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Salviamo la risorsa acqua imparando dalla natura- Terra e Vita #adessonews

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Quali sono e a cosa servono le nature based solutions.
Anche la singola azienda agricola
può gestire la crisi idrica, attuando
nella sua realtà interventi
su piccola scala

Eccessive, scarse, distribuite in modo irregolare: le precipitazioni naturali (in qualsiasi loro forma, principalmente pioggia e neve) sono diventate un elemento fortemente perturbativo delle scelte dell’agricoltore e della stabilità delle rese agrarie.

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Nonostante nei primi mesi del 2024 le precipitazioni siano state superiori alla media su buona parte dell’Europa, compresa l’Italia (rispetto allo stesso periodo del 2023), se si considera la pioggia caduta negli ultimi 24 mesi la percentuale di territorio colpito da siccità severa o estrema è ancora rilevante, con percentuali estremamente variabili attraverso tutto il continente europeo.

Secondo quanto ha dichiarato il centro studi “Italy for Climate”, «siamo in una fase di “anormalità climatica permanente” che ha già modificato il ciclo dell’acqua, su scala globale e locale, aumentando frequenza e intensità di eventi meteoclimatici estremi. Dobbiamo comprendere la nuova realtà e imparare a conviverci, riducendo nel frattempo le emissioni di gas serra: mitigazione e adattamento devono andare insieme», ha spiegato il centro studi.

Effetti sul suolo

Circa il 70% dell’acqua disponibile in Italia è utilizzata in agricoltura e viene raccolta solo l’11% dell’acqua piovana.

In Italia l’agricoltura è il primo settore per consumo di acqua (16 miliardi di m3 in un anno, ben il 40% del totale) e, secondo le ultime proiezioni disponibili, è secondo solo alla Spagna. Da considerare, inoltre, che oltre a un vorace e continuo consumo (a livelli impressionanti) di suolo agrario stiamo riducendo la capacità dei suoli stessi di sequestrare carbonio dall’atmosfera.

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Se si mette in rapporto lo scenario delineato da questi dati alla disponibilità di acqua, il risultato è che siamo il Paese europeo con i più alti livelli di stress idrico (Eionet – European Environment Information and Observation Network).

Soluzioni disponibili

Non ci dobbiamo far trarre in inganno da anni maggiormente piovosi (come sembra dall’andamento che ha caratterizzato l’inizio del 2024): il problema legato a carenze idriche, siccità diffuse ed estreme non solo rimane, ma secondo gli esperti e i dati disponibili, non potrà altro che peggiorare. È necessario quanto urgente trovare soluzioni nel breve-medio periodo al fine di arginare, perlomeno, il problema.

Lo stress idrico colpisce il 30% della popolazione dell’Ue con un danno economico fino a nove miliardi di euro l’anno. Le siccità stanno aumentando in frequenza, entità e impatto e l’area colpita si sta espandendo verso l’Europa centrale e occidentale.

L’agricoltura è il principale utilizzatore di acqua in molti Stati membri, soprattutto nel sud. Una delle possibili azioni potrebbe riguardare il riutilizzo dell’acqua. In Europa potrebbe essere riutilizzata una quantità di acqua trattata sei volte superiore rispetto ai livelli attuali.

Riutilizzo dell’acqua

A livello normativo, il legislatore europeo ha pubblicato il Reg. Ue 2020/741, in applicazione da giugno 2023, che stabilisce prescrizioni minime in materia di qualità, gestione dei rischi e monitoraggio delle acque affinché il riutilizzo dell’acqua sia sicuro.

Il riutilizzo dell’acqua contribuisce a limitare la pressione sulle acque superficiali e sotterranee e a promuovere una gestione idrica più efficiente, in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo.

Di questo e di molto altro si è parlato nel mese di marzo a Siviglia (Spagna) durante il workshop europeo “Circular Water Management” che ha radunato diversi portatori di interesse da tutti i 27 Stati membri.

Tra gli argomenti cardine: gestione integrata dell’acqua (Iwm – Integrated Water Management), riuso, riciclo, raccolta e stoccaggio, strategie ecocompatibili.

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I partecipanti del workshop a Siviglia

Gestione idrica integrata

Per una gestione integrata dell’acqua sono almeno tre le principali strategie che sarebbero da adottare:

1) implementare pratiche per aumentare la disponibilità di acqua per le colture e l’allevamento (giocano un ruolo essenziale anche le specie e/o cultivar a contenute esigenze idriche, dove possibile; nella fattispecie fondamentale potrà essere il contributo dato dalla coltivazione di piante ottenute tramite le Tecniche di Evoluzione Assistita (o Tea) quindi meglio tolleranti la siccità);

2) efficientare l’utilizzo dell’acqua (incluse tutte le tecniche di irrigazione di precisione);

3) sviluppare forme di resilienza nelle aziende agricole che si trovano in condizioni di scarsità d’acqua.

