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Valeria Bartolucci, moglie di Louis Dassilva rinchiuso ai “Casetti” dallo scorso 16 luglio in quanto sospettato di essere l’autore dell’omicidio della 78enne Pierina Paganelli avvenuto il 3 ottobre dello scorso anno, e la criminologa Roberta Bruzzone, consulente della difesa del metalmeccanico 34enne, respingono al mittente le accuse della procura secondo cui il senegalese sarebbe avvezzo all’uso delle armi e al combattimento corpo a corpo grazie alle tecniche apprese durante il servizio militare nel suo Paese. Hanno infatti fatto molto scalpore le indiscrezioni sulla figura di Dassilva che sono state tratteggiate nella memoria di oltre 200 pagine depositata al Riesame dalla Procura di Rimini.
La Bartolucci, che nella giornata di mercoledì ha visitato il marito in carcere, ha voluto subito sottolineare come “è stata una giornata molto pesante vederlo e l’ho trovato molto male”. Per quanto riguarda le accuse, invece, ha spiegato che “ritengo molto improbabile, se non impossibile, come gli inquirenti abbiano potuto male interpretare le mie dichiarazioni che, nella realtà, andavano in senso diametralmente opposto”. La frase incriminata sarebbe anche quella in cui la stessa Valeria, parlando coi giornalisti che l’avevano intervistata tre giorni dopo l’arresto del marito, avrebbe detto che “Lui sa come si fa, perché lui è addestrato, perché è un ex soldato, e la Pierina cascava come una pera. Lui non gli cascava una goccia di sangue”. “Il senso di queste parole – ha spiegato Valeria – era quello secondo cui, appunto, in virtù del fatto che Louis vanta una preparazione militare non avrebbe nessun bisogno di uccidere Pierina, che era 25 centimetri più bassa di lui e sicuramente non in perfetta forma fisica per potersi difendere, con 29 coltellate di cui diverse non mortali”.
La moglie di Dassilva, poi, non manca di lanciare l’ennesima stoccata a Manuela Bianchi, nuora della vittima e amante del 34enne senegalese con coi aveva una relazione clandestina. “Se si vuole dar credito alle varie ipotesi – ha proseguito la Bartolucci – mio marito avrebbe agito quasi su commissione. Un omicidio che sarebbe nato dall’amore disperato e dall pressing che la signora Bianchi ha dichiarato di aver fatto su di lui, stressandolo e caricandolo ogni giorno del suo malessere di quanto la suocera fosse malevole nei suoi confronti. Mi domando per quale motivo, visto che non uccidi per interesse personale e non hai un odio tuo da sfogare, dovresti perdere tutto quel tempo quando te la potevi cavare in due secondi netti. Questo era il senso della mia frase”.
Una tesi, questa, che ha trovato l’appoggio della criminologa Roberta Bruzzone che ha dichiarato: “Dassilva non è un ‘killer della notte’. La preparazione militare di Louis tanto sbandierata dagli investigatori, alla fine, è addirittura minore di quella che una recluta italiana poteva fare quando c’era il servizio militare obbligatorio. Allo stesso tempo, se voglia dare credito a questa versione, è vero l’opposto: se il 34enne era tanto preparato, come mai gli ci sono volute 29 coltellate, molte delle quali andate a vuoto, per uccidere una 78enne così gracile? Sarebbe bastato un colpo in una parte vitale, come il collo, e non ci sarebbe stato motivo di mettere in scena un tentativo di violenza sessuale facendogli perdere tempo con il rischio che arrivasse qualcuno”.
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