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A renderlo noto è lo stesso Consiglio Nazionale attraverso un proprio comunicato stampa diffuso nella giornata ieri.
«L’aspetto più problematico che emerge dall’esame dal testo unico sulla giustizia tributaria – ha affermato D’Angiolella – è costituito dalla traslazione acritica di norme dissonanti o comunque residuali rispetto all’ordinamento vigente». Il riferimento è in particolare al «mantenimento di riferimenti alle norme disciplinanti le modalità di accesso al processo tributario con modalità cartacea, lasciandone invariato il contenuto, con l’effetto di lasciare intendere che si tratti della regola generale da rispettare, nonostante che per i ricorsi notificati dal 1° luglio 2019 sia diventato obbligatorio il processo tributario telematico». D’Angiolella ha aggiunto che «Per favorire la chiarezza e la coerenza della disciplina il testo unico avrebbe dovuto dare preminenza alle disposizioni che, dal luglio 2019, impongono l’utilizzo della telematica per l’accesso alla giustizia tributaria, riservando invece a quelle, ormai eccezionali e derogatorie, relative alla modalità “cartacea” un ruolo puramente marginale, pur senza espungerle dal riformulato corpus normativo».
Una ulteriore esigenza di coordinamento è stata segnalata dai commercialisti «con riferimento alla riproduzione nel Testo Unico delle norme procedimentali sulle “nullità ” degli atti di accertamento per difetto, ad esempio, di motivazione o di sottoscrizione, che, anche alla luce della nuova disciplina dei vizi degli atti tributari introdotta dalla riforma dello Statuto del contribuente, sono invece ipotesi di annullabilità da eccepire a pena di decadenza in primo grado».
Infine il CNDCEC ha segnalato «l’esigenza di inserire nel testo unico le disposizioni relative alle limitazioni dell’impugnazione della cartella di pagamento per vizi di notificazione, come recentemente modificate dal decreto delegato sulla riforma della riscossione».
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