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La “bomba” b&b sulle città d’arte: ecco chi ci guadagna e chi perde. La soluzione è il numero chiuso e un Fisco omogeneo #finsubito finanziamenti e gestione bed & breakfast


Nell’ultimo decennio l’esplosione di “piattaforme di affitti brevi” come Airbnb ha trasformato profondamente il settore turistico in tutto il mondo, e le città d’arte italiane non fanno eccezione. A ben vedere, Venezia, Firenze, Roma e molte altre metropoli storiche hanno assistito a un incremento straordinario delle strutture ricettive extra-alberghiere, con numeri che hanno modificato il tessuto economico, sociale e immobiliare delle comunità locali.

A ben vedere, il boom dei Bed & Breakfast (B&B) e degli affitti brevi rappresenta uno dei fenomeni più controversi del turismo urbano. Con riferimento alle città d’arte italiane, ricche di storia, arte e cultura, questa rivoluzione porta con sé aspetti negativi e positivi.

Chi ci guadagna e chi è danneggiato dal boom

Gli aspetti negativi si collegano in primis alla riduzione dei profitti dei settori recettivi tradizionali e all’occupazione a questa connessa, alla erosione della disponibilità abitativa per i residenti, alla sostenibilità abitativa per coloro che a livello locale sono coinvolti nel fenomeno e, infine, ai problemi di sperequazione fiscale.

Gli svantaggi: effetti economico-finanziari negativi sui settori alberghieri e ricettivi tradizionali

L’espansione del fenomeno B&B ha determinato un impatto diretto sugli hotel, molti dei quali hanno visto un calo significativo del tasso di occupazione. La competitività del prezzo è un fattore chiave: gli alberghi tradizionali spesso non riescono a sostenere la concorrenza dei B&B in termini di flessibilità delle tariffe e diversificazione dell’offerta. Secondo un report di Federalberghi, dal 2017 a oggi, nelle città d’arte si è registrata una riduzione del 12% dei pernottamenti nelle strutture alberghiere a 1 e 2 stelle, a vantaggio delle sistemazioni extra-alberghiere.

Il calo dei ricavi ha messo in difficoltà gli hotel più piccoli, che spesso hanno meno margine di manovra per abbassare i prezzi o ammodernare le strutture. Questa competizione asimmetrica porta inevitabilmente ad una riduzione dell’offerta alberghiera tradizionale, con una contrazione degli investimenti nel settore e auna chiusura di una serie di strutture a proprietà e conduzione familiare. Ne consegue che, mentre il segmento B&B continua a crescere, il settore alberghiero tradizionale, che caratterizza il nostro Paese, soffre, con ripercussioni gravi che coinvolgono anche l’occupazione: secondo le stime del 2023, le città d’arte italiane hanno perso circa il 9% dei posti di lavoro nel settore alberghiero negli ultimi cinque anni (sic)

Gli svantaggi: erosione della disponibilità abitativa per i residenti e la sostenibilità

La proliferazione di B&B in aree turistiche ha comportato un aumento dei prezzi degli affitti, spesso insostenibile per i residenti. I proprietari preferiscono convertire gli immobili in locazioni turistiche brevi piuttosto che affittarli a lungo termine, in quanto possono ottenere ricavi significativamente maggiori. A Firenze, ad esempio, si è stimato che il canone medio di locazione nelle aree centrali sia aumentato del 35% dal 2016 al 2022, costringendo molti abitanti a spostarsi in periferia.

Questo fenomeno, come segnalato in un nostro precedente articolo, ha creato una “centrificazione turistica”, con un impoverimento della vita sociale e culturale dei quartieri storici. I residenti lamentano spesso che le città d’arte stanno diventando sempre più vuote e che il carattere unico di certi quartieri viene sacrificato per soddisfare una domanda turistica continua e crescente. La presenza massiccia di B&B ha inoltre aggravato il problema del degrado urbano: le comunità locali segnalano spesso un aumento dei rifiuti, del rumore e di comportamenti poco rispettosi da parte dei turisti. Non può disconoscersi la circostanza per cui, il fenomeno dei B&B porta inevitabilmente a un sovraffollamento urbano, che si traduce in congestione delle vie centrali, aumento del traffico, pressione sui servizi pubblici ecc. Molti abitanti denunciano, così, una trasformazione della città in una “vetrina turistica” priva della propria autenticità culturale.

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Gli svantaggi: imposizione fiscale (spesso inesistente)

La normativa italiana attuale fatica a tenere il passo con la rapidità del fenomeno. I B&B godono spesso di agevolazioni fiscali che non sono estese agli alberghi, creando una concorrenza impari. Inoltre, le amministrazioni locali si trovano spesso senza strumenti efficaci per regolamentare il numero di licenze o per applicare criteri di sostenibilità.

