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Continua il cammino scosceso dalla gigafactory di Termoli, la realtà che avrebbe dovuto segnare una svolta per Stellantis – in joint venture con Mercedes e Total – nella produzione di batterie elettriche per le auto. Dopo la decisione di Acc (Automotive cells company che comprende i tre soggetti della joint venture) di rimandare almeno fino alla fine dell’anno tutte le discussioni sulla gigafactory, il governo italiano ha deciso di spostare i 250 milioni del Pnrr destinati a questo progetto su un totale di circa 600 milioni di fondi europei immaginati. A spingere l’esecutivo verso questa scelta sarebbe stata principalmente la grande incertezza che al momento grava sull’interno progetto e sul mercato delle auto elettriche.
Il governo non finanzia la gigafactory di Termoli
Così come annunciato dal ministro per il made in Italy Adolfo Urso nel corso del tavolo di confronto il presidente della Regione Molise, Francesco Roberti, i rappresentanti di Stellantis e dei sindacati, il governo “procederà a ricollocare i fondi Pnrr destinati alla gigafactory verso altri investimenti coerenti con la transizione energetica del comparto”, assicurando tuttavia che da parte dell’esecutivo “c’è la disponibilità a valutare di destinare ulteriori fondi, di altra natura, quando Acc (Automotive cells company) sarà in grado di presentare il nuovo piano industriale per Termoli comprensivo della nuova tecnologia”. Un rinvio, dunque, che i sindacati dicono dovuto “all’incertezza sui tempi di realizzazione delle gigafactory di Termoli” che, infatti, a tre anni dal suo annuncio naviga ancora in alto mare.
Cosa blocca la gigafactory di Termoli
A bloccare l’iter evolutivo della gigafactory di Termoli sono diversi fattori. Tra tutti c’è sicuramente la prudenza di Stellantis nel lanciarsi maggiormente nel mercato delle auto elettriche, visto e considerato che il numero delle immatricolazioni di questi veicoli è in calo. A spingere verso questo ribasso è lo scarso sostegno pubblico – si legga del governo – a incentivare questa transizione nella mobilità, così come gli alti costi energetici e la spietata concorrenza cinese.
Chiaro, in tal senso, è stato l’Amministratore delegato di Stellantis Carlos Tavares che, rispondendo in conferenza stampa alla possibilità che Acc decida di gestire tre gigafactory in Europa (Francia, Italia e Germania), ha detto: “Adegueremo i nostri piani d’investimento sui veicoli elettrici al ritmo di crescita delle vendite”. La, o le, gigafactory si faranno dunque solo se il mercato ne paleserà l’esigenza. “Nella regione europea c’è caos regolatorio – ha aggiunto il Ceo di Stellantis – e siccome vediamo indecisione, non solo nelle normative, adattiamo la produzione in base alle vendite di Bev. Se la domanda c’è, aumentiamo la produzione, altrimenti sarebbe un bagno di sangue”.
I sindacati annunciano mobilitazioni
Scontenti del cammino della gigafactory di Termoli si sono detti i sindacati metalmeccanici, Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm, Aqcfr che hanno anche annunciato nuove mobilitazioni.
“Il prossimo incontro al Mimit è previsto entro ottobre – si legge nella nota sindacale – ma come sindacato non possiamo accettare lo stato di perdurante incertezza e di progressivo declino in cui versa lo stabilimento di Termoli. Nei prossimi giorni saranno decise le forme di una mobilitazione che ha l’obiettivo di chiedere ad Acc di sciogliere le riserve sulla costruzione della gigafactory, a Stellantis di rafforzare la attuale produzione di motori e al governo di mantenere a disposizione di Termoli i fondi indispensabili al rilancio di un grande progetto industriale che salvaguardi l’attuale e la futura occupazione”.
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