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Priorità e obiettivi della Difesa nel Documento Programmatico 2024-2026 #finsubito richiedi prestito immediato


Il Documento Programmatico Pluriennale della Difesa 2024-2026, recentemente presentato dal Ministro Guido Crosetto in Parlamento, delinea priorità e prospettive della difesa italiana per il biennio a venire.

Tutela degli interessi nazionali e politica industriale della difesa

Riprendendo un concetto chiave del DPP 2023-2025, ovvero quello della preminenza della difesa dello Stato su altre attività precedentemente interpretate come prioritarie, l’ultimo Documento delinea le tre “funzioni imprescindibili” della Difesa. Nell’ordine: “la difesa dello stato”, “la tutela dei prioritari interessi strategici nazionali”, “lo stimolo e incentivo alla ricerca e allo sviluppo tecnologico e nei confronti del settore industriale nazionale”.

Tali funzioni ricalcano in parte quelle assegnate alle forze armate dal codice dell’ordinamento militare, in particolare la difesa dello stato, indicando piuttosto una direzione politico-strategica in linea con il contesto geopolitico attuale e prevedibile. Emerge infatti un’elevazione di due elementi chiave a prerogative dello strumento militare. Da un lato la salvaguardia degli interessi strategici “ovunque essi siano minacciati”, si innesta su una concezione expeditionary di ampio respiro nel Mediterraneo allargato, precedentemente caratteristica della gestione delle crisi e delle missioni di pace ma oggi declinata esplicitamente e fortemente in chiave di interessi nazionali dell’Italia.

Dall’altro lato, l’attenzione verso il settore industriale nazionale, posta allo stesso livello degli altri due pilastri, emerge come riconoscimento del “ruolo di volano di crescita e stimolo alla competitività industriale, che gli investimenti nel settore della Difesa hanno sull’intera economia”. Si attesta dunque, oltre alla funzione cardine dell’industria di portare avanti lo sviluppo tecnologico per permettere allo strumento di militare di affrontare le sfide attuali, quella di contribuzione allo sviluppo economico inteso come elemento strategico. Tale elemento è in linea con la riforma in corso della Direzione Nazionale Armamenti, separata dal Segretariato Generale della Difesa al fine di valorizzarne e rafforzarne il ruolo specifico riguardo alla politica industriale della difesa.

Attenzione verso l’Africa e operazioni militari autonome

In riferimento alla tutela degli interessi strategici si evidenzia, in particolare nell’introduzione del Ministro, un focus particolarmente accentuato sull’Africa, in quanto soggetto geopolitico che “per caratteristiche e potenzialità è il naturale complemento dell’Europa”. Nell’ottica di tutelare gli interessi nazionali, l’approccio italiano all’Africa si declina in un contrasto alla presenza di “attori terzi che perseguono interessi predatori”, che minano la presenza italiana al momento “marginalizzata”. Le prospettive della Difesa sono partecipi di una convergenza a livello di governo e sistema-Paese verso una concezione degli interessi strategici primariamente di natura energetica e commerciale, rappresentati principalmente dal Piano Mattei per l’Africa. Questo è sottolineato, ad esempio, dall’enfasi del DPP sulle risorse che il continente africano offre, e di cui invece l’Europa ha scarsa disponibilità.

La formulazione dell’orientamento strategico verso l’Africa lascia aperti degli interrogativi relativamente alla concretizzazione di questa visione. Due, in particolare. Il primo concerne la volontà di procedere autonomamente o in un quadro di cooperazione europea. Come detto, l’Africa viene descritta come “naturale complemento dell’Europa”, ma dal documento non si evince in modo chiaro se si intenda portare avanti le strategie di supporto ai Paesi africani in accordo con i partner europei o, qualora possibile, in modo autonomo. Il secondo aspetto è invece relativo agli attori terzi sopra menzionati. Al di là di Cina e Russia che rappresentano in modo più netto una presenza ostile agli interessi italiani in Africa, nel continente si rileva un’intensa competizione tra attori regionali ed extra-regionali che pone l’Italia di fronte alla sfida di gestire un crescente livello di conflittualità con stati con i quali non vi è competizione a livello sistemico nel quadro di alleanze, ma solo nello specifico quadrante africano.

