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Genova all’82esimo posto in Italia per libertà economica: “Le infrastrutture non sono un alibi” #adessonews

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Genova. La città di Genova si colloca all’82esimo posto sui 112 capoluoghi italiani per libertà economica intesa come “facoltà di individui e imprese di investire, crescere e innovare”. È quanto emerge da uno studio realizzato da Confcommercio Genova e Istituto Bruno Leoni, presentato oggi durante l’assemblea pubblica dell’associazione di categoria al Palazzo della Borsa.

“Genova – si legge nella sintesi del report – appare come una città che tassa molto l’attività economica, ha un livello di spesa pubblica non eccessivo ma dominato dalle spese correnti e gravato da un vasto debito. Inoltre, nonostante una buona performance relativamente ai tempi della giustizia, il Comune di Genova tende a contestare molte sanzioni avendo un tasso di riscossione relativamente basso. Infine, dal punto di vista economico Genova non riesce a essere un polo di attrazione di imprese e lavoro, pur avendo alcune eccellenze che potrebbero e dovrebbero essere valorizzate anche in una chiave di sviluppo urbano finalizzata ad attirare nuove imprese e attività produttive”.

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Ad ogni capoluogo di provincia è stato assegnato un indice sintetico da 0 a 100 prendendo in considerazione quattro macro-aree composte a loro volta da diversi indicatori: la macchina municipale, la vitalità economica, la tassazione e la giustizia. In vetta alla classifica, con un punteggio pari a 100, c’è Bolzano seguita da Vicenza e Cuneo. In Liguria la città più virtuosa è Savona con 69 punti, seguono La Spezia con 60,2 punti, poi Imperia 52,1 e per ultima proprio Genova con 40,9 punti. In fondo alla graduatoria c’è Napoli, con un risultato pari a zero.

“In generale – scrivono gli autori dello studio – l’indice appare fortemente correlato col Pil pro capite e segue in modo piuttosto significativo un gradiente geografico: la classifica è dominata da città del Nord e, ancor più, del Nord Est (la prima al di fuori di quest’area geografica, Pesaro, si trova in quindicesima posizione). Simmetricamente, la parte bassa della classifica è composta quasi esclusivamente da città meridionali”.

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La distribuzione della libertà economica in Italia

Ma andando a vedere i dati nel dettaglio si capisce perché il capoluogo ligure sia ben al di sotto della media nazionale. A spiccare sono due dati: l’insufficiente dinamismo imprenditoriale (solo 12 imprese ogni 100 abitanti contro una media nazionale di 37) e il numero di addetti rispetto alla popolazione (0,43 per residente contro una media nazionale di 1,28. Il Pil pro capite, invece, è più elevato della media nazionale: 36.100 euro contro 28.693. Piuttosto alto il numero di dipendenti comunali ogni mille abitanti (sono 9 contro una media italiana di 6,42). In generale più alta della media la tassazione comunale e regionale.

“Genova – si legge nel report – ci presenta un enigma: pur avendo un elevato Pil pro capite, presenta un numero di imprese ridotto e una scarsa capacità di esprimere occupazione. Questi fattori non possono essere attribuiti alla crisi dell’industria pesante, perché l’industria è stata soppiantata dai servizi in quasi tutti gli agglomerati urbani, e solo in parte trova una giustificazione negli andamenti demografici”. Esiste insomma una sorta di mal ligure dato dal fatto che la regione in generale e il capoluogo in particolare faticano “a ritrovare una propria vocazione”.

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Ma c’è un altro punto interessante nell’analisi. Nonostante gli appelli lanciati proprio oggi dal presidente di Confcommercio Genova Alessandro Cavo e dal viceministro Edoardo Rixi a margine dell’assemblea pubblica, secondo l’Istituto Bruno Leoni “la dotazione infrastrutturale, spesso invocata nei dibattiti sulla competitività dei territori, è a sua volta parte della risposta, ma non può in alcun modo costituire un alibi. Anzi: per quanto riguarda le principali infrastrutture la Liguria si colloca in linea o addirittura (di poco) al di sopra del Nord Ovest, come emerge dal Libro bianco sulle priorità infrastrutturali della Liguria. Naturalmente ciò non significa che le infrastrutture non restino una priorità per la Liguria e Genova, ma che, anche laddove esse fossero adeguatamente potenziate, potrebbero mitigare, ma non invertire le tendenze osservate“.

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“Lo studio mette a confronto i capoluoghi di tutta Italia, per darci lo stimolo a guardare e a capire cosa succede altrove, anche a poca distanza da noi. I risultati, interessanti e problematici, di riflessione e prospettiva, non vanno giudicati ma studiati, perché solo comprendendo e approfondendo daremo un vero futuro al territorio e speranza ai giovani che ne saranno protagonisti – commenta Alessandro Cavo, presidente di Ascom Confcommercio Genova -. Non siamo un insieme di numeri, categorie e settori, ma un interlocutore essenziale per tutelare e promuovere le attività economiche che animano la nostra città. Dobbiamo lavorare insieme, istituzioni e imprese, per costruire un ecosistema economico e sociale capace di favorire investimenti, innovazione e sostenibilità”.

L’incontro al Palazzo della Borsa ha riunito oltre 200 partecipanti tra istituzioni, addetti ai lavori, manager e imprenditori, con l’obiettivo di stimolare una discussione aperta e fattiva sul futuro della città, sulle sue prospettive di crescita e di prosperità per le imprese e i giovani. Al convegno hanno portato la propria testimonianza i rappresentanti delle principali autorità nazionali e locali, contribuendo ai lavori e partecipando attivamente al dibattito sugli scenari dello sviluppo economico e sociale del territorio.





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