Condito con il più becero orientalismo e servito sullo sfoggio di un lusso sfrenato e culto d’orato della personalità, il video sulla «Gaza di Trump» ha cancellato ogni traccia dei palestinesi. Il presidente Usa lo ha condiviso sul suo Truth Social, senza aggiungere commenti. L’elaborazione dell’intelligenza artificiale non salva nulla della cultura, della tradizione, rievocate vagamente solo dall’hummus trangugiato da Elon Musk, prima della sua passeggiata sotto una pioggia di banconote americane.
LE MACERIE e la povertà conservano lo spazio iniziale di quattro secondi, per poi trasformarsi in megayacht da milioni di dollari, statue dorate del tycoon che beve cocktail in costume, in compagnia del suo collega e amico Benjamin Netanyahu. Una pioggia di commenti ha travolto il filmato: in molti, non hanno apprezzato. Più che l’immagine di Gaza, a disturbare i sostenitori di Trump sembra siano soprattutto le statue, che riportano alla mente il racconto biblico dell’adorazione pagana del vitello d’oro. La Casa bianca non ha risposto alle decine di richieste di commento, ma il filmato rappresenta esattamente ciò che il presidente aveva auspicato. D’altro canto, ha continuato a ripetere, anche negli ultimi giorni, che il suo piano di pulizia etnica della Striscia è il migliore possibile e che gli Stati uniti sono davvero interessati a prendere possesso dell’enclave.
Mentre nella Gaza di Trump si balla in discoteca e si gira tra i grattacieli, nella Gaza reale giacciono ancora sotto le macerie migliaia di corpi. Nella Gaza reale i bambini continuano a morire di freddo, mentre Bibi impedisce l’ingresso delle 60mila casette mobili pronte a essere consegnate. Sila Abdel Qader, di un mese e mezzo, è morta ieri di ipotermia. È la settima solo negli ultimi giorni.
NONOSTANTE circa il 90% delle strutture scolastiche sia stato distrutto, secondo il ministero dell’educazione di Gaza, decine di scuole improvvisate sono state aperte e gli insegnanti hanno ripreso i corsi, ma spesso gli allievi sono costretti a rimanere per ore seduti a terra, senza libri né quaderni.
Ieri un prigioniero palestinese di 34 anni detenuto in Israele dall’inizio dell’attacco a Gaza, è morto in custodia. La Commissione palestinese che si occupa dei detenuti ha fatto sapere che il numero dei prigionieri palestinesi morti nelle carceri dello stato ebraico dal 7 ottobre 2023 è salito a sessanta. Le associazioni umanitarie denunciano l’uso del freddo come forma di tortura sui detenuti, che sempre più spesso soffrono di congelamento degli arti per la mancanza di vestiti e coperte adeguate.
L’esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito alcuni siti di lancio a Gaza, dopo che un razzo sarebbe partito e caduto all’interno della Striscia, mentre i corrispondenti di Quds News Network hanno segnalato che due palestinesi sono morti a causa di ordigni inesplosi nel nord. È stato raggiunto, intanto, un accordo per il rilascio dei 620 prigionieri palestinesi che Israele ha bloccato sabato scorso. Hamas ha accettato di consegnare in tarda serata e senza celebrazioni i corpi di quattro ostaggi morti a Gaza: Tsachi Idan e Ohad Yahalomi di 50 anni, Itzik Elgarat, 69, e Shlomo Mansour, 86. Lo scambio chiude la prima fase della treuga e fa sperare in un avanzamento dei negoziati.
SI SONO TENUTI ieri, in Israele, i funerali della famiglia Bibas, rapita da Hamas il 7 ottobre e uccisa a Gaza. I corpi di Shirin e dei due suoi figli, Ariel di quattro anni e Kfir di nove mesi, sono stati accompagnati da una folla di centinaia di persone a Rishon Lezion. Yarden, il padre dei bambini, liberato in uno scambio il primo febbraio, ha pronunciato l’elogio funebre, chiedendo perdono alla sua famiglia per non essere riuscito a proteggerla.
NELLA CISGIORDANIA occupata, a Qalqilya, le forze israeliane hanno sparato e colpito alla testa Hamid Fadl Muwafi, di 16 anni, nei pressi del muro di separazione costruito da Tel Aviv. Il ragazzo è stato trasportato in ospedale in condizioni critiche e i tentativi di salvarlo sono stati vani. Almeno cinquanta palestinesi sono stati arrestati tra martedì sera e mercoledì mattina in Cisgiordania. Tra di loro diversi minorenni ed ex prigionieri. I militari hanno anche preso d’assalto la scuola di Majed Abu Sharar, vicino ad Hebron e trattenuto due studenti.
Il governatorato di Gerusalemme est ha denunciato «politiche repressive senza precedenti» per l’inizio del Ramadan, previsto per sabato. Secondo le autorità palestinesi, a migliaia di fedeli verrà impedito di recarsi alla moschea Al Aqsa: l’esercito sta lavorando per chiudere checkpoint e aumentare il controllo nelle aree palestinesi occupate.
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