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E’ stato recentemente convertito in legge il decreto 113/2024 (decreto omnibus) che al suo interno contiene all’articolo 2 bis il cosiddetto Bonus Natale. La norma è stata introdotta in sede di conversione con un emendamento del Governo.
Consideriamo schematicamente gli aspetti qualificanti del bonus che si configura come un beneficio una tantum:
- l’importo del beneficio è pari a massimo 100 euro (ridotto proporzionalmente nel caso in cui il periodo di lavoro sia inferiore all’anno);
- riguarda solo i lavoratori dipendenti che abbiano contemporaneamente tre requisiti:
a) Reddito annuo lordo entro i 28mila euro (al netto del reddito dell’abitazione principale);
b) Il lavoratore ha il coniuge e almeno un figlio a carico; sono incluse nel beneficio le famiglie monogenitoriali anche con un solo figlio;
c) Il lavoratore deve essere fiscalmente capiente (quindi essere fuori dall’area esente e avere una imposta positiva);
- Il bonus è esente fiscalmente;
- l’erogazione è a richiesta del lavoratore che attesta di averne diritto, e in sede di conguaglio viene verificata la spettanza (e in caso di verifica negativa il sostituto di imposta recupera l’importo);
- il costo dell’intervento è di 100,3 milioni di euro e alla relativa copertura si provvede anche attraverso la riduzione delle risorse destinate all’assegno unico familiare e del fondo destinato agli interventi strutturali di politica economica
La relativa Circolare dell’Agenzia delle Entrate specifica che il bonus spetta indipendentemente dal tipo di contratto (sia questo a tempo determinato o indeterminato) e all’articolazione dell’orario di lavoro (part time). Sono ricompresi nel bonus anche i lavoratori domestici che beneficeranno dell’importo una tantum in sede di dichiarazione dei redditi.
Osservazioni
Per la Cisl, aldilà del carattere positivo della misura, la previsione della contemporaneità dei tre requisiti per accedere al bonus restringe in modo significativo la platea e di conseguenza il costo dell’intervento. Il requisito della capienza fiscale, inoltre, condiziona una fetta considerevole di potenziali beneficiari ovvero quelli con redditi più bassi, pur considerando che in quella fascia reddituale convivono insieme ad una quota di evasione fiscale, anche un’area di grande sofferenza economica a sostegno della quale la CISL continua ad essere impegnata.
Anche la condizione di avere contemporaneamente moglie e figli a carico perimetra ulteriormente la platea dei potenziali beneficiari.
Questa delimitazione dei destinatari che secondo la CISL avrebbe dovuto considerare anche i pensionati, si riflette sul costo complessivo dell’intervento e anche sulla sua portata. Desta qualche perplessità, inoltre, l’aver individuato come fonte di finanziamento parte delle risorse destinate all’assegno unico familiare.
Per la Cisl infine continua ad essere importante concentrare le azioni, come stiamo insistendo, su interventi di carattere strutturale (vedi il nostro impegno a sostegno della stabilizzazione nel tempo del cuneo fiscale e della necessità di allargarlo alla fascia di lavoratori con reddito superiore ai 35.000 €) per una ragione di efficacia rispetto agli obiettivi che si intendono perseguire in termini di maggiore disponibilità economica delle famiglie e di recupero del loro potere di acquisto.
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