Conservare l’acqua

La disponibilità di acqua può essere aumentata mediante strategie che riducano le perdite idriche o ne aumentino la disponibilità sia nel breve sia nel lungo termine. Tecniche agronomiche come la copertura del suolo con residui colturali o pacciamature e l’adozione di tecniche di agricoltura conservativa possono rivelarsi già efficaci per la conservazione più a lungo della preziosa risorsa idrica.

In diversi Paesi europei, tra cui l’Italia, l’utilizzo di acqua in agricoltura è migliorato negli ultimi anni, ma sono ancora molto diffusi (oltre che sempre ingiustificati) gli sprechi di acqua, spesso dovuti non solo alla tecnica (per esempio impianto irriguo non adeguato o adeguatamente calibrato) ma ancora alla non sempre piena consapevolezza degli operatori nell’utilizzare al meglio questa risorsa.

Sistemi irrigui inefficienti

Senza entrare nel merito della normativa locale, che cambia non solo di Paese in Paese ma anche a livello di regioni, la gestione dell’acqua in agricoltura è molto variegata. L’assenza di un obbligo di misurazione e registrazione puntuale delle quantità effettivamente impiegate per ogni fonte idrica impiegata, rendono spesso molto difficile non solo comprendere i reali consumi ma anche intercettare i possibili sprechi e quindi intervenire prontamente.

Da sottolineare inoltre, che in diverse aree d’Italia l’utilizzo di sistemi irrigui a bassa efficienza (per esempio sommersione, scorrimento, infiltrazione laterale, aspersione con rotolone) è ancora molto diffusa, specialmente in zone e/o su colture dove tra tradizioni agronomiche consolidate negli anni e costi non vi è mai stata una vera spinta a innovare e orientarsi verso sistemi ad alta efficienza.

In aggiunta, per alcune zone, il costo unitario relativo all’impiego dell’acqua per usi irrigui è estremamente esiguo o in taluni casi addirittura nullo: questo certamente non è una leva per impiegare sempre in modo corretto la risorsa né tantomeno preservarla.

È ancora abbastanza frequente che le stesse colture, coltivate in una medesima zona agraria, possono essere gestite a livello di irrigazione, in modo completamente opposto, senza che necessariamente vi sia una base tecnico-scientifica di fondo che orienti le diverse scelte.

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La diffusione e l’impiego di tecniche di irrigazione di precisione poi, benché in continua e graduale crescita sono purtroppo ancora poco diffuse.

Tuttavia, i periodi di estrema siccità che caratterizzano vaste aree in Europa (ormai non solo nel periodo estivo) non possono certamente essere affrontati con un approccio di lungo termine; è noto anzi che per molti aspetti siamo in ritardo, sia a livello legislativo, sia a livello di infrastrutture (per esempio sulla raccolta e lo stoccaggio in invasi e bacini, laddove possibile) e anche a livello di formazione e di educazione all’utilizzo responsabile dell’acqua da parte degli addetti al settore.

Invaso

Trattenere l’acqua

Ben sapendo che l’acqua ha un ciclo chiuso sono allo studio diverse soluzioni, con diversi livelli di applicabilità e con diverso rapporto costi/benefici. Tra queste, le Nswrm e Nbs, acronimi che stanno rispettivamente per Natural/Small Water Retention Measures ossia “misure naturali di ritenzione idrica di piccole dimensioni” e Nature Based Solutions – “soluzioni basate sulla natura”, rispettivamente. Si parla, cioè, di:

– invasi;

– vasche di raccolta;

– bacini idrici naturalizzati o rinaturalizzati (laghetti, stagni ecc.);

– corsi d’acqua inerbiti;

– attività di rimboschimento dei bacini idrografici;

– ripristino e gestione delle zone umide e dighe legnose “filtranti”.

Le Nbs sono zone umide appositamente costruite in azienda o ricavate all’interno del paesaggio agricolo per favorire la ritenzione dell’acqua (e sostanze nutritive, ove previsto), per utilizzarla quando necessario (nei periodi di siccità), contribuendo allo stesso tempo alla ricarica delle falde acquifere.

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In realtà, a livello tecnico, le Nbs vengono idealmente raggruppate in pratiche volte a:

a) aumentare l’accumulo di acqua nella zona radicale del suolo;

b) promuovere interventi di tutela dei corsi d’acqua e delle delimitazioni (siepi, fasce tampone ecc);

c) promuovere infrastrutture verdi per trattenere, regolare e immagazzinare l’acqua nell’azienda agricola o nel comprensorio di riferimento.

