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La Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento di un dipendente che si era rivolto in modo sgarbato e scurrile a un cliente, ribadendo i principi sul recesso per giusta causa.
Il comportamento dei dipendenti nei confronti dei clienti è fondamentale per l’immagine e la reputazione di un’azienda. Ma cosa succede se un dipendente si rivolge a un cliente in modo maleducato e offensivo? Può essere licenziato? La Cassazione, con una recente ordinanza, ha confermato la legittimità del licenziamento di un dipendente che aveva avuto un comportamento sgarbato e scurrile nei confronti di un avventore, ribadendo i principi sul recesso per giusta causa.
Il caso esaminato
Un dipendente di un supermercato, addetto al banco macelleria, era stato licenziato per essersi rivolto a un cliente anziano con toni aggressivi, sprezzanti e volgari. Il Tribunale aveva annullato il licenziamento, ma la Corte d’Appello di Cagliari lo aveva confermato, ritenendolo legittimo.
La Cassazione, con l’ordinanza n. 26440/2024, ha rigettato il ricorso del dipendente, confermando la sentenza della Corte d’Appello e la legittimità del licenziamento.
La Corte ha ricordato che la “giusta causa” di licenziamento (art. 2119 Codice Civile) è una clausola generale che va interpretata dal giudice caso per caso, tenendo conto dei valori e degli standard della realtà sociale. Quindi non importa se il contratto collettivo nazionale non stabilisce alcuna specifica sanzione per tale comportamento: ciò non limita il potere del datore di ritenere il comportamento del suo dipendente inaccettabile e quindi tale da giustificare l’immediata risoluzione del contratto di lavoro.
Nel caso specifico, la Cassazione ha giudicato grave il comportamento del dipendente che era stato estremamente sgarbato e maleducato col cliente senza scusarsi. Si tratta di una violazione degli obblighi contrattuali tale da giustificare il licenziamento.
A pesare sul giudizio della Corte sono stati anche i precedenti disciplinaricollezionati dal dipendente, che dimostravano una reiterata inosservanza delle regole aziendali. Questo lascia evincere che un episodio isolato non può dar luogo alla perdita del posto.
I principi ribaditi dalla Cassazione
La Cassazione ha colto l’occasione per ribadire alcuni principi importanti in materia di licenziamento per giusta causa:
- la valutazione della giusta causa spetta al giudice di merito che deve interpretare la clausola generale in base ai valori e agli standard della realtà sociale;
- la Cassazione può sindacare la valutazione del giudice di merito solo se la contestazione è specifica e motivata, e non si limita a una generica censura.
Nel caso specifico, il ricorso del dipendente è stato rigettato perché non ha contestato in modo specifico la valutazione della Corte d’Appello.
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