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In Sardegna è stato eseguito il primo prelievo multiorgano da donatore a cuore fermo controllato: l’intervento risale a venerdì scorso, 11 ottobre, al Santissima Annunziata di Sassari. La procedura, che ha consentito l’impianto di fegato e reni destinati a pazienti in attesa a Roma e a Padova, è stata portata a termine sulla base del programma nazionale di donazione a cuore fermo del Cnt – Istituto Superiore di Sanità – già adottato in diverse regioni e avviato quest’anno anche nell’Isola.
«Si aprono anche in Sardegna nuove promettenti prospettive nel settore dei trapianti: questa procedura consente di ampliare il numero di potenziali donatori contribuendo a soddisfare la domanda dei pazienti sardi in attesa di trapianto nella nostra isola, e rafforzando contestualmente la rete di interscambio nazionale»: così l’assessore alla Sanità Armando Bartolazzi, promotore della delibera che ha dato recentemente il via libera all’istituzione del protocollo.
«La donazione a cuore fermo è una tecnica innovativa, già presente nelle realtà più avanzate del nostro Paese e che ora porta la nostra regione fra i punti di riferimento nazionali nel settore. La Sardegna vanta già da tempo un consolidato background nell’ambito trapiantologico, cosa che ha consentito di individuare nel Brotzu e nell’Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari i due punti di riferimento per l’introduzione di una nuova tecnica ad alta complessità che a pochi mesi dall’ok dell’esecutivo regionale è già una realtà».
La donazione a cuore fermo è un programma di donazione di organi da donatore cadavere che viene effettuata da soggetti deceduti per arresto cardiocircolatorio e sottoposti ad accertamento di morte con criteri cardiologici (Donor after Circulatory Death – DCD), diversamente dai donatori in morte encefalica, programma già da anni regolarmente svolto nell’Isola, nei quali l’accertamento di morte viene effettuata con criteri neurologici (Donor after Brain Death – DBD). Aspetto peculiare della donazione a cuore fermo è dato dalla certificazione di morte con criteri cardiologici che in Italia può avvenire solo dopo venti minuti di arresto cardiaco registrati con elettrocardiogramma, per cui, per evitare che gli organi possano risentire della c.d. ischemia calda sistolica (ovvero quella fase in cui il circolo è fermo e gli organi sono in sede, ma non perfusi dalla circolazione ematica, né fisiologica, né artificiale, né sostenuta da manovre di rianimazione cardiopolmonare), occorre mettere in atto tecniche specifiche e un rigoroso rispetto dei tempi, che presuppone una elevata professionalità ed una perfetta sinergia tra i diversi operatori.
«Il programma regionale a cuore fermo», spiega Lorenzo D’Antonio, Coordinatore Regionale Trapianti, «consentirà un sensibile aumento in Sardegna della disponibilità di organi, in particolare fegato e reni, che permetterà di eseguire un numero maggiore di trapianti con conseguente riduzione dei tempi di attesa per i pazienti iscritti in lista affetti da gravissima insufficienza d’organo».
(Unioneonline/E.Fr.)
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