Un piano per la semplificazione che favorisca la competitività in Europa. Sulla scorta del rapporto Draghi la Commissione Ue ha presentato ieri il Clean Industrial Deal, versione riveduta e corretta (fin dal nome) del Green Deal a beneficio del settore industriale. Come correlato tutt’altro che secondario, l’esecutivo Ue ha anche promosso un provvedimento cosiddetto «omnibus», che smonta di fatto alcune delle principali norme per la responsabilità dell’impresa.
Se riguardo all’omnibus sinistra, socialisti Verdi europei e ong lanciano l’allarme, mettendo in guardia dai rischi della deregolamentazione per i diritti e per l’ambiente, più ampio è il consenso intorno al nuovo corso della transizione ecologica, che piace sia ai conservatori di Ecr che ai Greens, pur se con motivazioni opposte. D’altronde, la maggioranza Ursula bis, che racchiude entrambi gli estremi, è nata esattamente sulla spinta di rivedere la transizione ecologica. L’arrivo di Trump, la necessità per l’Europa di trovare la propria via alla sovranità energetica superando la dipendenza dai combustibili fossili e il costante declino dell’industria pesante, hanno fatto il resto.
L’IDEA CENTRALE del nuovo pacchetto di provvedimenti, quella di incentivare l’utilizzo delle rinnovabili per l’industria europea, viene rivendicata dalla Commissione come motivo di orgoglio rispetto al dietrofront americano sul green. Ma tutto è declinato nell’ottica dell’utilità e soprattutto del mercato. L’Ue deve insistere sull’energia pulita «perché ha dimostrato di essere più economica» rispetto alle fonti non rinnovabili, ha detto Ursula von der Leyen nel discorso pronunciato allo European Industry Summit di Anversa, in Belgio. «Dall’avvio del Green Deal abbiamo risparmiato 60 miliardi di euro di importazioni di combustibili fossili grazie alle energie rinnovabili locali a basso costo», ha aggiunto.
Fa discutere però il piano d’azione. La presidente della Commissione promette la mobilitazione di oltre 100 miliardi di euro e l’idea di una «banca per la decarbonizzazione» dell’industria. «Si tratta di un sistema basato sul mercato, che premia le aziende più innovative», ha sottolineato. Un’idea, quella del fondo, accolta positivamente dalla leader dei Verdi europei Terry Reintke, che però lamenta la mancanza da parte della Commissione di una chiara tabella per l’uscita dai combustibili fossili, che significa «dipendenza europea da dittatori come Putin». Le ong dell’European Environmental Bureau indicano aspetti sociali completamente assenti dal piano, come la necessità di indirizzare l’energia verde a vantaggio delle classi più deboli
E POI, L’INVESTIMENTO da 100 miliardi rischia di essere «inadeguato», dato che «la stessa Commissione stima il fabbisogno per la transizione ecologica in poco meno di 500 miliardi l’anno», interviene la segretaria confederale Uil Vera Buono. Che si tratti di un libro delle buone intenzioni senza effetto sulla crisi occupazionale è preoccupata la confederazione europea dei sindacati (Etuc). Per questo, chiede l’aumento degli investimenti pubblici nel settore energetico insieme all’avvio di una politica industriale comune. Che però nei piani della Commissione rimane interamente affidata allo stimolo della competitività.
Correlato della parola magica usata da Draghi è la semplificazione. Di questa si sono occupati il commissario all’economia Dombrovskis insieme alla responsabile del settore finanziario Maria Albuquerque. Per l’esecutivo Ue, il pacchetto Omnibus ha l’intento di facilitare la vita delle imprese. In concreto, la maggior parte di esse verranno esentate da una serie di norme Ue, approvate di recente, che imponevano responsabilità delle aziende verso l’ambiente e la società, così come il rispetto dei diritti dei lavoratori nella filiera produttiva. «Meno burocrazia vuol dire più investimenti», ha detto Dombrovskis, assicurando che semplificare regole «inutilmente complesse» non significa «deregolamentazione».
Eppure in questo modo «la Commissione si schiera con le multinazionali anziché con le vittime dei loro abusi», gli risponde Human Rights Watch. La marcia indietro sul Green Deal era annunciata da tempo, ma non per questo la sua attuazione risulta meno deflagrante.
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