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La casa, per l’importanza che essa ha per gli italiani, torna al centro di proposte e progetti. Non viene mai citato, ma l’ha fatto di recente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il secondo comma dell’art. 47 della Costituzione (sulla tutela del risparmio) secondo il quale la Repubblica favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione: una norma non solo programmatica che andrebbe compiutamente attuata e sviluppata. Anche per le discussioni in corso sulla disponibilità di alloggi, è tornato alla mente il “Piano casa Fanfani” della fine degli anni Quaranta del Novecento che fu un successo per l’edilizia economico-popolare nella fase della ricostruzione post-bellica. Poi, sempre per estendere la disponibilità di abitazioni ai meno abbienti, nei decenni successivi furono promosse importanti forme di incentivazione per l’acquisto o la ristrutturazione di abitazioni attraverso contributi pubblici agli interessi, da pagare alle banche a fronte dell’erogazione di mutui, oppure in conto capitale. Veniva promossa così un’ampia raccolta di risparmio attraverso il collocamento di quelle che si chiamavano cartelle fondiarie, obbligazioni emesse dagli istituti di credito per concedere, a loro volta, i mutui edilizi.
Oggi, posto che si è stati troppo sbrigativi a suo tempo nel sopprimere questi ultimi istituti, tra i quali quelli di credito fondiario-edilizio, la situazione è completamente diversa dal punto di vista dell’assetto urbanistico e del rapporto con il settore bancario. Ma l’esigenza di alloggi è divenuta ancora più diffusa e pressante e si confronta con le condizioni finanziarie spesso non adeguate dei singoli, soprattutto dei nuclei familiari, in particolare dei giovani. La Confindustria, dal proprio angolo visuale, ha ritenuto di dovere affrontare il problema della disponibilità di alloggi in relazione alla mobilità dei lavoratori che andrebbe agevolata – proprio la carenza di tale disponibilità costituisce un ostacolo al trasferimento di questi ultimi nei luoghi dove si manifesta una domanda insoddisfatta di lavoro. Si è instaurato a tal fine un dialogo con molte altre categorie “datoriali”, a cominciare dall’Ance e dalle banche e, soprattutto, con il governo. L’esame che si sta svolgendo con l’esecutivo riguarda sia le condizioni per la progettazione di nuove costruzioni, sia misure per concorrere ad attenuare l’onere per gli affitti, con un occhio futuro, ivi comprese le esigenze legate a nuovi flussi di immigrati che potranno essere impiegati nelle aziende.
Vengono così approfondite le possibilità dell’intervento pubblico, accanto a quello diretto delle imprese. L’aspirazione è quella di redigere un piano straordinario per l’edilizia privato-pubblico. In questo quadro, sottolineata l’importanza dell’idea della Confindustria e dell’adesione del governo, sarebbe opportuno anche l’intervento pure delle organizzazioni sindacali. In materia, si registrano, come utile riferimento, altre esperienze compiute nel terzo settore, come l’housing sociale promosso dalle Fondazioni di origine bancaria sotto l’impulso dell’allora presidente dell’Acri Giuseppe Guzzetti. Le banche potranno contribuire anche esaminando forme specifiche di risparmio popolare, come indicato nel ricordato art.47. Naturalmente, per le nuove costruzioni, un Piano del genere richiede il concorso di specializzazioni e saperi diversi in relazione ai nuovi problemi urbanistici e della transizione ecologica. Soprattutto occorre che, alla fine, sulla casa in generale si affermi una visione organica e stabile che comprenda tutti i profili (fiscali, finanziari, urbanistici) e le misure di sostegno. Dalla Confindustria sono venuti un impegno e una spinta che devono approdare a un risultato in una materia che – se si va indietro nel tempo – veniva affrontata , con le stesse finalità di cui si è detto, già oltre quaranta anni fa nelle Considerazioni Finali dei Governatori della Banca d’Italia.
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