La miniserie con Jodie Whittaker, Aimee Lou Wood e Claudia Jessie fa luce su una pagina davvero buia della cronaca nera inglese, tra denuncia e riscatto sociale. In streaming su Netflix.
Le serie (spesso limitate) tratte da storie vere piacciono molto, lo sappiamo. Ancor di più se smascherano gli scandali che hanno caratterizzato un Paese, facendola da padrone tra i titoli dei giornali e del web. Ecco quindi che Toxic Town arriva per accontentare proprio quella richiesta di pubblico e per mettere in scena il profondo dramma vissuto dalla comunità di una cittadina dell’entroterra britannico, che come spesso capita non avrebbe mai – altrimenti e tristemente – ricevuto una tale attenzione. Niente crimini però per una volta, bensì lo sbugiardamento delle condizioni lavorative dettate dal consiglio comunale che pensava solo al profitto e che causò qualcosa di incredibile.
Toxic Town: storia di tre madri
A Corby, nel Northamptonshire, tre donne diverse tra loro si ritrovano ad unire le proprie forze dopo che ognuna aveva vissuto la propria esistenza (e la propria gravidanza) senza sapere l’una dell’altra. Proprio così: la nascita di svariati bambini deformi aveva fatto insospettire la popolazione, tanto da arrivare ad ipotizzare un possibile collegamento con la bonifica che il Comune aveva messo in piedi nell’intera area per riqualificarla. Eppure qualcosa è andato storto: nelle acciaierie, l’obiettivo sembrava essere la velocità nella tempistica dei lavori e quindi il guadagno, piuttosto che una reale protezione per dipendenti ed abitanti. Una storia agghiacciante perfettamente raccontata nei quattro episodi che compongono la serie Netflix.
La forza del cast
Ad interpretare le protagoniste tre volti noti del piccolo schermo. Jodie Whittaker, dopo essere stata Beth in Broadchurch e il tredicesimo Doctor Who, diventa la leader del gruppo, combattiva, schietta e sboccata; la dolce e malinconica Aimee Lou Wood dopo il successo di Sex Education e ora The White Lotus, è Tracey, senza la quale la causa non sarebbe stata possibile; infine la composta Eloise Bridgerton Claudia Jessie è una donna divisa tra due strati sociali, dato che il marito operaio lavora proprio per la compagnia accusata di inquinamento.
Nemmeno nel comparto maschile del cast ci si fa nulla in quanto a grandi nomi della serialità e non solo: ci sono i politici, tra corruzione e indipendenza – Robert Carlyle e Brendan Coyle in un ruolo cattivissimo – l’avvocato pieno di ideali – Rory Kinnear e i mariti delle donne coinvolte – Michael Socha e l’ex Gendry Baratheon Tom Dempsie.
Corruzione ed idealismo nella serie Netflix
Alla sceneggiatura Jack Thorne (già dietro His Dark Materials e la trilogia di This Is England, oltre che della prossima Adolescence) che con tatto e allo stesso tempo crudeltà mostra l’orrore di questo caso giudiziario durato ben 13 anni. Toxic Town si fa forza nella bravura dei propri interpreti, tutti ottimamente scelti e che hanno messo anima e corpo nei propri ruoli, per non risultare mai patetici ma sempre realisti.
Le tematiche principali sono chiaramente l’indolenza delle istituzioni, l’inquinamento ambientale e la sicurezza sul posto di lavoro. A queste si aggiungono il bisogno di sentirsi ascoltati da parte di una comunità, il divario tra la classe operaia ed i poteri forti, l’ipocrisia di una certa classe politica interessata più alla facciata che ai propri cittadini, ricordando la vicenda che coinvolse Erin Brockovich negli Stati Uniti. Non manca infatti la parte in tribunale che trasforma lo show in un legal drama, tra arringhe e colpi di scena.
La narrazione avviene attraverso vari salti temporali lungo il racconto, per diluirne gli sviluppi e amplificarne il ritmo, e sotto i tanti punti di vista di tutte le personalità coinvolte. Compreso il figlio di ex dipendente comunale, profondamente idealista, che subisce una serie di intimidazioni al limite del mafioso, e che vorrebbe solamente fare la cosa giusta. Un caso di cronaca che tuttora fa discutere nel Regno Unito e che ci ricorda quanto la connivenza sia sempre pericolosa, a vari livelli e sotto qualsiasi forma. Colpisce la fotografia utilizzata nello show, dai toni caldi che si rivelano tossici, evidenziando le caratteristiche strutturali di Corby, un luogo dimenticato dal mondo ma di cui improvvisamente quest’ultimo si ricorderà.
Conclusioni
Toxic Town è una miniserie dai canoni profondamente british da non perdere per gli appassionati di storie vere, casi di cronaca e denuncia sociale, che ci ricorda come bisogna sempre ribellarsi ai poteri forti. Soprattutto quando questi causano addirittura malformazioni e malattie con il proprio operato devoto più al profitto che alla sicurezza. Ottimo il cast, tanto le interpreti femminili quanto quelli maschili, per una storia di riscatto sociale in cui è facile immedesimarsi per gli spettatori.
Perché ci piace
- Il cast, meraviglioso a partire da Jodie Whittaker e Aimee Lou Wood.
- La storia vera agghiacciante e la denuncia sociale che si porta dietro.
- I salti temporali, la fotografia e il ritmo.
Cosa non va
- Forse poteva diventare un film (ma non sarebbe l’unico caso per una miniserie).
- La caratterizzazione del ceto sociale più basso potrebbe risultare un po’ ruffiana.
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