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In ragione di dinamiche competitive sempre più complesse e di un alto livello di volatilità del sistema di sicurezza internazionale e dei suoi equilibri, il DPP fa riferimento alla necessità di un approccio allo sviluppo dello strumento militare basato sulla “speed of relevance”, ovvero la capacità di mantenere quest’ultimo rilevante rispetto alle rapide evoluzioni di attori e scenari. Questo dovrebbe concretizzarsi attraverso processi di foresight per individuare trend rilevanti, un maggiore allineamento tra requisiti operativi e soluzioni industriali, ed una maggiore sinergia con centri di ricerca e think tank per una migliore circolazione e condivisione di idee e tecnologie dirompenti.

In un contesto di crescente polarizzazione e di maggiore predisposizione a ricorrere al conflitto armato per risolvere dispute internazionali la credibilità assume un ruolo centrale, in particolare quella relativa alla prontezza al combattimento delle forze armate, sia in una prospettiva di deterrenza sia per far fronte ad effettive esigenze di difesa in caso di conflitto. In quest’ottica, come parametro per valutare il processo di sviluppo capacitivo della Difesa, il DPP stabilisce nel breve termine l’obiettivo di dotarsi di mezzi e capacità per poter condurre in autonomia una Limited Small Joint Operation (L-SJO) ad alta intensità e per un periodo di 6/8 mesi. Questa ambizione risulta particolarmente rilevante per le sue implicazioni operative e strategiche. Il raggiungimento del livello di autonomia prefisso dal documento implica ad esempio un certo grado di indipendenza quanto ad abilitatori strategici finora forniti da alleati e fondamentali per il raggiungimento, la permanenza e l’uscita dal teatro operativo. Il secondo aspetto particolarmente rilevante riguarda la natura di alta intensità della L-SJO. Per quanto, infatti, si faccia riferimento ad uno scenario di durata temporale limitata, una simile prospettiva richiede un’ampia disponibilità di mezzi e sistemi, e più in generale una capacità di “rigenerazione della forza”, che sia in grado di sostenere il livello di attrito e di complessità di un simile conflitto. È importante sottolineare come buona parte delle capacità per sostenere un’operazione interforze limitata ma ad alta intensità servano anche per la deterrenza e difesa collettiva in ambito NATO.

Deterrenza e difesa rispetto a un avversario alla pari

Occorre notare come, a fianco all’attenzione per l’Africa e all’autonoma capacità di proiezione militare, si collocano investimenti che rispondono in primo luogo alla logica di assicurare la deterrenza e la difesa collettiva dell’Europa nel quadro dell’Alleanza atlantica rispetto alla minaccia russa concretizzatasi drammaticamente in Ucraina.

Nel dominio aereo, le priorità sono la difesa aerea e missilistica e l’air combat. Il DPP avvia infatti dell’iter di acquisizione di 24 velivoli Eurofighter F-2000 (quarta tranche), che nel medio periodo dovrebbero sostituire 26 velivoli della prima tranche giunti alla fine della loro vita operativa. Svetta poi l’acquisizione di 15 F35-A (a decollo tradizionale) e 5 F-35-B (a decollo verticale) per l’aeronautica, ai quali si aggiungono ulteriori 5 F35-B per la marina: con un costo complessivo dell’operazione di acquisizione dei 25 nuovi velivoli pari a 7 miliardi in dieci anni, la flotta nazionale raggiunge i 115 esemplari, rispetto ai 131 previsti prima della spending review del governo Monti nel 2011. Proprio in funzione di tale espansione della flotta il DPP prevede l’adeguamento infrastrutturale di due basi, a Grottaglie e Decimomannu, per poter ospitare gli F-35. Al potenziamento quantitativo dei sistemi di quarta e quinta generazione, con una prospettiva temporale di impiego molto significativa per entrambi, si accompagna l’impegno verso il programma GCAP, e quindi la sesta generazione, con 8,9 miliardi per la ricerca e sviluppo fino al 2050, e un‘integrazione di 550 milioni attraverso risorse a “fabbisogno” dalla Legge di Bilancio (LdB) 2024. Rileva come rispetto al precedente DPP l’arco temporale per gli investimenti in oggetto sia stato allungato dal 2037 al 2050.

