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L’ipotesi di aumento delle accise sul gasolio rischia di provocare uno tsunami per le famiglie italiani secondo il Centro di formazione e ricerca sui consumi
Aumentano le accise sul gasolio e diminuiscono quelle sulla benzina. La volontà di allineare le accise è stata inserita dal Governo nel Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029, in ottemperanza agli impegni europei rispetto ai sussidi per carburanti nocivi all’ambiente. Come sottolineato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, l’esecutivo cercherà “di evitare contraccolpi per le categorie che utilizzano il gasolio per scopi professionali. Questo è un obbligo che dobbiamo calare nella realtà e con gradualità”. L’aumento del costo del gasolio, di conseguenza, cadrebbe sulle spalle degli automobilisti privati che si muovono su un’auto diesel. Un salasso per molte famiglie italiane, da sommare ai 47,5 miliardi di euro spesi in carburanti lo scorso anno, che rappresentano un incremento dei consumi del 9,3% nel triennio 2021-2023.
rischio tsunami
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Per quanto in calo nel mercato dei privati, nei trasporti il gasolio rappresenta in Italia il 59% del totale dei consumi, seguito da benzina (23%), Gpl (5%) e cherosene per aviazione (3,5%). Le vendite di benzina e gasolio sono risultate pari lo scorso anno a 31,5 milioni di tonnellate (circa 8,2 milioni di tonnellate la benzina, 23,3 milioni il gasolio) per un controvalore di circa 70,9 miliardi di euro a carico di cittadini e imprese. Nei primi 8 mesi del 2024 le vendite di benzina e gasolio segnano +2,3% rispetto allo stesso periodo del 2023, raggiungendo 21,4 milioni di tonnellate. Lo scorso anno, la spesa sostenuta dalle sole famiglie per l’acquisto di carburanti ha toccato quota 47,5 miliardi di euro, per una media di 1.843 euro a nucleo familiare. Calcoli fatti dal Centro di formazione e ricerca sui consumi (Crc) che, alla luce delle polemiche generate dal provvedimento, chiede di intervenire sull’Iva per evitare che qualsiasi ritocco delle accise provochi “uno tsunami”.
oltre il 60% in tasse
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Il comunicato del Crc evidenzia come su benzina e gasolio continui a pesare la tassazione che piazza l’Italia ai vertici in Europa, generando per le casse dello Stato entrate per oltre 38 miliardi di euro. “Oggi – evidenzia il Crc – su ogni litro di benzina acquistato ai distributori il 60,1%, pari a 1,04 euro, se ne va in tasse (0,728 euro per le accise, 0,312 euro per l’Iva). Sul gasolio il peso della tassazione è oggi del 56,3%, pari a 0,907 euro al litro (0,617 euro le accise, 0,290 euro l’Iva). Le accise sul gasolio sono le più pesanti in in Europa, sopra Francia (0,609 euro al litro) e Belgio (0,600 euro). Proprio a causa della tassazione eccesiva sui carburanti, gli automobilisti italiani pagano oggi la benzina 10,8 centesimi in più al litro rispetto alla media Ue, ossia 5,4 euro in più a pieno, con un aggravio di spesa di 130 euro all’anno ipotizzando due pieni al mese. Per il gasolio la maggiore spesa rispetto alla media Ue è di 10 centesimi al litro (+5 euro a pieno, +120 euro all’anno). Il comitato scientifico del Crc, di fronte alle richieste dell’Ue e all’inevitabilità della modifica delle accise, ha chiesto al Governo di intervenire sull’Iva, riducendo l’aliquota che, come noto, si applica non solo al prezzo industriale del carburante ma anche alla stessa accisa. Un modo per limitare gli effetti della doppia tassazione, per evitare sia i rialzi dei listini alla pompa, sia rincari a cascata sul comparto dei trasporti e dei prezzi al dettaglio.
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