La famiglia di Andrea Prospero vuole solo la verità, a ogni costo. Per i legali, i genitori e i fratelli del giovane lancianese trovato morto in circostanze misteriose in un b&b di Perugia l’ipotesi del suicidio non regge e, attraverso le telecamere di Chi l’ha Visto continuano a chiedere che “Chi sa, parli”. E qualcuno ha scritto un messaggio alla trasmissione che infittisce il mistero intorno alla chat Telegram.
“Penso di conoscere l’autore dei messaggi che stanno girando su Telegram, è una persona molto conosciuta sul dark web”, ha scritto un telespettatore che, contattato dalla giornalista della trasmissione, ha spiegato via messaggio che si tratta di un gruppo – ora scomparso – dove c’erano 96 utenti anche se, secondo Francesco Mangano, legale del foro di Perugia che difende la famiglia di Andrea Prospero, il giovane in quel gruppo non c’era. Secondo l’avvocato, si tratterebbe di chat nelle quali si vendono prodotti di marca contraffatti. “Ovviamente parliamo di ipotesi, non ne abbiamo contezza – ha spiegato -. Sono gruppi nei quali viene proposto un po’ di tutto e poi bisogna vedere a chi interessa. Siamo però sicuri che con la conclusione delle indagini a tutto tondo verrà fuori se l’attività online del 19enne abbia avuto o meno un ruolo nel decesso e soprattutto di quale portata”.
L’avvocato e Michele Prospero, padre del ragazzo hanno anche rivolto un appello: “Chi ha scritto questo annuncio su Telegram, se non ha niente da temere si faccia avanti per capire cosa sia successo ad Andrea”. Secondo il padre, Andrea Prospero sarebbe andato in quel B&B in cui ha trovato la morte solo il giorno prima della scomparsa: “Se l’ha affittato per un mese intero è impossibile che nessuno l’abbia visto, non l’hanno visto perchè non l’ha frequentato, lui è andato solo il venerdì e ce l’hanno portato, e non parliamo di suicidio, lui non si è ammazzato”. D’accordo anche la madre, “Lui è stato trascinato e minacciato per andare in quel locale”. Per la sorella gemella Anna, “Potrebbero averlo fatto fuori perchè era un impiccio, non sapevano come andare avanti a gestire la situazione, forse volevano sbarazzarsene”. Di nuovo il padre: “In quell’abitazione non era solo, sicuramente c’erano altre persone. Non penso che sia stato lui a prendere in affitto quel locale. La prima cosa che fanno nei B&B è la richiesta dei documenti, e nel caso di Andrea non sarebbe stata effettuata l’accettazionem quindi chiunque potrebbe aver detto di essere lui”, ha aggiunto il padre.
Da un controllo sul libretto postale non mancano i soldi della borsa di studio per cui, un altro mistero è la provenienza del denaro con cui avrebbe pagato l’affitto dell’appartamento. Va ricordato che vicino al corpo, sono state ritrovate molte sim, carte di credito intestate ad altre persone e 5 telefoni cellulari. La madre ha ricordato che la domenica precedente la scomparsa, quando ha sentito Andrea era su una panchina a mangiare un panino, “Io l’avevo chiamato e mi aveva detto che si trovava su una panchina a mangiare, c’era vento, faceva freddo, lo vedevo dalla telecamera, tanto che aveva messo il cappuccio della felpa sulla testa, avrebbe potuto andarsene nel B&B e mangiare quello che voleva se avesse avuto questa possibilità, mangiava al caldo. Questo locale è stato preso in affitto da altri? Questo è il dubbio che ho, che tutto sia stato fatto alle sue spalle”.
Morte Andrea Prospero, l’appello della famiglia: Chi sa parli e ci aiuti
È emerso anche che, fino a novembre scorso Andrea non possedesse un pc, una circostanza quantomeno curiosa per uno studente di Informatica. Il computer è stato poi acquistato su Amazon e consegnato in un locker a Perugia, dove il giovane viveva da ottobre in uno studentato. Si tratta dello stesso pc trovato nella stanza del b&b dove è stato rinvenuto privo di vita. Attualmente è stata recuperata la scheda madre, anche se danneggiata, dal momento che il corpo del giovane, ritrovato in avanzato stato di decomposizione, ha perso dei liquidi che sono finiti proprio sul computer.
In ogni caso per la famiglia e per l’avvocato Mangano tante cose non tornano, “e non si può in alcun modo parlare di suicidio – rincara il legale-. Forse si può parlare di istigazione, ma neanche su questo siamo molto convinti. I risvolti investigativi che sono emerse ci portano a porre delle domande: qualcuno ha dato i farmaci ad Andrea? Ha suggerito l’abitazione? Qualcuno sapeva e non ha fatto nulla? Quindi noi diciamo ancora di più che chi sa parli. L’ipotesi che noi formuliamo è che Andrea sia cascato, sia finito in qualche giro ed è probabile che quel computer gli sia stato fornito da qualcuno, che qualcuno l’abbia adescato in qualche modo. Nell’ultimo periodo è probabile che Andrea si sia imbattuto in qualcuno”.
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