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Possiamo dire che, nei prossimi mesi, a Mirafiori si farà davvero di tutto, fuorché automobili (o comunque poche). Sempre che lo stabilimento torinese non sia uno di quelli che dovranno sperimentare «misure odiose», come il taglio dei posti di lavoro. «I licenziamenti non sono al centro della nostra riflessione strategica – dice Carlos Tavares a Parigi, al Salone dell’Auto -. La salute finanziaria di Stellantis non passa dalla cancellazione di posti di lavoro. Ma, certo, non posso escludere nulla».
Così il ceo di Stellantis ai giornalisti francesi. Poco dopo, davanti ai cronisti italiani – con John Elkann che poi accoglie il presidente Macron, però si sottrae a una domanda di chi scrive -, gli si chiede conto di queste frasi, soprattutto di fronte all’infuriare delle polemiche politiche. «Mi chiedete di garantire i posti di lavoro? Sono umano, non sono un mago. Le decisioni che si prendono oggi sono frutto di scelte del passato. Come quelle dell’Europa. Io devo combattere contro l’offensiva cinese e non sono garantito».
Il tema solito di Tavares: l’offensiva dei nemici cinesi, non tutti però. Perché al mattino il ceo di Stellantis ha presenziato alla presentazione, per la prima volta a Parigi, di Leapmotor, il partner cinese, con il nuovo suv «con il quale rivoluzioneremo il mercato dell’elettrico». Dunque, ci sono cinesi buoni e cinesi cattivi.
E’ la concorrenza cinese che spingerà i costruttori europei a «chiudere le loro fabbriche o venderle ai cinesi». Anche quelle italiane? Potrebbe succedere a Mirafiori, alle prese con continui stop? Tavares torna sull’argomento della Fiat 500 Ibrida, orgoglioso di ribadire che «abbiamo ridotto i tempi, di qualche mese. Arriverà a fine 2025 e avrà un impatto tra le 80 e le 100mila vetture l’anno» dice. Ma per tutto il 2025, come sopravviverà Mirafiori, se la 500 elettrica non vende? «La crisi della Fiat 500 elettrica è colpa della fine degli incentivi in Germania e poi in Italia». Come a dire, con nuovi incentivi – «per i cittadini, non per noi» – il mercato potrebbe ripartire. E i 2mila di Mirafiori – ormai pare che sia questo il numero -? Il ceo garantisce che Mirafiori continuerà a lavorare, con i reparti per le trasmissioni per le vetture Mild Hybrid, con l’economia circolare, i reparti insomma che potranno assorbire gli operai della Carrozzerie. Non tutti, però…
Con fabbriche e lavoratori “in ostaggio”, Tavares sembra quindi giocarsi la sua partita con un governo cui dice «siamo sempre pronti a un confronto». La sua audizione di venerdì scorso, infatti, non è piaciuta: lo accusano di non aver presentato un piano industriale. «Noi abbiamo un piano – dice -. Non ho mostrato carte: perché devo far vedere cose che magari finiscono alla concorrenza? Stanno invitando il mio peggior competitor – riferimento al “secondo costruttore” cercato dal ministro Urso, ndr -, stanno portando i cinesi nel mio mercato». Il cinese “cattivo”, appunto.
Le prime reazioni che suscita Tavares arrivano, al solito da Carlo Calenda di Azione: «Non esclude niente e non dice niente, è l’equivalente di parlare con un pupazzo di gomma. E io francamente mi sono strarotto le balle, perché quello che vediamo è un crollo produttivo, un crollo occupazionale, modelli italiani che vengono fatti all’estero» ha spiegato il senatore. «Abbiamo fatto un’audizione di Tavares e le risposte non sono arrivate, Assieme agli altri leader dell’opposizione chiediamo di audire Elkann, perché a Elkann sono state date le garanzie», ha aggiunto Calenda. Elkann già convocato in passato, peraltro, senza che si sia mai presentato.
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