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BCE, ANCORA UN TAGLIO DEI TASSI DI 25 PUNTI BASE #finsubito prestito immediato

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Prosegue la politica di allentamento della politica monetaria. Il tasso sui depositi è stato ridotto dal 3,5% al 3,25%

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Prosegue la politica di allentamento della politica monetaria della BCE, dopo il taglio deciso nella riunione del 12 settembre 2024

Come nelle attese degli analisti l’istituto centrale ha deciso di tagliare i tassi di interesse di 25 punti base; in particolare, il tasso sui depositi (il tasso mediante il quale orienta la politica monetaria) è stato ridotto dal 3,5% al 3,25%.

Nel corso della conferenza stampa a commento delle decisioni di politica monetaria, la presidente della BCE, Christine Lagrade, ha precisato che la decisione di tagliare i tassi di interesse è stata presa all’unanimità. La numero uno dell’istituto non ha fornito anticipazioni in merito a eventuali decisioni nella riunione del 12 dicembre, limitandosi a confermare che a ogni incontro saranno valutati i dati macroeconomici, per modulare la politica monetaria.

 

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Le decisioni della BCE nella riunione del 17 ottobre 2024

Il Consiglio direttivo ha deciso di tagliare di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della BCE. Pertanto, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale sono stati ridotti rispettivamente al 3,4% (dal 3,65%), al 3,65% (dal 3,9%) e al 3,25% (dal 3,5%). Le modifiche entreranno in vigore il 23 ottobre 2024.

L’istituto ha segnalato che la decisione di ridurre il tasso sui depositi presso la banca centrale (tasso mediante il quale il Consiglio direttivo orienta la politica monetaria) scaturisce dalla valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria. La BCE ha evidenziato come le ultime informazioni sull’inflazione indichino che il processo disinflazionistico sia ben avviato. Le prospettive di inflazione sono inoltre influenzate dalle recenti sorprese al ribasso degli indicatori dell’attività economia. Nel contempo, le condizioni di finanziamento rimangono restrittive.

I vertici della banca centrale si attendeono che l’inflazione aumenti nei prossimi mesi, per poi diminuire e raggiungere l’obiettivo nel corso del 2025. L’inflazione interna resta elevata, in quanto i salari continuano a crescere a un ritmo sostenuto. “Al tempo stesso, le pressioni sul costo del lavoro dovrebbero seguitare ad attenuarsi gradualmente, in un contesto in cui i profitti ne mitigano parzialmente l’impatto sull’inflazione”, ha precisato il consiglio direttivo.

Il Consiglio direttivo resta determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% a medio termine e manterrà i tassi di riferimento su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario a conseguire questo fine. Il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione. In particolare, le decisioni sui tassi di interesse saranno basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi.

Il Consiglio direttivo ha evidenziato che il portafoglio del PAA (Programma di acquisto di attività) si sta riducendo a un ritmo misurato e prevedibile, in quanto l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza.

Per quanto riguarda il PEPP (pandemic emergency purchase programme), l’Eurosistema non reinveste più tutto il capitale rimborsato sui titoli in scadenza, riducendo il portafoglio di 7,5 miliardi di euro al mese, in media. Il Consiglio direttivo intende terminare i reinvestimenti nel quadro di tale programma alla fine del 2024. Il Consiglio direttivo continuerà a reinvestire in modo flessibile il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del portafoglio del PEPP, per contrastare i rischi per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria riconducibili alla pandemia.

Inoltre, a fronte dei rimborsi degli importi ricevuti dalle banche nelle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine, il Consiglio direttivo riesaminerà regolarmente come le operazioni mirate e i rimborsi in atto contribuiscono all’orientamento della politica monetaria.

Infine, il Consiglio direttivo ha confermato di essere pronto ad adeguare tutti gli strumenti a disposizione nell’ambito del proprio mandato per assicurare che l’inflazione torni all’obiettivo del 2% a medio termine e per preservare l’ordinata trasmissione della politica monetaria. Lo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria può essere utilizzato per contrastare ingiustificate, disordinate dinamiche di mercato che mettano seriamente a repentaglio la trasmissione della politica monetaria in tutti i paesi dell’area dell’euro, consentendo al Consiglio direttivo di assolvere con più efficacia il mandato di preservare la stabilità dei prezzi.

