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La presentazione della legge di bilancio in Consiglio dei Ministri è, come ogni anno, l’occasione per fare il punto sullo stato di salute dell’economia del nostro Paese. Nel suo editoriale di ieri il direttore giustamente osservava che la manovra, così come è concepita, assume una forte valenza sociale.
Sono pienamente d’accordo. Intendo tuttavia formulare alcune considerazioni aggiuntive che riguardano la nostra politica interna e il fronte internazionale. Trovo importante il messaggio politico di fondo che ricaviamo dal testo promulgato da Palazzo Chigi: il Paese non si può permettere spese inutili che vanno a impattare (negativamente) sul rapporto deficit/PIL. Ce lo chiede la Commissione, se lo aspettano i mercati finanziari. Non è un caso, del resto, che ieri lo spread non sia salito, anzi si sia attestato al valore minimo da tre anni a questa parte, a dimostrazione che l’impostazione finanziaria della manovra è stata ritenuta coerente con il quadro emergente di finanza pubblica a livello comunitario.
Entrando nel merito dei contenuti, è da salutare molto favorevolmente la riduzione strutturale del cuneo fiscale sui redditi fino a 40.000 Euro (i primitre scaglioni), nonché l’attenzione rivolta al mondo dei giovani con il cosiddetto bonus bebè. Una presa d’atto iniziale che il Paese vive un inverno demografico che manifesterà i suoi effetti negativi (sul PIL) con sempre maggiore vigore nei prossimi anni.
Positiva è anche la decisione di non strappare sul bonus casa, evitando così di imballare eccessivamente la domanda sulfronte immobiliare. Sitratta nel complesso di una legge di bilancio chenon indebolisce, anzi irrobustisce il posizionamento del nostro Paese nel quadro europeo. A differenza della Francia, riusciamo a rispettare i nuovi dettami del patto di stabilità e crescita approvati dal Parlamento europeo: ci collochiamo allo stesso livello della Germania che, proprio ieri, ha richiesto alla Commissione UE di presentare in ritardo il piano di bilancio a medio termine previsto inquanto sta valutando l’opzione di chiedere l’estensione del piano di spesa da 4 a 7 anni.
Se la continuità rispetto alla precedentemanovra e l’adesione rigorosa ai principi difinanza pubblica comunitari sono la cifra caratteristica della finanziaria che il Governo intende presentare alla Camere, vi è d’altro canto da rilevare la necessità di andare oltre la legge di bilancio e assumere una visione maggiormente orientata al lungo periodo. Questo significa che, non appena approvata la manovra a fine anno, sarà davvero importante utilizzare almeglio, come si sta facendo, la doppia lega degli investimenti legati a Pnrr e a tutti ifondi europei per affrontare due questioni chiave che impatterannopesantemente sulla competitività futura del nostro Paese. Intendo fare riferimento al tema dell’innovazione e,tra questi, della promozione e diffusione dell’intelligenza artificiale a sostegno del nostro sistema manifatturiero dove proprio il Mezzogiorno può fare fruttare il vantaggio energetico a favore dell’Italia e dell’Europa intera. Serve allocare cifre importanti e per trovarle ènecessario andare oltre la prospettiva deitagli lineari alle spese dei ministeri incoerenza congli impegni europei assunti inmodo innovativo e riconosciuti dall’Europa. Occorre entrare nel merito delle innumerevoli voci di spesa che si sono stratificate e consolidate neltempo e eliminare tutte quelle, e non sono poche, che appaiono essere improduttive. L’altra priorità è quella dei giovani. Si diceva: bene il bonus bebè, ma non basta. Dobbiamo prendere coscienza che i modelli socio-urbanistici dei nostri paesi di provincianon sono piùcoerenti conle aspettative dei nostri giovani.In altre parole, dobbiamo prendere coscienza che non è solo un tema di salarima soprattutto di qualità della vita e dei servizi disponilipresso i(piccoli) nuclei urbani strutturati per un modo casa-lavoro-riposo deltutto asincrono con quanto ricercato dalla cosiddetta Generazione Z.
Insomma, qui la spinta deve venire proprio dagli investimentiinfrastrutturalitracciati con Pnrr e coesione, visto che la strada tracciata conl’attuale legge di bilancio crea presupposti solidi che ci permettono di ancorare il nostro Paese saldamente ai dettami comunitari; abbiamo tuttavia bisogno di pensare ai prossimi dieci anni. Per questo dobbiamo tutti auspicareuna pianificazione di lungo periodo e una vera e propria discontinuità rispetto ai rituali classici della legge di bilancio.Ci dobbiamo provare e forse potremo anche acquisireun ruolo nuovo inquel di Bruxelles.
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