Nell’ambito della difesa aerea e missilistica il DPP 2024-2026, in linea con le decisioni precedenti, ribadisce l’impegno all’acquisizione di 5 nuove batterie SAMP/T e al completamento di una sesta, di cui una destinata all’esercito e 5 all’aeronautica. Per il 2024 sono stati stanziati 403,6 milioni, ai quali si aggiungono 339 milioni attraverso risorse a “fabbisogno” dalla LdB 2024. Tale acquisizione rappresenta una priorità soprattutto in considerazione della cessione all’Ucraina di due delle cinque batterie in precedenza a disposizione dell’Italia.

In ambito terrestre si conferma l’orientamento verso l’acquisizione di un sistema di sistemi per la fanteria pesante Army Armored Combat System (A2CS), costituito da piattaforme combat, Armored Infantry Fighting Vehicle (AIFV) e di supporto, con fondi per il 2024 pari a 1,225 miliardi di euro. Il DPP riconosce inoltre la correlazione di questo programma con lo sviluppo del Main Battle Tank (MBT) di nuova generazione, che ha ricevuto un’integrazione di 1,420 miliardi nel 2024, nella cornice del Main Ground Combat System (MGCS) e dell’alleanza industriale che vi è alla base. Infine, in campo navale merita poi menzione lo stanziamento di 2 miliardi di euro per l’acquisizione di due fregate FREMM EVO in sostituzione dei due vascelli ceduti all’Egitto.

Il DPP presenta programmi di investimento ambiziosi, sia nei suddetti domini operativi sia in quelli spaziale e cibernetico. Si pone dunque la questione dell’aumento del bilancio della difesa per assicurare la realizzazione di tali programmi in tempi ragionevoli e in modo efficace, nonché per assolvere all’impegno preso nel 2014 dall’Italia di spendere il 2% del PIL nella difesa entro il 2024 – impegno realizzato a oggi da 23 su 32 alleati NATO, compresi Francia, Germania, Polonia (che è arrivata al 4,7%) e Regno Unito (che ha formalizzato l’obiettivo del 2,5%). Il bilancio ordinario della Difesa per il 2024 ammonta a 29,18 miliardi, in aumento rispetto ai 27,75 miliardi del 2023. Secondo quanto dichiarato dal Ministro Crosetto in sede di presentazione del DPP alla commissione difesa al Senato nel 2024 il budget della Difesa rappresenta l’1,54% del PIL nazionale, con una prospettiva di crescita negli anni successivi, fino a superare la soglia del 1,60% nel 2027. Ad un incremento in termini assoluti si accompagna dunque un avvicinamento al requisito NATO del 2%.

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Il DPP combina elementi innovativi, come l’elevazione ad elementi prioritari della Difesa di componenti precedentemente non considerate tali, prospettive ambiziose, verso l’Africa e a livello di autonomia operativa, e programmi di investimento volti a dotare le forze armate di strumenti adeguati a gestire un conflitto con avversari alla pari e a rafforzare la deterrenza in tal senso. Un’effettiva concretizzazione di tutti questi aspetti in una Difesa in grado di affrontare il crescente livello di volatilità e conflittualità del sistema internazionale richiede continuità nel tempo, soprattutto ma non solo a livello finanziario, chiarezza e pragmatismo nel declinare gli obiettivi politico-strategici in politiche specifiche in grado di affermare e tutelare effettivamente gli interessi nazionali, ed il rafforzamento dell’approccio da sistema-Paese per massimizzare le risorse a disposizione a livello finanziario, tecnologico e operativo.

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