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La prima donna vicepresidente dell’istituto: «Commerzbank rafforzerà la nostra banca in uno dei nostri mercati chiave come la Germania. Ci aspettiamo una graduale diminuzione dei tassi nei prossimi mesi»
Elena Carletti, professoressa ordinaria di Finanza all’Università Bocconi, è la prima donna vicepresidente vicario in UniCredit. In questa intervista, la prima da quando ricopre il nuovo ruolo, racconta il cambiamento in corso in banca grazie all’avanzata delle donne, ma parla anche di tassi, credito alle imprese e del blitz di Unicredit in Germania, dove ha acquisito il 9% nella tedesca Commerzbank, ha opzioni per salire al 21% e punta ad arrivare vicino ma sotto al 30%, soglia per l’Opa.
Cominciamo dalla stretta attualità. Lei ha vissuto e lavorato 8 anni in Germania e conosce bene i tedeschi. Si aspettava l’alzata di scudi a Berlino e a Francoforte contro Unicredit? Qual è la logica dietro questa partecipazione, visto che Unicredit già possiede Hvb in Germania?
«Come ribadito dal ceo Andrea Orcel, l’attenzione dell’intero management è rivolta a sbloccare il valore all’interno di Unicredit e a eseguire il nostro piano strategico (denominato “unlocked”). La logica alla base di qualsiasi investimento è che questo debba fornire un’opportunità per accelerare la nostra crescita a lungo termine. A tal proposito, abbiamo in atto parametri rigorosi che regolano se una potenziale transazione soddisfi determinati requisiti. Solo in questo caso l’azione verrebbe intrapresa. L’investimento di Unicredit in Commerzbank rafforzerà la nostra banca in uno dei nostri mercati chiave e ci consentirà di offrire di più ai nostri clienti e alle comunità in Germania, la più grande economia d’Europa. Crediamo fermamente che a lungo termine questo investimento fornirà valore a tutti gli stakeholder di Commerzbank e di Unicredit, incluse le imprese, i dipendenti e, in senso più ampio, il mercato tedesco».
Cosa significa per una banca come Unicredit avere per la prima volta una donna vicepresidente?
«È l’evoluzione naturale di ciò che è avvenuto negli ultimi anni, con più donne inserite nei board aziendali. Prima le donne erano spesso collocate in ruoli legati alla comunicazione o alle risorse umane. Oggi, invece, vediamo donne in posizioni decisionali e manageriali. Quando sono arrivata in Unicredit, cinque anni e mezzo fa, nella prima linea dirigenziale non c’era nemmeno una donna. Ora siamo al 50%. Nel Consiglio di amministrazione siamo al 47% di donne, mentre nel 2019 sono stata la prima ad entrare oltre le quote rosa nel meccanismo di cooptazione. La presenza femminile nel Gruppo è oggi del 58%. È un cambiamento molto significativo. Unicredit è inoltre impegnata a garantire parità di retribuzione. Per colmare il divario ha stanziato 100 milioni, ha definito specifiche linee guida per il processo di retribuzione e ha incluso KPI DE&I negli obiettivi dei dirigenti senior».
A cosa attribuisce questo cambiamento?
«È legato sia a politiche pubbliche, come le quote di genere, sia a strategie aziendali. In UniCredit, ad esempio, c’è una forte consapevolezza sull’importanza di bilanciare vita privata e lavoro, con congedi di paternità anche per gli uomini. Abbiamo un programma di mentorship e partecipiamo a iniziative come l’HM Treasury Women in Finance Charter. Quando il ceo Orcel è arrivato, ha stanziato 100 milioni per ridurre il divario salariale tra uomini e donne in ruoli simili, e i progressi vengono monitorati regolarmente dal consiglio. Inoltre, i manager sono valutati anche sui Kpi relativi alla diversità e inclusione».
Quali altri programmi promuove Unicredit per l’empowerment femminile?
«Unicredit supporta le donne imprenditrici con programmi educativi e servizi di consulenza in tutti i Paesi dove è presente. Offriamo prodotti e prestiti specifici per le donne che vogliono avviare un’attività. Nel 2023 siamo stati la prima banca a ottenere la Global Edge Certification per la parità di genere e inclusione».
Quindi è una questione di giustizia sociale?
«Non solo. Anche a livello finanziario conviene. Gli studi dimostrano che avere donne nei board migliora le performance aziendali. Orcel è convinto di questo e Unicredit ne trae vantaggio».
In finanza, però, le donne sono ancora in minoranza.
«Sì, è vero. Sono l’unica professoressa ordinaria di finanza alla Bocconi e sono stata la prima donna nel dipartimento di economia all’Istituto Universitario Europeo di Firenze. MI ritrovo quindi spesso ad essere una pioniera, ma noto che nelle nuove generazioni le cose stanno cambiando».
Quale è stata la sua carriera in UniCredit?
«Sono entrata nel Consiglio di amministrazione nel 2019. Nell’aprile 2021 sono diventata presidente del Comitato Controlli Interni e Rischi e nell’aprile 2024 sono stata nominata vicepresidente, mantenendo la guida del Comitato Rischi».
Si occupa di rischi: quali sono i principali pericoli che vede per l’economia oggi?
«Dobbiamo continuare a monitorare i rischi tradizionali, ma sempre più attenzione va data ai rischi non finanziari, quelli tecnologici, gli attacchi cyber e i rischi geopolitici. L’andamento dell’economia, ad esempio, influenza il rischio di credito. In Italia, dal Covid, la crescita è stata sostenuta e superiore a quella dell’area euro, ma il recupero della domanda esterna rimane debole e incerto. Ci aspettiamo che il PNRR sosterrà la spesa per infrastrutture e fornirà uno stimolo agli investimenti privati nei prossimi trimestri, è fondamentale proseguire nell’impegno ad una sua piena implementazione».
La stretta monetaria della Bce per combattere l’inflazione ha penalizzato gli investimenti. Le imprese italiane ora stanno chiedendo prestiti?
«Negli ultimi anni, la domanda di prestiti è stata stagnante, con molte imprese che hanno usato risorse interne per evitare i tassi elevati. Tuttavia, se i tassi scenderanno, ci aspettiamo un aumento della domanda di prestiti, soprattutto per nuovi investimenti».
Quanto tempo ci vorrà per vedere un’inversione di tendenza?
«Abbiamo visto il secondo taglio dei tassi di 25 punti base il 12 settembre, come previsto. Ma il percorso sarà graduale. Si prevede che il tasso sui depositi delle banche presso la Bce raggiunga il 2,25% entro fine 2025».
Si aspetta un nuovo taglio della Bce entro la fine dell’anno?
«L’andamento dei tassi nei prossimi mesi dipenderà sempre dai dati che mano a meno emergeranno sull’andamento dell’inflazione, ed in particolare sui prezzi nel settore dei servizi. Ad oggi sembra comunque ragionevole aspettarsi una graduale diminuzione dei tassi nei prossimi mesi, possibilmente almeno di ulteriori 25 punti base entro la fine dell’anno».
Che impatto avrà la riduzione dei tassi sulla redditività delle banche?
«Una riduzione del margine di interesse è attesa, ma le banche stanno già diversificando le entrate, ad esempio con nuovi prodotti assicurativi o aumentando l’attività di asset management. Anche se anni di grandi profitti come il 2023 e il 2024 potrebbero non ripetersi, le banche stanno cercando nuove fonti di entrate e migliorando l’efficienza grazie alle nuove tecnologie».
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