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Le reazioni degli analisti alle indicazioni della BCE

Secondo Tomasz Wieladek – Chief European Economist di T. Rowe Price – il taglio di oggi dovrebbe essere interpretato come un taglio “assicurativo”:

La BCE ha tagliato i tassi di 25 punti base, come ampiamente previsto dai mercati finanziari e dagli economisti. Il linguaggio utilizzato nella dichiarazione è stato più equilibrato di quanto i mercati si aspettassero. Se da un lato la Bce parla di una crescita più debole, dall’altro riconosce che l’inflazione interna rimane alta e che la crescita dei salari è elevata. Inoltre, non vi è alcuna forward guidance per quanto riguarda i futuri tagli dei tassi e la Bce insiste sulle decisioni riunione per riunione. 

Questo linguaggio equilibrato è un segnale che la BCE vuole mantenere tutte le opzioni sul tavolo. È anche un segnale che gli eventi e i dati politici determineranno la reazione della BCE a dicembre. Ad esempio, se la minaccia dei dazi statunitensi dovesse portare a un indebolimento delle indagini congiunturali nell’area euro, rafforzando l’idea che stia rapidamente scivolando in recessione, la BCE potrebbe tagliare i tassi di 50 punti base in una delle prossime riunioni. Al contrario, se fosse improbabile un cambiamento della politica dei dazi degli Stati Uniti nei confronti dei beni europei, un rimbalzo della fiducia e indagini più incisive sulle imprese potrebbero indurre la BCE a passare nuovamente a tagli graduali.

Alla luce di questi rischi significativi nei prossimi mesi, il taglio di oggi dovrebbe essere interpretato come un taglio “assicurativo”.

 

Morgane Delle Donne – Head of Investment Strategy Europa di Global X – non esclude che la BCE possa sospendere i tagli dei tassi entro l’inizio del 2025:

La decisione della BCE di tagliare di 25 punti percentuali il tasso sui depositi presso la banca centrale, portandolo al 3,25%, riflette la sua posizione prudente in presenza di un’inflazione di fondo persistente.

Sebbene la mancanza di forward guidance lasci aperte le future decisioni politiche, la mia interpretazione è che la BCE potrebbe sospendere i tagli dei tassi entro l’inizio del 2025, mentre tiene sotto controllo le dinamiche dell’inflazione e le pressioni salariali.

Poiché l’inflazione dovrebbe aumentare nel breve periodo, la BCE potrebbe adottare un approccio attendista prima di riprendere i tagli quando l’inflazione inizierà a scendere e l’inflazione salariale a diminuire. Per ora i mercati rimangono stabili, ma permane l’incertezza su come reagiranno a questi sviluppi.

 

Secondo Mauro Valle – Head of fixed income presso Generali Asset Management – Christine Lagarde dovrebbe continuare a tagliare ancora nei prossimi meeting e il terminal rate potrebbe essere raggiunto prima del previsto:

La BCE ha tagliato, come atteso, di 25 punti base e continua ad avere un approccio data-dependent. L’atteggiamento di Christine Lagarde è stato, però, un po’ più dovish delle aspettative, evidenziando che non vi sono dubbi sul trend al ribasso dell’inflazione, facendo intendere che l’Eurozona potrebbe arrivare al target di inflazione del 2% prima di quanto si aspettassero.

E anche il rischio di una crescita debole sembra essere ben presente all’interno del board: per certi aspetti si può pensare che anche la BCE, al pari della FED, si stia orientando ad essere più reattiva al quadro macroeconomico, per ridurre il rischio di un eccessivo rallentamento economico.

Christine Lagarde, riconoscendo che la politica monetaria è ancora restrittiva, dovrebbe continuare a tagliare ancora nei prossimi meeting e il terminal rate potrebbe essere raggiunto prima del previsto. Da vedere se livello finale sarà al 2%, come il mercato prezzava nelle settimane scorse, o se invece sarà più basso.

 

In aggiornamento

 

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