un video IA per la ricostruzione di Gaza

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Che il linguaggio del 47esimo Presidente degli Stati Uniti fosse irriverente era chiaro a molti. Nelle ultime ore aveva già fatto discutere l’incomprensione con Macron sui fondi utilizzati dall’Europa nella guerra in Ucraina. È di oggi invece un nuovo video pubblicato sui suoi social, creato con l’intelligenza artificiale. Nella “copertina” del video, si intravedono palme, grattacieli e una statua di The Donald tutta ricoperta d’oro, alta più dei grattacieli che la circondano. È soltanto aprendo il video che ci si rende conto che non si tratta di una città degli Stati Uniti. Si intravedono le macerie di una città, bambini e militari per strada. Una scritta verde a caratteri cubitali ci indica che si tratta di Gaza nel 2025, un territorio martoriato da guerre e bombardamenti tutt’ora in corso. Poi un nuovo messaggio, questa volta con i colori della bandiera americana quasi a sottolineare che saranno loro ad occuparsi della ricostruzione. Il messaggio che appare pone un quesito “what’s next?”, e ora, cosa ci sarà dopo? In pochi frame veniamo proiettati in un futuro prossimo, in cui non ci sono più macerie, crudeltà, distruzione e bambini lasciati soli per strada in cerca dei loro familiari. Non ci sono corridoi umanitari, scambi di prigionieri, sirene notturne, gente in strada che scappa, case distrutte da missili e droni.

Una città nuova, sul modello occidentale e americano. “Riviera” l’ha chiamata Trump in un’altra occasione. Una nuova visione: una città ricostruita con avveniristici grattacieli in stile Dubai, spiagge dorate e dotate di ogni comfort, cene lussureggianti a due passi dal suono del mare, strade pulite e asfaltate, locali pieni di gente, gadget dorati in cui appare ancora una volta lui, The Donald. E ancora, palazzi di ultima generazione, auto elettriche, gente elegante per strada, nessun velo però, solo smoking e abiti eleganti, occidentali e donne con vestiti da sera. Nessun residente di Gaza insomma, nessun palestinese. E poi ci sono soldi, dollari americani che cadono dal cielo, e tre volti, che sembrano godersi lo spettacolo: quello di Elon Musk, occupato ad approfittare delle specialità locali e quelli di Trump e Netanyahu, Primo ministro di Israele intenti a godersi un drink tra sole e spiagge bianche.

Tutto questo però era già lì, prima dei bombardamenti che hanno raso al suolo Gaza. Non è difficile trovare online video che mostrano com’era rigogliosa la città prima della guerra. Gli Stati Uniti sono stati al fianco di Israele in questa battaglia e hanno investito quantità ingenti di denaro per sovvenzionare i bombardamenti.  I Palestinesi tuttavia sono pronti a rimanere e ricostruire la loro città partendo da quelle macerie, vivendo lì piuttosto che essere mandati altrove. Iconica la foto che mostra il loro ritorno nel nord della striscia. A tal proposito, il segretario dell’ONU António Guterres in un discorso pronunciato a New York a inizio febbraio, aveva esortato la comunità internazionale a continuare a spingere per un cessate il fuoco totale e il rilascio di tutti gli ostaggi a Gaza, nonché per “evitare qualsiasi forma di pulizia etnica”. La deportazione di persone da territori occupati infatti è illegale secondo la legge. Nessuno nega ciò che è accaduto il 7 ottobre del 2023, così come nessuno può negare l’escalation di violenza che ha colpito Gaza subito dopo. Che si tratti di distopia o ucronia di massa, poco importa.

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Il 18 febbraio la Banca Mondiale, le Nazioni Unite e l’Unione Europea hanno pubblicato un rapporto che valuta i danni, le perdite e i bisogni nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania sulla base dei dati tra l’ottobre 2023 e l’ottobre 2024. Secondo i risultati della valutazione, si stima che le necessità di ricostruzione e ripresa a Gaza richiedano circa 53 miliardi di dollari. Ora, si tratta di ristabilire umanità, pace, dignità e uguaglianza di tutti dove regnano morte, distruzione e sfollamento. Se di ricostruzione si deve parlare, lo si faccia tenendo conto di chi in quelle terre è nato e cresciuto. La crudeltà della guerra non si cancella in pochi click.

Non è in pochi secondi infatti che si cancella l’orrore dagli occhi dei bambini, non è in pochi secondi che si ricostruiscono le infrastrutture essenziali per non morire di freddo, fame e stenti. Non è imponendo usi e costumi con l’intelligenza artificiale che si cambia il mondo. Non è con video come questi creati da una macchina con pochi comandi che torneremo ad essere umani.  Il cessate il fuoco, dopo mesi di terribili attacchi, è un barlume di speranza nel processo di ricostruzione. L’eredità della guerra è invece un’altra, quella di detriti da raccogliere, copri sepolti e resti umani sotto le macerie, contaminazioni, tende che diventano case, cibo distribuito per strada anziché essere scelto in un mercato, disoccupazione, devastazione, prezzi (di cibo, acqua ma anche le case in affitto, le poche disponibili) alle stelle, ritorno del baratto per carenza di contanti. Conseguenze a livello emotivo oltre che fisico. Sicuramente Gaza andrà ricostruita e ci vorrà tempo, risorse e tanta pazienza. Non ci vorranno pochi secondi come in quel video che offende la sensibilità e muove le coscienze. Non c’era bisogno dell’intelligenza artificiale né delle bombe per rendere Gaza quello che era per già per chi ci abitava, un piccolo pezzo di paradiso sulla terra. D’altronde non lo pensiamo anche noi della nostra città?





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