Ne consegue che la crescita dei B&B solleva numerosi interrogativi in termini di equità fiscale e regolamentazione. Gli albergatori tradizionali denunciano una concorrenza sleale, in quanto i B&B spesso godono di una regolamentazione più flessibile e di un regime fiscale meno oneroso. Le tasse locali, come la tassa di soggiorno, vengono spesso applicate solo in parte alle strutture extra-alberghiere, e ciò crea una disparità di trattamento che penalizza le strutture ricettive ufficiali. A Roma, ad esempio, solo il 40% dei B&B e delle case vacanza registrate applica la tassa di soggiorno, privando così le casse comunali di risorse che potrebbero essere utilizzate per mantenere l’infrastruttura urbana e ridurre l’impatto del turismo di massa. Per far fronte a questa situazione, l’amministrazione comunale della capitale ha proposto limiti al numero di giorni in cui è possibile affittare un immobile come B&B, e si sta valutando l’idea di applicare un’aliquota fiscale uniforme per tutte le strutture ricettive, al fine di equilibrare la competizione. Tuttavia, tali interventi richiedono tempo e risorse per essere efficaci, e spesso incontrano resistenze da parte di operatori e lobby del settore extra-alberghiero.

Ma il fenomeno in questione è caratterizzato anche da aspetti positivi. Questi si collegano all’incremento dell’attrattività turistica e alla correlata crescita economica, alla valorizzazione del patrimonio immobiliare e alla diversificazione delle opportunità di guadagno e ai benefici per le amministrazioni locali.

I vantaggi: incremento dell’attrattività turistica e crescita economica

Secondo i dati più recenti, si stima che in Italia siano presenti circa 430.000 unità disponibili su piattaforme di affitti brevi, con un incremento del 58% nell’ultimo quinquennio. In particolare, nelle città d’arte, i B&B hanno registrato un aumento esponenziale del loro peso. La sola Venezia, ad esempio, ha visto un aumento di oltre il 100% nel numero di B&B dal 2015 ad oggi, generando un fatturato annuo che supera i 400 milioni di euro.

La domanda di B&B è alimentata soprattutto dalla flessibilità dei prezzi e dalla varietà di scelta. I turisti possono trovare soluzioni più economiche rispetto agli hotel, attratti dall’idea di vivere un’”esperienza locale o autentica”. La disponibilità di alloggi a basso costo e in posizioni strategiche rende le città d’arte più accessibili a un numero crescente di turisti, anche con un budget limitato. Questo ha comportato un importante incremento della spesa turistica, che si traduce in nuovi guadagni non solo per i proprietari di B&B, ma anche per il settore della ristorazione, il commercio al dettaglio e altri servizi turistici. Secondo le stime, in città come Firenze e Roma il turismo derivante dagli affitti brevi ha contribuito a un incremento del PIL locale del 2-3% negli ultimi cinque anni.

I vantaggi: valorizzazione del patrimonio immobiliare

Sebbene non sia da sottovalutare l’effetto del superbonus 110%, molti proprietari di immobili hanno investito in ristrutturazioni per adattare le proprie abitazioni alle esigenze turistiche, contribuendo a riqualificare edifici storici o in degrado. Questo ha portato a un miglioramento estetico e funzionale del patrimonio immobiliare urbano, rendendo più attrattivi certi quartieri centrali e stimolando un indotto legato all’edilizia e alla manutenzione.

I vantaggi: la diversificazione delle opportunità di guadagno

Il fenomeno dei B&B ha dato a molti residenti la possibilità di integrare il proprio reddito, creando una fonte di guadagno alternativa in contesti economici difficili. Per alcune famiglie e giovani proprietari, i ricavi generati dagli affitti brevi rappresentano un contributo importante, in grado di sostenere economicamente chi, altrimenti, farebbe fatica a mantenere immobili di valore. Nonostante le problematiche, le amministrazioni locali riconoscono anche i vantaggi economici dei B&B. Le entrate generate dalla tassa di soggiorno sono aumentate sensibilmente, permettendo ai comuni di finanziare iniziative per la conservazione del patrimonio artistico e migliorare i servizi pubblici.

Conclusione: verso un equilibrio sostenibile?

Per garantire uno sviluppo sostenibile del turismo nelle città d’arte, è cruciale che le amministrazioni locali e nazionali trovino un equilibrio tra l’espansione del settore dei B&B e la tutela del diritto alla residenza e alla qualità della vita dei cittadini. Questo potrebbe includere politiche fiscali più omogenee tra B&B e alberghi, limiti più rigidi sul numero di licenze per affitti brevi e investimenti in infrastrutture urbane per ridurre l’impatto del sovraffollamento turistico. Alcune città, come Barcellona e Amsterdam, hanno già adottato regolamenti innovativi per contenere il fenomeno e preservare la vivibilità dei centri storici: queste esperienze possono servire da esempio anche per le città d’arte italiane, che non possono permettersi di sacrificare il proprio patrimonio culturale e sociale sull’altare del turismo di massa. Resta cruciale, infatti, che le amministrazioni locali adottino politiche in grado di tutelare i residenti e mantenere la vivibilità delle città, senza però rinunciare ai benefici economici del turismo.

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Alberto Frau è professore di Economia e gestione aziendale – Revisore legale e analista indipendente – Scrittore e saggista. Ricercatore universitario nell’Università di Roma “Foro Italico” è altresì professore a contratto in differenti master post laurea presso la Luiss Business School.



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