Un programma di mercato per la Commissione europea

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L’Unione europea cresce da anni a tassi sistematicamente inferiori rispetto ai paesi più dinamici, e l’Italia ne è il fanalino di coda. Cosa si può fare per migliorare la nostra performance economica? Epicenter, il principale network europeo di think tank favorevoli al mercato, di cui l’Istituto Bruno Leoni è membro, ha appena pubblicato questo studio con numerose proposte per “Un programma di mercato per la Commissione europea”.

Il lavoro, elaborato dai ricercatori di Epicenter, si concentra su quattro grandi settori: la competitività, l’economia digitale, il commercio internazionale e la politica energetica. In generale, l’Unione europea ha prodotto in questi anni numerose regole, che in tutti questi ambiti hanno ingessato le imprese, limitandone le capacità innovative e spesso impedendo di sviluppare nuovi prodotti. Questo ha determinato un crescente divario non solo con realtà come gli Stati Uniti ma anche, in alcuni campi, con la Cina e altre economie emergenti. Ne segue che le politiche europee dovrebbero essere ripensate nel segno della deregolamentazione e dell’ampliamento delle libertà economica, senza per questo pregiudicare gli obiettivi generali dell’Unione, quali la sostenibilità e l’equità sociale.

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Il primo capitolo del rapporto è dedicato alla competitività. La perdita di competitività europea dipende dall’eccessivo peso dello Stato e dall’eccesso di regolamentazione. Nonostante lo sforzo iniziale di creare un vero mercato interno, l’adozione di norme a livello europeo e nazionale ha finito per creare innumerevoli barriere interne, che hanno impedito, per esempio, lo sviluppo di un mercato dei capitali sufficientemente dinamico; inoltre, l’insufficiente sostegno allo sviluppo di fondi pensioni privati ha sottratto un importante canale di finanziamento alle imprese europee. Promuovere la concorrenza, però, non significa soltanto favorire l’accesso delle imprese ai mercati esteri, ma anche valorizzare la competizione fiscale tra i sistemi paese: pertanto, in un contesto di disciplina di bilancio, occorre rimuovere quelle misure che impediscono ai governi di ridurre le imposte per attirare investimenti e talenti.

Il secondo capitolo discute dei mercati digitali. La scorsa legislatura europea ha visto l’approvazione di regolamentazioni uniche al mondo, quali il DMA (Digital Markets Act), il DSA (Digital Services Act) e l’AI Act, che si aggiungono tra l’altro alla pre-esistente disciplina sulla riservatezza dei dati personali (il GDPR), la più restrittiva al mondo. Tutto ciò ha determinato e sta determinando un danno all’economia europea, perché scoraggia l’innovazione e in alcuni casi impedisce di offrire sul territorio dell’Unione servizi che le grandi piattaforme offrono nel resto del mondo. Ciò rallenta la digitalizzazione delle piccole imprese, che pure è (a parole) uno degli obiettivi della politica europea. Queste regolamentazioni vanno quindi ripensate e in ogni caso è fondamentale evitare che siano applicate in modo eccessivamente zelante o che a esse si aggiungano norme ancora più restrittive a livello nazionale.

Il terzo capitolo parla della politica energetica europea. Senza mettere in discussione gli obiettivi climatici e il raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050, esso propone i cardini di una politica energetica e climatica coerente col mercato: essa dovrebbe prevedere l’utilizzo più ampio di meccanismi per attribuire un costo alle emissioni (il cosiddetto ETS), lasciando al mercato di individuare le soluzioni tecnologiche più efficaci per raggiungere il risultato. Occorre quindi rivedere le norme europee e nazionali nel senso della neutralità tecnologica, eliminando per esempio il trattamento di favore per le fonti rinnovabili (che godono di un obiettivo specifico all’interno del Green Deal) e consentire l’utilizzo dell’energia nucleare. Inoltre, finché l’Unione avrà la necessità di combustibili fossili, anche la produzione nazionale dovrebbe essere consentita, anche per rafforzare la sicurezza degli approvvigionamenti.

Il quarto capitolo, infine, è dedicato alla politica commerciale dell’Unione. Dopo un lungo periodo segnato dalla partecipazione attiva alla definizione di un quadro multilaterale, l’Ue sembra aver perso parte della sua spinta propulsiva. Proprio oggi che il protezionismo a livello globale torna ad alzare la testa, è invece essenziale rilanciare i negoziati per la creazione di ampie aree di libero scambio, a partire dal Mercosur.

Il rapporto dedica anche alcune considerazioni al caso italiano. Il nostro paese si trova in una situazione di estrema fragilità, dovuta soprattutto all’elevata tassazione e alla debolezza delle finanze pubbliche. Diventa quindi ancora più importante spingere quelle riforme, a livello nazionale ed europeo, che possono rendere l’economia più dinamica e innovativa.

La versione integrale dei capitoli è scaricabile dal sito di Epicenter ai seguenti link:

Capitolo 1: Competitività

Capitolo 2: La regolamentazione digitale

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Capitolo 3: Energia

Capitolo 4: Politica commerciale



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