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Caso Open Arms, Pm chiede 6 anni di reclusione per Matteo Salvini #adessonews

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La Procura di Palermo ha chiesto sei anni di carcere per Matteo Salvini nel Caso Open Arms dove il vicepremier è imputato per i reati di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio. I diritti umani prevalgono sulla protezione della sovranità dello Stato: questa l’affermazione del P.M. Marzia Sabella. Il 18 ottobre la difesa di Salvini, rappresentata dall’avv. Giulia Bongiorno, esporrà le proprie conclusioni a difesa dell’ex Ministro dell’Interno.

Era stato autorizzato dal Senato, nella seduta del 30 luglio 2020, il processo contro l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, per il caso Open Arms, processo che si avvia in questi giorni a conclusione. Lo scorso 14 settembre il Pubblico Ministero di Palermo, Calogero Ferrara, ha chiesto la condanna di Salvini alla pena di 6 anni di reclusione. Le imputazioni riguardano i reati di sequestro di persona (articolo 605 c.p. aggravato, perché commesso da pubblico ufficiale e in danno dei minori), e di rifiuto di atti di ufficio (articolo 328 c.p.) che Salvini avrebbe commesso nell’agosto 2019, quando, in qualità di Ministro dell’Interno, bloccò lo sbarco della Ong Spagnola Proactiva, che aveva a bordo 147 migranti.

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Convinto sostenitore della politica di chiusura dei porti e protezione delle frontiere, ad agosto 2019 pochi giorni prima del caso Open Arms,  l’ex Ministro aveva vinto una battaglia politica ottenendo in Senato  l’approvazione del Decreto sicurezza bis.

Il nuovo atto normativo attribuiva al Ministro dell’Interno, quale Autorità nazionale di pubblica sicurezza, l’inedito potere di di limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale, per motivi genericamente indicati come “ordine e sicurezza pubblica” , e nei casi in cui, in una specifica prospettiva di prevenzione, il Ministro ritenesse necessario impedire il passaggio “pregiudizievole” o “non inoffensivo” di una nave, qualora la stessa risultasse impegnata in una delle attività previste dalla Convenzione del diritto del mare (Convenzione di Montego Bay), ossia il carico o lo scarico di materiali, valuta o persone in violazione delle leggi e dei regolamenti doganali, fiscali, sanitari o di immigrazione vigenti. In estrema sintesi, l’art.1 del decreto sicurezza bis consentiva all’ex Ministro dell’Interno di vietare l’ingresso, la sosta e il transito, nel mare territoriale italiano di navi che violano le norme italiane in materia di immigrazione.

La citata norma era stata considerata a rischio di incostituzionalità già prima della sua approvazione, nella fase di discussione parlamentare in Commissione affari costituzionali. Numerosi esperti ne additavano la contrarietà alle norme internazionali in materia di soccorso in mare, come quelle che introducono il principio del “primo porto sicuro”,(Convenzione Amburgo 1979) e alle norme  in materia di protezione internazionale (convenzione Ginevra 1951 e artt. 33 4 del protocollo 4 della CEDU) che vietano il respingimento dei richiedenti asilo.

Quando l’ex Ministro dell’Interno, utilizzando i poteri conferiti dal decreto sicurezza bis, bloccò l’ingresso in Italia della nave dell’ONG spagnola, i legali di Open Arms presentarono ricorso al Tribunale per i minorenni di Palermo, in favore dei minori a bordo della nave, e la Corte palermitana interpellò in merito il Tar del Lazio, che sospese gli effetti del decreto di blocco firmato da Salvini. Grazie al provvedimento del TAR Lazio, la nave riuscì a giungere nel porto di Lampedusa, ma ancora veniva negato lo sbarco dei migranti, liberati solo dopo 20 giorni, per l’intervento del Procuratore della Repubblica di Agrigento, e l’apertura del procedimento penale per sequestro di persona e omissione e rifiuto di atti d’ufficio.

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Al centro della requisitoria del 14 settembre scorso, l’illegittimità del decreto sicurezza bis, e la convinzione dell’accusa  che la tutela dei diritti umani debba avere prevalenza sulla protezione della sovranità dello Stato. In un breve video Salvini replica alle ragioni dell’accusa, appellandosi all’art. 52 della Costituzione, e sostenendo di aver agito nel “sacro dovere” di “difesa della patria” Le conclusioni del suo difensore, avv. Giulia Bongiorno, saranno pronunciate all’udienza del prossimo 18 ottobre.

>> Leggi anche:

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