Commercio in crisi, addio a 6.200 lavoratori in 10 anni e i sostituti sono introvabili #finsubito prestito immediato

L’occupazione rimane stabile ma la situazione economica in cui versano le famiglie del terziario in Friuli Venezia Giulia permane in un’area di difficoltà. Nei settori del commercio e del turismo infatti negli ultimi 10 anni sono stati persi circa 6mila 200 lavoratori indipendenti, peggio che in qualsiasi altra regione d’Italia ( -15,5% contro -8,6% nazionale), a discapito invece di una crescita della componente straniera in regione. Questo quanto emerge dagli studi commissionati da Confcommercio Pordenone e promossa dall’Ente Bilaterale del Terziario Fvg che ogni anno programma interventi di sostegno al lavoratore e all’impresa del turismo e del terziario. «Per un ente come il nostro che rafforza la collaborazione tra imprese e lavoratori il monitoraggio dei dati si configura come un elemento strategico in questo particolare momento storico, anche al fine di prevedere le tendenze nel medio-lungo termine e anticipare il disagio sociale in relazione agli effetti sul mercato del laboro della congiuntura economica» sottolineano il presidente dell’Ebiter Fabio Pillon e il vicepresidente Adriano Giacomazzi.

La struttura

Le prime rilevazioni provengono dall’indagine effettuata da Format Research, presentati dal direttore scientifico Pierluigi Ascani. Innanzitutto in Friuli Venezia Giulia prevale una stabilità occupazionale (l’indicatore congiunturale è pari a 53 punti) tanto che l’83,4% delle imprese del Friuli Venezia Giulia prevede per il prossimo semestre un quadro stazionario e il 9% pensa di aumentare il numero di addetti entro fine anno. Il problema principale però si riscontra analizzando alcuni indicatori sulla ricerca di nuovo personale effettuata dalle aziende. Nel biennio 2022-2023 il 46.9% delle imprese del terziario hanno effettuato azioni di ricerca di personale (Pordenone è al 45,4%) e solo nell’ultimo anno il 33,5% delle aziende sta effettuando o ha in programma di effettuare nuove assunzioni. Interessante poi l’approfondimento sui motivi: oltre il 70% delle imprese del terziario ricerca nuovo personale per sostituire i dipendenti persi, il 42% per esigenze di crescita dell’impresa stessa e circa il 20% per la sopraggiunta necessità di nuove competenze. Nonostante circa la metà delle aziende abbia svolto attività di ricerca di nuovo personale negli ultimi anni, il 34,7% di esse ha incontrato o sta fronteggiando notevoli difficoltà nella ricerca dei dipendenti di cui ha bisogno, il 41% ha manifestato abbastanza difficoltà e solo il 23.5% ha riscontrato scarse difficoltà.

Gli introvabili

Un ultimo dato significativo riguarda la buona riuscita delle operazioni: quasi il 40% delle imprese è riuscita ad ottenere tutte le risorse di cui aveva bisogno, il 60% non ci è riuscita e la maggior parte di queste ha sofferto un impatto abbastanza o molto significativo sui ricavi. È stato infine chiesto alle imprese che negli ultimi anni non avessero integrato almeno il 70% delle risorse necessarie, quali fossero le motivazioni per cui ci fosse una tale difficoltà nel reperimento del personale: il maggior peso l’ha avuto sicuramente la scarsità di personale con le competenze o esperienze cercate con il 67.3%, seguito dagli orari di lavoro ritenuti pesanti con il 30% e dalle mansioni e tipologia di lavoro ritenute poco attrattive che, così come una retribuzione ritenuta insufficiente dai candidati, rappresentano ciascuna il 17.3% delle cause che impediscono l’assunzione di nuovi dipendenti. In conclusione è stato effettuato uno studio sulle possibili direzioni intraprese dai dipendenti “persi”: quasi il 60% si è ricollocato in altri settori, il 34% è andato in pensione e solo il 16% ha deciso di modificare il proprio stile di vita.