Sollecitato anche un nuovo processo per l’ex prefetto Francesco Provolo, in cui si valutino anche le accuse di concorso in omicidio colposo

Annullare le assoluzioni dei dirigenti della Regione Abruzzo, e un nuovo processo d’appello per l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo – condannato ad 1 anno e 8 mesi per rifiuto di atti d’ufficio e falso – in cui si valutino anche le accuse di concorso in omicidio colposo, lesioni colpose e depistaggio da cui era stato assolto in Appello. Sono state le richieste, formulate al termine della sua requisitoria, del procuratore generale della sesta sezione penale della Corte di Cassazione nell’ambito del processo per la cosiddetta strage di Rigopiano del 18 gennaio 2017. Quel giorno una valanga travolse l’hotel ‘Rigopiano’ di Farindola (Pescara), in seguito a una slavina distaccatasi da una cresta montuosa sovrastante: 29 persone tra ospiti e personale persero la vita. I dirigenti della cui assoluzione è stato chiesto l’annullamento sono sei e all’epoca dei fatti facevano parte dell’autorità regionale di protezione civile dell’Abruzzo. Sollecitata invece dal Pg la conferma di tutte le condanne dei dirigenti della Provincia, tra cui quelle di Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, condannati a tre anni e quattro mesi, quella a sei mesi per l’ex gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso, e quelle del sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta e del tecnico del comune, Enrico Colangeli, entrambi condannati in secondo grado a due anni e otto mesi.

I processi e le assoluzioni

I processi relativi alla tragedia di Rigopiano hanno riguardato vari aspetti, dalle responsabilità istituzionali e dei gestori dell’hotel per aver ignorato gli allarmi di rischio valanghe, alla concessione dei permessi per la costruzione dell’albergo in quell’area, fino alla gestione delle misure di emergenza durante l’evento e a presunti ritardi nei soccorsi. Alla fine del primo grado i pm chiesero 141 anni complessivi di carcere per 30 imputati, ma le condanne furono solo 5 e 25 le assoluzioni, scatenando l’ira dei familiari delle vittime. In appello 22 delle assoluzioni furono confermate ma Provolo venne condannato per falso ideologico in atto pubblico e rifiuto di atti d’ufficio. 

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