In pratica sono soluzioni che, ispirate e sostenuti dagli elementi naturali, possono migliorare la disponibilità dell’acqua, la qualità dell’acqua, l’efficienza d’uso e allo stesso tempo favorire la protezione dell’azienda agricola da inondazioni o eccessi d’acqua (nei periodi di abbondanza) così come da periodi di restrizioni (nei periodi di magra).

Tuttavia, queste soluzioni dovrebbero:

– essere economicamente vantaggiose;

– fornire allo stesso tempo benefici ambientali, sociali ed economici;

– contribuire a costruire la resilienza e contribuire allo sviluppo buona governance dell’acqua;

– introdurre caratteristiche e processi naturali più diversificati nelle aziende agricole e nei paesaggi, attraverso interventi adattati a livello locale, efficienti in termini di risorse e sistemici;

– favorire la biodiversità e lo sviluppo di diversi servizi ecosistemici (tra cui la riduzione dell’inquinamento di acqua e suolo, riduzione dell’erosione, incremento del sequestro di carbonio ecc.).

Dal singolo alla collettività

Le Nbs dovrebbero essere gestite e implementate in modo integrato e razionale. Per esempio, una zona umida/bacino/invaso artificiale o ricostituito dovrebbe non essere alimentato con il deflusso proveniente da campi con lavorazioni del suolo che possono causare erosione né tantomeno sono stati impiegati prodotti agrochimici (prodotti fitosanitari, concimi) in modo improprio.

Un singolo agricoltore può implementare Nbs che possono avere un beneficio diretto sulla propria realtà produttiva; di contro è anche vero che alcune proposte delle Nbs proposte dovrebbero necessariamente essere gestite da iniziative collettive, in particolar modo quelle che coinvolgono schemi di irrigazione e bacini idrografici comprensoriali.

Vasca di raccolta

I vantaggi

Diversi possono essere i potenziali vantaggi (non esaustivi) delle Nbs, tra cui:

  1. Benefici economici:

– riduzione dei danni (perdite) alle colture e ridotti costi di manutenzione;

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– resa maggiore (a seguito dell’aumento della disponibilità idrica);

– riduzione dei costi di coltivazione;

– sviluppo di modelli di business alternativi.

2. Benefici ambientali:

– riduzione dell’inquinamento idrico dovuto a sostanze nutritive e prodotti agrochimici;

– incremento della biodiversità (in termini quali-quantitativi);

– conservazione delle acque sotterranee e delle zone umide;

– riduzione dell’erosione del suolo e dell’interramento dei corsi d’acqua e delle zone umide;

– incremento del sequestro di carbonio;

– miglioramento della salute e della fertilità del suolo;

– creazione e miglioramento di nicchie e ambienti rifugio per animali selvatici.

3. Benefici sociali:

-protezione contro le inondazioni;

– possibilità di promuovere attività ricreative e turismo;

– possibilità di promuovere attività didattiche;

– coinvolgimento delle comunità rurali e creazione di posti di lavoro “green”;

– contenere rischi per la salute (effetto “filtro” ambientale);

– aumento della disponibilità e della qualità dell’acqua a beneficio della comunità locale.

Sebbene possano essere inizialmente sistemi inizialmente dispendiosi, il loro costo potrebbe contenersi se favorito dalle caratteristiche intrinseche del paesaggio stesso (pendenze, conformazioni tipiche, sistemazioni idraulico agrarie diverse ecc.).

Corso d’acqua inerbito

Aspetti da considerare

Ci sono però anche alcuni fattori da prendere in considerazione, tra i quali:

– una chiara analisi costi-benefici prima di adottare una strategia Nbs (infatti è fortemente consigliato rivolgersi a consulenti professionisti);

– una chiara valutazione relativa all’impatto delle strategie sulla conservazione dell’acqua ovvero sulla reale conoscenza sul ritorno all’operatore in termini di risparmio idrico (sia in termini economici sia in termini di volumi).

Ferme restando tutte le accortezze per la gestione oculata della risorsa idrica in agricoltura, non bisogna certo pensare che la risoluzione dei problemi idrici sia solo una questione di tecniche e di tecnologie impiegate, bensì molto dipende anche in questo caso dalla prevenzione e dalla conoscenza del tema, che non deve essere limitata agli addetti ai lavori. Educare e istruire alla cultura dell’acqua può portare un miglioramento fondamentale significativo a tutti i livelli, non solo ai soggetti interessati: le ricadute e i benefici diretti vanno a favore di tutta la comunità, sia rurale sia civile.





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