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Sarà la Corte di Giustizia dell’Unione europea a stabilire la compatibilità delle norme italiane sui corrispettivi della proroga delle concessioni per la gestione telematica del gioco lecito.
Il rinvio pregiudiziale è stato deciso dal Tar del Lazio con un’ordinanza collegiale di rimessione nell’ambito di un ricorso proposto dalla società Cirsa Italia Spa.
La società ricorrente è titolare di una concessione per nove anni, stipulata nel marzo 2013, che riguarda la realizzazione e la conduzione della rete per la gestione telematica del gioco lecito, con apparecchi da divertimento e intrattenimento Amusement whit prices, detti anche new slot , e videolottery (Awp e Vlt), in forza della quale è stato determinato il compenso del concessionario sulla base della raccolta del gioco.
Nel corso del rapporto concessorio si sono verificate una serie di sopravvenienze che, secondo Cirsa, hanno alterato l’equilibrio economico-finanziario della Concessione. Tra queste: i provvedimenti emergenziali adottati tra il 2020 e il 2021 per affrontare l’emergenza pandemica del Covid-19; il sensibile aumento nell’ultimo decennio del Prelievo Unico Erariale; l’introduzione a decorrere dal 1° gennaio 2020 della tessera sanitaria per accedere agli apparecchi Vlt; la previsione di un prelievo aggiuntivo. Tutte situazione che avrebbero provocato una contrazione della raccolta del gioco. In questo contesto, secondo Cirsa, l’originaria concessione è stata più volte prorogata, con una maggiorazione del contributo economico dovuto.
Con il provvedimento impugnato si contesta la comunicazione con la quale l’agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha indicato gli importi dovuti in forza dell’ultima proroga. Il Tar ha oggi ritenuto necessario, per decidere la controversia, sottoporre alla Corte di Giustizia dell’Unione europea alcune specifiche questioni pregiudiziali di interpretazione della normativa, nutrendo dubbi sulla compatibilità della legge nazionale in materia di Proroga Tecnica con i principi eurounitari.

Il 4 luglio conclusioni dell’avvocato generale sulle sale bingo

Intanto sono attese per il prossimo 4 luglio le conclusioni dell’avvocato generale presso la Corte di giustizia dell’Unione europea, in merito all’analoga questione relativa alla compatibilità con il diritto comunitario del canone di proroga tecnica delle concessioni delle sale bingo. Successivamente ci sarà la decisione della Corte di giustizia.
Nel caso delle Sale bingo è stato il Consiglio di Stato a chiedere lumi alla Corte Ue. I giudici di palazzo Spada hanno, infatti, considerato fondati i dubbi sul contrasto della normativa interna con quella europea. E in particolare, con la direttiva sulle concessioni e con le norme del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea che prevedono la libertà di stabilimento e la libera prestazione dei servizi.
Dal 2013 gli operatori del bingo attendono l’avvio delle procedure di gara per l’affidamento delle concessioni. Nelle more della pubblicazione del bando, il legislatore ha introdotto un canone di concessione a titolo oneroso, il cui valore nel tempo è progressivamente cresciuto fino a superare gli 8mila euro al mese. Inoltre c’è un divieto di trasferire i locali ed è stata introdotta un’ulteriore previsione restrittiva in forza della quale tutti coloro che non accettano la proroga non possono più partecipare alla futura gara per le nuove concessioni. Per non uscire dal mercato, quindi, tutti i concessionari scaduti devono pagare il canone.

 

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