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Nella riunione della settimana scorsa, la Banca centrale europea (Bce) ha effettuato il terzo taglio di 25 punti base dei tassi d’interesse dall’inizio dell’anno. Questa mossa conferma la strategia meno restrittiva dell’istituto guidato da Christine Lagarde favorita dall’inflazione nell’Eurozona, in decisa frenata e vicina all’obiettivo del 2%. Nel comunicato diffuso dalla Bce si segnala un processo disinflazionistico ben avviato, con gli indicatori dell’attività economica al ribasso che influenzano positivamente le prospettive di inflazione. Ci si attende un nuovo aumento dei prezzi nei prossimi mesi che poi, sempre secondo l’istituto guidato da Christine Lagarde, raggiungeranno l’obiettivo del 2% nel corso del 2025. Da Francoforte ribadiscono che ogni decisione futura sarà strettamente influenzata dai dati macroeconomici.
La riduzione del costo del denaro si rifletterà sui tassi Euribor, indice sul quale vengono calcolati quelli dei mutui variabili. Chi ha scelto questo tipo di finanziamento vedrà quindi abbassarsi il tasso di interesse, con la rata mensile in calo di 20 euro su un mutuo da 150.00 euro a 20 anni.
Meglio fisso o variabile?
La politica monetaria della Bce in questi primi 9 mesi del 2024 è profondamente diversa rispetto a quella dello scorso anno e la burrasca sembra essere alle spalle. Lo stop dei rialzi e tre tagli del costo del denaro hanno già portato una decisa riduzione dei tassi di riferimento per i mutui variabili, soprattutto se confrontati con i valori di inizio anno. Attualmente, l’Euribor a 1 mese si attesta al 3,44, in calo rispetto al 3,82% di maggio e al 3,87% di gennaio, e il Tan medio per un mutuo a tasso variabile a 20 e 30 anni si è abbassato di più di mezzo punto percentuale da giugno, passando dal 4,86% al 4,35% di settembre.
Nonostante i tassi dei variabili in calo, secondo i dati dell’Osservatorio di MutuiOnline.it nel terzo trimestre del 2024 il 99,6% dei consumatori continua a orientarsi verso la scelta del tasso fisso, che con un Tan medio del 2,96% – ovvero 139 punti base in meno rispetto al variabile – rimane di gran lunga la scelta più conveniente e più sicura. Anche il tasso minimo del fisso si attesta ben al di sotto del 3%, per la precisione al 2,60%, risultando decisamente più basso dalla migliore offerta variabile, che si ferma al 3,86%.
A seguito del taglio di 25 punti base la differenza tra le due tipologie di tasso resta comunque netta; tuttavia, le mosse di medio periodo di politica monetaria potrebbero portare a un riequilibrio già verso la fine del prossimo anno. Qualora la Bce decidesse di attuare altri 4 tagli da 25 punti base ciascuno entro dicembre 2025, l’ulteriore discesa dell’Euribor potrebbe portare i due tassi a equivalersi, a vantaggio di una maggior scelta per i consumatori. Da questo punto di vista sarà importante monitorare le prospettive inflattive e gli equilibri geopolitici globali.
«L’inflazione nell’area euro è vicina all’obiettivo del 2% e come previsto Christine Lagarde ha deciso di abbassare i tassi di altri 25 punti base: si tratta di un altro segnale molto positivo per il mercato – dice Nicoletta Papucci, portavoce di MutuiOnline.it -. Ci aspettiamo ulteriori tagli anche nei prossimi mesi, anche se la convenienza del tasso fisso porta la quasi totalità dei consumatori verso questa direzione, che rappresenta un porto sicuro. Se un domani il tasso variabile dovesse tornare più conveniente del fisso, verrà in aiuto dei mutuatari la surroga, a costo zero per i richiedenti. In generale l’abbassamento dei tassi sta rendendo l’accesso al credito più conveniente per i consumatori e il mercato si conferma in chiara ripresa. Anche le banche dimostrano una rinnovata fiducia, concedendo importi maggiori e mutui dalla durata più estesa».
Mercato in ripresa
Intanto, per quanto riguarda il mercato dei mutui in Italia, i dati dell’Osservatorio di MutuiOnline.it confermano la crescita delle richieste di surroga, che nel terzo trimestre del 2024 sfiorano il 35% del totale. Anche la durata media dei mutui richiesti si alza a 24,3 anni, valore più alto dal 2014, mentre si abbassa poco sotto la soglia dei 40 anni l’età media dei richiedenti. Dai dati relativi all’importo medio richiesto arrivano poi segnali di fiducia per il mercato, che si dimostra in salute: le richieste da parte dei consumatori sono infatti passate da un importo medio di 132.853 € dello scorso anno a 139.264 € dei primi 9 mesi del 2024, facendo registrare un aumento del 4,8%. Il Loan To Value, inoltre, cresce sia per le richieste, dove arriva al 68,5%, sia per le erogazioni, attestandosi al 66,2%.
Infine, il Tan dei mutui green si conferma mediamente più basso di 20-30bps rispetto ai mutui tradizionali, rappresentando un’alternativa interessante. Ad esempio, su un mutuo a tasso fisso di 150.000 euro a 20 anni, nel caso del green la miglior rata mensile ammonta a 785 euro, con un Tan del 2,55%, mentre per il miglior mutuo standard la rata sale a 822 euro, con un Tan del 2,87%.
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