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Incroci pericolosi con la ‘ndrangheta. La guardia di finanza di Milano ha sottoposto ad amministrazione giudiziaria una banca d’affari milanese, Banca Progetto. Il provvedimento, disposto dalla sezione autonoma misure di prevenzione del tribunale di Milano, è arrivato nell’ambito di alcune indagini coordinate dalla Dda, la direzione distrettuale antimafia, “volte all’approfondimento dei rapporti tra l’istituto finanziario e soggetti legati a clan di ‘ndrangheta”.
Nell’inchiesta sarebbe stato accertato che diverse società indirettamente gestite da soggetti contigui a esponenti di un gruppo di matrice ‘ndranghetista avrebbero beneficiato negli anni di finanziamenti erogati dall’istituto di credito con assistenza di garanzie statali previste dal fondo centrale di garanzia a favore delle piccole medie imprese del Mediocredito Centrale, accedendo così agli aiuti di Stato a sostegno dell’economia nell’emergenza del Covid 19 e a seguito dello scoppio della guerra Russo-Ucraina.
Finanziamenti per 10 milioni
Gli approfondimenti condotti dai militari del Nucleo Pef-Gicq di Milano avrebbero evidenziato diverse criticità sull’operatività dell’istituto di credito, soprattutto riguardo ai “pericoli di permeabilità dello stesso in relazione ai rapporti con soggetti indagati per gravi delitti o destinatari di misure di prevenzione personali e patrimoniali”. L’intermediario, spesso eludendo i principi della normativa antiriciclaggio, avrebbe erogato finanziamenti assistiti da garanzia statale in favore di società pienamente inserite all’interno di dinamiche criminali. I finanziamenti versati dalla banca ammonterebbero a circa 10 milioni di euro.
In particolare, 9 società avrebbero beneficiato, tra il 2019 e il 2023, di finanziamenti ‘facili’ per 10 milioni, assistiti da garanzia pubblica. Per i giudici, la banca avrebbe trascurato di applicare “le minimali regole di diligenza e prudenza” e ciò si sarebbe tradotto in un “modus operandi opaco e discutibile, che di fatto ha integralmente trasferito il rischio d’insolvenza sullo Stato”. Rischio concretamente verificatosi, perché la garanzia statale è stata attivata per la quasi totalità di questi finanziamenti.
L’imprenditore beneficiario dei prestiti
Dall’indagine è emersa come centrale la figura di Maurizio Ponzoni, con cui i funzionari di banca si sono relazionati direttamente, sebbene formalmente non avesse alcunché a che fare con le società che ottenevano i prestiti.
Il vero referente, e destinatario dei finanziamenti, sarebbe stato dunque lui, imprenditore di Rescaldina arrestato nel 2023, che ha patteggiato una pena per bancarotta fraudolenta con l’aggravante del metodo mafioso e a cui, nel 2024, la finanza ha sequestrato 96 immobili e altri beni per un valore di 9,5 milioni.
La replica di Banca progetto
“Banca Progetto Spa, anche con riferimento ad alcune erronee notizie di stampa diffuse in data odierna, ritiene doveroso precisare che l’istituto non è commissariato e che nè la Banca, né i suoi esponenti e dipendenti, sono oggetto di indagine. Banca Progetto Spa intende, quindi, rassicurare i propri clienti e stakeholders che continuerà ad operare in modo del tutto ordinario attraverso i propri organi e strutture interne”, si legge in una nota dell’azienda.
“Nell’ambito di un procedimento penale che non riguarda la Banca, il provvedimento è stato emesso in relazione ad asserite carenze istruttorie di 10 finanziamenti su circa 40.000 in essere, ed ha l’obiettivo di verificare, attraverso la nomina del dr. Donato Maria Pezzuto che si affiancherà alle strutture della Banca, l’adeguatezza dei presidi organizzativi e di controllo interni”, hanno concluso dall’istituto.
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