Che cosa si dice in Germania dopo le elezioni sul dossier Unicredit-Commerzbank.
È una partita ad alta tensione quella che si gioca tra Francoforte e Milano, con Unicredit che punta a conquistare una fetta significativa di Commerzbank sotto gli occhi vigili delle autorità tedesche e un futuro nuovo governo che tutto lascia intendere deciso a difendere quello che considera un pilastro della finanza nazionale. Le parole pronunciate in passato sulla questione dal prossimo probabile cancelliere Friedrich Merz non lasciano troppi dubbi.
La mossa del colosso italiano, che come riportato dall’Handelsblatt ha notificato all’Ufficio federale tedesco per il controllo delle concentrazioni l’acquisizione di una quota fino al 29,99%, accende i riflettori su una sfida che intreccia interessi economici, ambizioni strategiche e sensibilità politiche. Se da un lato i numeri e le opportunità di mercato sembrano favorire l’operazione, dall’altro la reazione della Germania si erge come un muro difficile da scalfire, trasformando – sempre secondo l’opinione dell’autorevole quotidiano economico tedesco – quella che poteva essere una fusione finanziaria in un caso di studio sul peso della politica nell’economia globale.
UNA SCALATA SOTTO ESAME
L’avventura di Unicredit inizia con passi decisi: a settembre, il gruppo guidato da Andrea Orcel acquista il 9,5% di Commerzbank, per poi assicurarsi derivati che potrebbero portarlo al 28%, in attesa del via libera della Banca centrale europea. L’Ufficio federale antitrust tedesco, incaricato di valutare l’impatto sulla concorrenza, ha un mese per un’indagine preliminare, mentre la Bce scruta i risvolti prudenziali dell’operazione. Ma il vero banco di prova potrebbe arrivare dalla Commissione europea, qualora Unicredit riuscisse a ottenere il controllo della banca tedesca, un’ipotesi che al momento resta lontana. L’analisi si concentra ora sulla partecipazione di minoranza, un tassello che l’Italia vede come un ponte verso una possibile integrazione, ma che in Germania scatena un’ondata di resistenze trasversali.
L’INTERVENTO DELLA POLITICA
La vittoria della Cdu/Csu alle recenti elezioni porterà la Grosse Koalition con l’Spd guidata da Friedrich Merz alla guida del Paese, e con lui un’opposizione feroce al progetto italiano. “Estremamente ostile” è l’aggettivo con cui Merz, in un’intervista all’Economist, ha bollato la proposta di Unicredit, paventando un “segnale devastante” per la stabilità industriale tedesca e un rischio per le piccole e medie imprese, spina dorsale dell’economia nazionale e tradizionale bacino elettorale di Cdu e Csu. Anche sul versante socialdemocratico la musica non cambia: il ministro delle Finanze Spd Jörg Kukies, a differenza del suo predecessore liberale Christian Lindner, ha invitato Orcel a mollare la presa già a fine 2024. E ancora: al ricevimento di Capodanno della Deutsche Börse il premier dell’Assia Cristiano-democratico Boris Rhein ha ribadito l’appello a Orcel a desistere. La politica tedesca, da sinistra a destra, si schiera compatta a difesa di Commerzbank, forte anche della quota pubblica del 12% che dà al governo un peso non trascurabile tra gli azionisti.
TRA MERCATO E SOVRANITÀ
Il paradosso è evidente: dal punto di vista finanziario, l’operazione ha i suoi meriti. Orcel, che non ha mai nascosto le difficoltà di questo corteggiamento, punta su sinergie che potrebbero rafforzare entrambe le banche in un mercato europeo sempre più competitivo. Gli azionisti privati di Commerzbank, allettati dalla prospettiva di una vendita vantaggiosa, potrebbero condividere questa visione. Eppure, il sostegno politico a Bettina Orlopp, CEO di Commerzbank, si rivela una carta vincente nella battaglia per l’indipendenza. Come sottolineano molti analisti, un veto governativo peserebbe come un macigno: in Germania, acquisire una banca contro la volontà politica è un’impresa ai limiti dell’impossibile, specialmente quando lo Stato è tra i principali azionisti. La questione trascende i bilanci, toccando corde profonde legate alla sovranità economica e al ruolo di Francoforte come piazza finanziaria.
IL COMMENTO DI HANDELSBLATT: UN EQUILIBRIO DELICATO
La vicenda Unicredit-Commerzbank pone però interrogativi più ampi, cui dà eco ancora l’Handelsblatt. Che si chiede: se la Germania si chiude a riccio, come reagirebbe di fronte a un’opposizione simile da parte italiana a un’acquisizione tedesca? Il sistema bancario tedesco, con le sue casse di risparmio e cooperative, ha storicamente indebolito le banche private – osserva il quotidiano di Düsseldorf – rendendole prede appetibili per player esteri. Un destino che ora si scontra con l’orgoglio nazionale e la rimarcata voglia di sovranità. Certo, cedere Commerzbank sarebbe un colpo per la finanza tedesca, conclude l’Handelsblatt, ma non una catastrofe irreparabile, come alcuni osservatori suggeriscono. Alla fine, la decisione dovrebbe spettare agli azionisti liberi, non ai palazzi del potere. Eppure, in questa partita, la politica sembra avere l’ultima parola, lasciando Unicredit a navigare tra le acque tumultuose di un’Europa dove gli interessi economici e quelli nazionali raramente trovano un punto d’incontro. Mentre Merz si prepara ad avviare le trattative per il nuovo governo con l’Spd, il destino dell’operazione resta appeso a un filo, sospeso tra ambizioni globali e resistenze locali.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link