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La sanità isolana e del nord-Sardegna è malata. Lo sostengono Cgil-Cisl-Uil Funzione Pubblica nella riunione di stamattina a Sassari nella sala del Centenario in largo Budapest. Un confronto con gli “attivi ordinari”, Rsu e delegati, che ha messo in primo piano le criticità principali. «Sostanzialmente due», sintetizza Antonio Monni, segretario territoriale Cisl Fp Sassari: «la crisi del personale sanitario e la riforma incompiuta del Dm 77/22 che ridisegna la politica dei servizi territoriali». Sul banco degli imputati l’Azienda Regionale per la Salute che, secondo le parti sociali, «rappresenta un modello di inefficienza».
Sarebbe fallimentare il passaggio dal modello ospedale-centrico a quello dell’assistenza di prossimità. «La Sardegna ha il triste primato di essere una delle 11 regioni inadempienti nell’apertura delle case di comunità». Ma, soprattutto, non sta funzionando la rete ospedaliera da Tempio e Alghero a La Maddalena e Olbia. «Non fanno da filtro», afferma Paolo Dettori, segretario generale Cgil Fp Sassari, «congestionando il pronto soccorso del Santissima Annunziata. Così l’Aou non può dedicarsi all’alta specializzazione e l’utenza non viene curata nei tempi dovuti».
Poche poi le risorse umane a fronte dell’incremento delle richieste e si fa l’esempio della Aou di Sassari che, secondo il documento della triade, «avrebbe 80 posti letto in più rispetto ai numeri istituzionali, senza che sia stato incrementato il personale». Si critica anche la misura dei cantieri occupazionali sperimentali per Oss e infermieri decisi dall’esecutivo regionale e che hanno creato diverse polemiche negli ultimi tempi. «Appare quasi una pezza occulta», scrivono nel documento finale, «ai tremendi ritardi di Ares nelle assunzioni, ritardi che fanno fuggire dalla Sardegna professionisti che altrimenti sarebbero ben felici di lavorare da noi».
Ora la nota finale verrà consegnata alla presidente della Regione Alessandra Todde, a capo di una giunta che i sindacati ritengono abbia concluso il periodo di “rodaggio”. «Chiediamo interventi strutturali, non tampone, altrimenti potremmo andare allo sciopero generale», conclude Augusto Ogana della Uil Fpl.
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