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Camminare l’Italia Stati Generali Turismo Outdoor #finsubito prestito immediato


A Venezia “Camminare l’Italia”, un weekend dedicato agli Stati Generali del Turismo Outdoor organizzato dal Club Alpino Italiano. Annunciato un tavolo permanente con Ministero del Turismo, Sport e Salute e tutti gli operatori del settore

Giornalista

Diceva Ippocrate che camminare è “la miglior medicina per l’uomo” e prescriveva passeggiate per curare problemi emotivi, allucinazioni e malattie mentali in genere. Non c’era quindi luogo migliore dell’Isola dei Matti per organizzare Camminare l’Italia, gli Stati Generali del turismo outdoor che, nel weekend appena passato, ha riunito a San Servolo (isolotto di fronte a Venezia sede, fino all’avvento della legge Basaglia, di un celebre manicomio) oltre 60 rappresentanti di istituzioni, imprese e associazioni per discutere e definire le linee guida sulla governance dei cammini e della rete escursionistica italiana. Un appuntamento fortemente voluto dal Cai di concerto col Ministero del Turismo. Un evento per certi versi “storico” – e in questo senso anche un po’ folle – che segnerà sicuramente un prima e un dopo per un settore che in questi ultimi anni sta conoscendo una crescita significativa. “I dati del 2024”, ha detto il ministro Daniela Santanchè nel suo intervento, “con 71 milioni di presenze e oltre 11 milioni di arrivi nel settore open air confermano la crescita di questo mercato, che ha un impatto economico complessivo di oltre 8 miliardi di euro”.

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i sentieri

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La principale novità emersa nella due giorni veneziana è l’entrata in scena, nell’universo dei Cammini, del Club Alpino Italiano – da sempre impegnato nel mondo dell’alpinismo, del trekking e dell’escursionismo montano – e la conseguente decisione, da parte del Ministero del Turismo, di istituire “un tavolo di confronto permanente per affrontare tutti gli aspetti del turismo outdoor, coinvolgendo il Cai, Sport e Salute, le regioni oltre ovviamente le associazioni di categoria”. Il presupposto che spinge il Cai a coinvolgersi in prima persona in questo mondo l’ha spiegato il presidente Antonio Montani: “I Cammini utilizzano in gran parte un’infrastruttura, quella sentieristica, che fa capo al Cai”. Detto che non tutti i Cammini insistono su sentieri del Club Alpino (basti pensare ai tanti itinerari sviluppatisi negli ultimi dieci anni al Sud) e che gli stessi sentieri sono di fatto proprietà dei Comuni o del Demanio, il Cai rivendica a buon diritto il gran lavoro di manutenzione che i suoi soci svolgono su circa 84 mila chilometri, degli esistenti 160 mila, della rete escursionistica italiana. “Chiediamo anche l’istituzione di un osservatorio nazionale che consenta di raccogliere in maniera scientifica e strutturata i dati sul turismo outdoor” ha detto ancora Montani.

diamo i numeri

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E in effetti, il tema dei dati – uniformi, attendibili e condivisi – è uno dei punti sensibili del mondo dei Cammini dove si stimano oltre 100 mila italiani che viaggiano a piedi ma dove quasi tutti gli itinerari comunicano ogni anno numeri difficilmente verificabili e dove quindi i conti non tornano mai. Un settore – come è emerso anche agli Stati Generali – dove ci si perde in disquisizioni semantiche (che sono poi anche di sostanza) per inquadrare le differenze tra cammini, itinerari escursionistici, long trail, alte vie… e dove si dibatte se tutti questi percorsi possano essere definiti prodotti turistici o meno.

occhio ai pali smart

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Il Ministero del Turismo, da parte sua, sta cercando di fare ordine sul mondo dei Cammini (ereditato dal Dicastero della Cultura) considerato un “asset prioritario”. In attesa del via libera definitivo alla legge 562 su “Disposizioni per la promozione e la valorizzazione dei Cammini d’Italia”, il Ministero ha mappato circa 300 itinerari lungo la Penisola, e ha ampliato (da 3 a 19,5 milioni di euro) la dotazione di fondi per i 113 Cammini Religiosi che toccano 20 regioni per un totale di circa 30.000 km. Qualche perplessità è sorta sia sulla scelta di dedicarsi prioritariamente a questa tipologia di Cammini, quando la motivazione religiosa non è quella che muove i viandanti italiani, sia sulla volontà di “digitalizzare i Cammini” attraverso l’installazione lungo i sentieri di cosiddetti “pali smart”, pannelli fotovoltaici, router wifi, porte usb, apparati di segnaletica intelligente… Insomma un po’ tutto quello da cui fuggono quanti decidono di mettersi in cammino.

i padri dei cammini

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In sostanza, dall’Isola dei Matti (e, visto che parliamo di turismo: “da matti” è stata l’ospitalità offerta da San Servolo, con un livello di sciatteria e sporcizia della struttura alberghiera che non fa onore a una città come Venezia) sono emerse grande attenzione e molta buona volontà ma anche una discreta dose di confusione intorno al mondo dei Cammini: la difficoltà – come ha sottolineato Miriam Giovanzana, direttrice di Terre di Mezzo – “è trovare una visione comune”. Sensibilità diverse sono emerse in platea, per questo è stato condiviso l’auspicio di “tenere insieme un movimento nato dal basso e il protagonismo delle istituzioni. Ci vuole pazienza e tempo, ma impariamo a custodire le differenze, a ringraziare chi c’era prima, perché ogni cammino ha un padre e una madre che, con una creatività straordinaria, si sono presi cura dell’identità dei territori e della loro storia”.





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