la rete di Arnautovic riapre vecchie ferite per la Lazio

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Microcredito

per le aziende

 


Il Varometro può diventare l’unità di misura delle ingiustizie subite dalla Lazio. La squadra biancoceleste è l’unica in Serie A a non aver ricevuto alcuna gradita…

  • Tutti gli articoli del sito, anche da app
  • Approfondimenti e newsletter esclusive

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

– oppure –

Sottoscrivi l’abbonamento pagando con Google

  • Tutti gli articoli del sito, anche da app
  • Approfondimenti e newsletter esclusive
  • I podcast delle nostre firme

– oppure –

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

Sottoscrivi l’abbonamento pagando con Google

Promo Flash

Leggi questo articolo e tutto il sito

Tutti i vantaggi:

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

  • Tutti gli articoli del sito, anche da app
  • Approfondimenti e aggiornamenti live
  • Le newsletter esclusive

OFFERTA SPECIALE

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

OFFERTA SPECIALE

MENSILE

6,99€

1€ AL MESE
Per 6 mesi

SCEGLI ORA

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

Il Varometro può diventare l’unità di misura delle ingiustizie subite dalla Lazio. La squadra biancoceleste è l’unica in Serie A a non aver ricevuto alcuna gradita intromissione della tecnologia su potenziali episodi a proprio favore (zero, a parte silenziosi check) ed è la prima solitaria per interventi da Lissone (ben sette) contro. Ora si aggiunge la Coppa Italia alle 26 giornate di campionato. La Lazio esce ai quarti, eliminata dall’Inter soprattutto grazie a un eurogol di Arnautovic, viziato da un fuorigioco giudicato passivo nonostante De Vrij oscuri la visuale di Mandas al momento del tiro. Fabbri convalida la rete perché al Var Chiffi non sopraggiunge alcun dubbio per richiamarlo al monitor. Questo atteggiamento fa riemergere i soliti sospetti al di là delle spiegazioni ufficiose dell’Aia del giorno dopo. Il designatore Rocchi infatti promuove l’operato della terna perché «Mandas non sarebbe mai potuto arrivare a parare il tiro, anche se lo avesse visto partire, e in più la posizione di De Vrij è troppo lontana dal portiere e dal pallone per essere valutata come fuorigioco attivo». L’ex arbitro Cesari rimane di parere contrario: «Accetto la decisione, ma se fosse capitato in un big match ne avremmo viste delle belle. La distanza fra Mandas e De Vrij è meno di 5 metri e 50, e il portiere si sposta per vedere partire il tiro. Chiffi deve chiamare il direttore di gara e fargli rivedere le immagini, anche per confermare il tutto».

BOCCHE (QUASI CUCITE)

Al di là della regolarità o meno del gol, infatti, il problema è che nessuno fa un approfondimento in più (dati alla mano) quando c’è di mezzo la Lazio. Un caso? «Non commento – ribadisce Lotito, dopo lo sfortunato ritorno in trasferta a San Siro – ma quello che succede da anni è sotto gli occhi di tutti, anche se qualcuno fa finta di non vederlo. Zampolli (uomo del business italiano di Trump, ndr) al mio fianco? È un mio amico. Io ne ho tanti, anche se mi attribuiscono solo nemici per andarmi contro». Uno è conclamato – il presidente della Figc, Gabriele Gravina – ed è il motivo per cui nella Lazio sembra subentrato un senso di rassegnazione fuori e dentro il campo. I giocatori non protestano più (vedi Mandas sul gol, Pellegrini sul pestone di Dimarco o Noslin sulla mano di Marcandalli in area di rigore al Penzo), Baroni ribolle dentro la sua rabbia e parla di «stile nel non commentare le decisioni arbitrali», dopo essere stato indotto dal club a comportarsi così in seguito alla sfuriata del Franchi (ingiusto ko di fine settembre per 2-1).

DOSSIER E CARTELLINI

I tifosi ora sono furiosi anche per questo atteggiamento passivo: «Nessuno difende più la Lazio», è il tam tam su forum e radio. Ma da Formello il ritornello societario è sempre lo stesso: «Quando abbiamo alzato la voce, è andata peggio. Trovano sempre una giustificazione a tutto». Si riempie ancora il dossier su tutti i torti subiti da arbitri e Var da inizio anno: il gol di Lucca a Udine con Casale fermo per la bandierina alzata dal guardalinee per un fuorigioco (poi inesistente di Payero); in Lazio-Milan (2-2) ignorati da Massa e dal Var i falli di mano in area di Musah e Terracciano; a Firenze Dodò anticipa Zaccagni col braccio e pesta il piede a Patric, ma Marcenaro e il Var vedono solo il rigore di Tavares sul brasiliano per uno “step on foot”; con l’Empoli manca un doppio giallo a Pezzella; allo Stadium l’espulsione di Douglas Luiz (pugno a Patric) dopo quella di Romagnoli (decretata al Var da Di Bello) e poco prima della rete del successo bianconero; a Como Tavares riceve due ammonizioni dubbie da Paieretto; col Cagliari Rocchi concede il vantaggio sull’atterramento di Isaksen da parte di Mina ultimo uomo.

A Parma succede di tutto: l’eurogol annullato a Rovella in avvio per un fallo dello stesso centrocampista su Haj: visto da Zufferli, il Var lo richiama per rivedere il giudizio. Rigore assegnato e tolto a Zaccagni ancora al monitor perché «sembra non esserci contatto». In casa col Como il secondo giallo a Tchaouna è “dubbio” perché Alberto Moreno non viene toccato. Menzione a parte meritano infatti anche i cartellini contro la Lazio. Per farvi un esempio: a metà febbraio Rovella era l’unico in Europa (nei primi 5 campionati) ad essere stato squalificato 3 volte per somma di gialli (tredici totali) fra Coppa e campionato. Già, perché anche a livello Uefa la situazione non è migliore (vedi l’arbitraggio col Ludogorets) e non certo svincolata – considerati le sinergie ai vertici – dal calcio nostrano. Così non Var, e cresce la sindrome di accerchiamento.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Leggi l’articolo completo su
Il Messaggero



Source link

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link