanza alla presenza dei figli. Ultimo tema – ha concluso – è riflettere su come far crescere il patrimonio di case popolari da mettere a disposizione”.

“La carenza di alloggi ha ricadute anche sul mondo produttivo e dei servizi, non siamo in grado, infatti, di offrire alloggi a sufficienza per tutte le professionalità di cui avremmo bisogno”, ha affermato Martino Abrate di Alleanza Verdi-sinistra. Per il consigliere occorre fare una riflessione profonda sul tema della casa: sulla scarsità di alloggi rispetto alle domande, nonostante Agenzia casa offra garanzie valide ai proprietari e sulla necessità di valutare lo stanziamento di nuove risorse comunali “per fare in modo che le persone più deboli possano avere un accesso migliore a un’abitazione dignitosa”.

Per Katia Parisi (Modena civica) l’emergenza abitativa “è una realtà che richiede risposte urgenti perché crea nuove vulnerabilità tra i giovani, le persone sole, le famiglie con figli. La convenzione è un passo importante per affrontare questa emergenza dando una risposta concreta al problema casa e fornendo un esempio di collaborazione tra pubblico e privato per la gestione del patrimonio immobiliare cittadino. Il patto, però, è solo una parte della strategia per risolvere il problema: servono ulteriori risorse per favorire nuove soluzioni”.

In dichiarazione di voto, Paolo Ballestrazzi (Pri-Azione-Sl) ha detto che la delibera intende “tutelare la capillarità immobiliare cittadino come risorsa del libero mercato. Modena non deve andare verso l’ulteriore consumo di suolo, è fin troppo cementificata. Occorre, quindi, trovare meccanismi per rivitalizzare l’esistente e far sì che la casa possa essere una risorsa per lo sviluppo”.



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