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I costruttori: torna il nero. Legambiente: smontano gli investimenti green
Dal primo gennaio ci sarà un unico bonus per le ristrutturazioni edilizie e l’aliquota di detrazione scenderà dal 50 al 36%, per scendere di nuovo dal 2028 al 30%. Cambia moltissimo per chi vuole investire sulla propria casa sostituendo la caldaia o gli infissi, per consumare meno energia o migliorare il riscaldamento. I bonus edilizi hanno giocato un ruolo importante nell’ultimo ventennio, consentendo a migliaia di famiglie di riqualificare l’appartamento senza dover saccheggiare i risparmi, e adesso dovranno rifare i conti per capire se l’esborso resta sostenibile. Non è finita: l’ecobonus 65% scade il 31 dicembre potrebbe essere rinnovato, ma solo sulla prima casa e solo per le spese che assicurano il miglioramento delle prestazioni energetiche, per superare le logiche «generaliste» del Superbonus. Sono provvedimenti d’impatto per molte famiglie, dato che traducevano le detrazioni fiscali in risparmi reali: ma se il restauro costerà di più, se ne faranno meno. E d’impatto anche per le imprese, perché se ci sono meno cantieri c’è meno lavoro, servono meno operai, e le fatture crollano. Tutto questo mentre va a scadere l’altro grande bonus (che ha massacrato i conti del Paese arrivando a costare 220 miliardi), quello del 110 che dal 2025 scende al 65%.
Artigiani e costruttori
«La stagione dei bonus è chiusa» ha detto la premier Meloni. Non è d’accordo Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato: «Da un estremo all’altro, dal 110 al 36%… Torniamo piuttosto alla via di mezzo perché le famiglie continuino ad investire. È palese che ci sarà un rallentamento nell’edilizia, se gli stipendi non crescono ma il costo della vita sale. Il mercato rischia di fermarsi come per la crisi edilizia del 2008, alla faccia delle direttive green dell’Europa. Meglio riportare le aliquote al 50%, in un Paese nel quale gran parte degli edifici risale al boom edilizio, fra gli anni ‘60 e ‘80». Per il presidente di Ance Alessandro Gerotto «i bonus incentivanti hanno consentito di ridurre il problema del lavoro in nero. Sono aumentate le aziende registrate, le ore di lavoro denunciate, il numero di operatori. Ed è migliorata molto la qualità degli immobili. La riduzione dei bonus può rallentare queste spinte». Ance ha preso posizione contro il consumo di suolo, suggerendo alle amministrazioni pubbliche di investire sui restauri. E senza bonus che si fa? «Manca un piano industriale edilizio, che superi il “salva casa”– continua Gerotto -. Serve più coraggio nei cambi d’uso e nelle ristrutturazioni di immobili in disuso, che possono interessare anche l’edilizia industriale».
Legambiente: «Si ferma l’innovazione e la corsa al green»
Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente, parla di un arretramento: «Invece di incentivare gli investimenti green, questo governo va in direzione contraria. Il Superbonus 110 andava corretto, ha portato costi esorbitanti, ma tagliare gli ecobonus ferma la spinta a innovare». Una contrazione sul mercato che, secondo Lazzaro, va a penalizzare proprio la qualità dell’ambiente: «Sostituire una caldaia vecchia non solo permette di risparmiare, ma anche di inquinare meno. La Pianura Padana è una delle aree più malandate del Paese. Gli interventi energetici sono fondamentali per ridurre le polveri sottili». Per l’opposizione politica, quello del governo è «uno scivolone»: «Tagliare strumenti che rendono le nostre case più efficienti e sicure è un errore – chiude Matteo Favero, responsabile ambiente del PD -. Oltretutto, una casa efficiente migliora anche la concorrenza leale sul mercato immobiliare, in una Regione in cui gran parte del patrimonio edilizio è obsoleto e con un’efficienza energetica molto scarsa»
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