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«Più che accessibili e inclusivi, vogliamo essere plurali», dice Fabrizio Sudano, direttore del museo. Un obiettivo, quello del potenziamento dell’accessibilità sensopercettiva, culturale e cognitiva, per il quale i fondi stanziati ammontano a oltre 880mila euro, più altri 35mila per l’eliminazione delle barriere architettoniche. «Prima di progettare l’accessibilità, continua Sudano, abbiamo avuto costanti interlocuzioni con realtà quali associazioni di sordi, non vedenti, persone con autismo o malati di Alzheimer. Abbiamo somministrato loro questionari e, partendo dalle loro risposte, elaborato il P.E.B.A. (Piano per l’abbattimento delle barriere architettoniche). Ci stiamo concentrando, ad esempio, sul “wayfinding”, il processo di accertamento della propria posizione in un ambiente, che per molti è complesso. Ci sono proposte migliorative sia a livello di allestimento che di testi, pannelli e didascalie. Lavoriamo piano per piano (sono quattro in tutto), per cercare di ridefinire gli spazi. Nell’esposizione, andremo anche per sottrazione, dando più respiro all’allestimento. Per l’efficientamento energetico, con 755mila euro saranno sostituiti tutti i corpi illuminanti. Per operare sui depositi abbiamo chiesto altri finanziamenti. Il museo, riaperto nel 2016, è giovane ma nasce da un progetto datato, e andrebbe ripensato completamente. Vorremmo rendere fruibili al pubblico le opere nei depositi, magari con uno spazio nel piano delle mostre, dove esporre a rotazione i materiali. Ci piace pensare a pubblici diversi proprio perché, non dimentichiamolo, siamo tutti uguali».
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