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Arrivano importanti novità per le Poste e la cessione del credito relativa a bonus edilizi: dallo scorso 30 maggio, non è più possibile presentare al gruppo nuove richieste di cessione del credito d’imposta. È quanto ha confermato la stessa Poste Italiane, in una nota al pubblico resa disponibile sempre lo scorso maggio. Quali sono le ragioni alla base di questa scelta e, soprattutto, quali alternative esistono per i contribuenti?

Con la conversione in legge del Decreto Legge 39/2024 sulle agevolazioni fiscali – conosciuto anche come Decreto Superbonus – sono state introdotte importanti modifiche sulla riscossione dei bonus edilizi, in particolare con l’eliminazione di gran parte delle opzioni alternative alle detrazioni d’imposta, compresa la cessione del credito. Inoltre, per le banche e gli intermediari finanziari sono state previste limitazioni alla modalità di compensazione dei crediti acquisiti. Per questa ragione, in ottemperanza a quanto previsto dalla legge, Poste Italiane ha deciso di bloccare le nuove richieste.

Cessione del credito con Poste Italiane: le ultime notizie

Così come accennato in apertura, con una nota pubblicata qualche settimane fa, Poste Italiane ha confermato lo stop a nuove richieste di cessione del credito per bonus edilizi. Una necessità che, oltre alle ultime disposizioni di legge, nasce in continuità con la scelta analoga dell’ABI che, lo scorso 15 maggio, aveva annunciato un provvedimento analogo per le banche associate. Ma cosa prevedeva la cessione del credito e perché oggi non è più possibile avvalersene?

Bonus edilizi e cessione del credito: cosa cambia

Negli ultimi anni, chi si è avvalso di un bonus edilizio – come, ad esempio, il Superbonus al 110%, il Bonus Ristrutturazioni, il Bonus Barriere Architettoniche e molti altri – ha potuto approfittare della cessione del credito in alternativa alle detrazioni fiscali. Semplificando, per usufruire degli incentivi gli aventi diritto hanno potuto scegliere tra:

  • la detrazione fiscale, in sede di dichiarazione dei redditi;
  • la cessione del credito a un ente disposto ad acquistarlo;
  • lo sconto in fattura da parte della società a cui sono stati affidati i lavori.

La disponibilità di queste alternative si è rivelata, nel tempo, molto vantaggiosa per i contribuenti interessati a bonus edilizi. Come facile intuire, per diverse ragioni:

  • a seconda dell’incentivo, spesso la detrazione fiscale è distribuita su più anni;
  • lo sconto in fattura permette di ridurre sin da subito i costi per i lavori edilizi necessari, non anticipando alcuna somma;
  • la cessione del credito, per quanto imponga al richiedente di anticipare le spese, garantisce un ritorno pressoché immediato della somma, rispetto alla detrazione.

Con la recente conversione in legge del DL 39/2024, tuttavia, gran parte di queste alternative sono state modificate, quando non addirittura rimosse. Infatti, la normativa prevede che:

  • le spese effettuate a partire da inizio 2024 siano ammortizzate in 10 rate di detrazione;
  • sia bloccata la possibilità di accedere alla cessione del credito o allo sconto in fattura per coloro che si sono inizialmente avvalsi della detrazione fiscale;
  • sia bloccata la possibilità di accedere alla cessione del credito o allo sconto in fattura per la gran parte dei bonus edilizi, anche per coloro che hanno presentato entro il 16 febbraio 2023 la CILA-S e la delibera assembleare, ma non hanno contestualmente avviato i lavori né sostenuto il pagamento di alcuna fattura.

Poste e cessione del credito: perché è arrivato lo stop

La conversione del DL Superbonus ha introdotto anche modifiche retroattive, ovvero sulle cessioni del credito già avviate, in merito alle modalità con cui le banche e gli intermediari finanziari possono compensare i crediti acquisiti. In particolare, vengono escluse le componenti relative ai contributi previdenziali e assistenziali, nonché i premi assicurativi contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.

Una decisione che ha sollevato le preoccupazioni dell’ABI: in una nota dello scorso 15 maggio, l’Associazione Bancaria Italiana ha infatti spiegato che “per le banche sarebbe impossibile compensare i crediti d’imposta acquistati, incidendo negativamente sulla loro capacità di acquistare ulteriori crediti”.

Poste Italiane si quindi inserita sulla medesima strada, specificando che: “a partire dal 30 maggio 2024, non è più possibile effettuare nuove richieste di crediti d’imposta”. Le motivazioni sarebbero le medesime illustrate dall’ABI.

Quando le Poste rifiutano la cessione del credito?

Prima dell’entrata in vigore delle nuove norme, Poste Italiane offriva la possibilità di cessione del credito unicamente a persone fisiche, titolari di un conto corrente BancoPosta. In genere, seppur con qualche eccezione, il gruppo rifiutava l’acquisizione del credito:

  • se proveniente da un precedente trasferimento;
  • quando il richiedente non si era avvalso di un intermediario fiscale riconosciuto dall’Agenzia delle Entrate o di un asseveratore.

Con la conversione del DL Superbonus, così come da comunicato citato nei precedenti paragrafi, Poste Italiane:

  • rifiuterà tutte le richieste di cessione del credito d’imposta successive al 30 maggio 2024;
  • valuterà le precedenti secondo i processi ordinari e la normativa vigente.

Precedenti richieste di cessioni del credito a Poste: cosa succede?

Ma cosa succede alle richieste di cessione del credito a Poste Italiane, pervenute al gruppo prima del blocco del 30 maggio? Come già specificato nel precedente paragrafo, Poste Italiane si riserverà il diritto di valutare gli inoltri precedenti secondo i processi ordinari e la normativa vigente.

Sebbene ogni caso verrà valutato singolarmente, è verosimile che le richieste pervenute prima della scadenza, ma non ancora approvate, vadano incontro a un rifiuto all’acquisizione del credito. D’altronde, nella sopracitata nota il gruppo ha voluto sottolineare che “Poste Italiane non assume alcun obbligo a contrarre – riservandosi, quindi, di valutare, a proprio insindacabile giudizio – l’eventuale accettazione delle singole richieste di cessione pervenute”.

I richiedenti coinvolti dovrebbero ricevere – o, ancora, potrebbero aver già ricevuto – una comunicazione via mail relativa all’accettazione o al rifiuto della richiesta di cessione, unitamente alle motivazioni alla base della decisione espressa da Poste Italiane.

 

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