Il New Glenn di Blue Origin tornerà in volo in primavera – AstronautiNEWS

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Blue Origin prevede di effettuare a fine primavera il secondo lancio del New Glenn, dopo aver compreso e risolto i problemi che hanno impedito al booster di effettuare un corretto atterraggio durante il suo volo inaugurale.

Dave Limp, amministratore delegato di Blue Origin, intervenendo alla 27th Annual Commercial Space Conference tenutasi lo scorso 12 febbraio a Washington, ha dichiarato che un problema di alimentazione dei propulsori ha causato la perdita del booster nel corso della fase di ritorno a Terra della missione NG-1 effettuata lo scorso 16 gennaio.

La trasmissione dei dati di telemetria si è interrotta a circa T+7:55, durante la fase di rientro che prevedeva l’utilizzo di tre dei sette motori BE-4 di cui è dotato il primo stadio. Sia l’azienda che Dave Limp non hanno fornito dettagli su cosa sia successo al booster in quel preciso momento, ma hanno desiderato precisare che la riaccensione in volo dei propulsori BE-4 del New Glen era una operazione che Blue Origin non avrebbe potuto collaudare prima di effettuare il lancio vero e proprio.

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L’azienda ha dichiarato che il team di sviluppo avrebbe identificato quali fossero le aree su cui intervenire per risolvere il problema. Nel frattempo il secondo booster è attualmente in produzione e si pensa che possa essere pronto per il lancio entro la fine della primavera.

Fondata 25 anni fa da Bezos, Blue Origin dal 2021 permette a passeggeri paganti di toccare i confini dello spazio. I brevi voli suborbitali che decollano dal Texas utilizzano lanciatori più piccoli che prendono il nome dal primo astronauta americano nello spazio, Alan Shepard. Il New Glenn, che onora John Glenn, è cinque volte più alto con un primo stadio costituito da sette motori BE-4 alimentati a metano e ossigeno liquido, mentre il secondo stadio utilizza due motori BE-3U a idrogeno e ossigeno liquido. Blue Origin ha investito più di un miliardo di dollari nel sito di lancio del New Glenn, ricostruendo lo storico Complex 36 a Cape Canaveral. La piattaforma si trova a 14 chilometri dai centri di controllo e dalla fabbrica di razzi dell’azienda, fuori dai cancelli del Kennedy Space Center della NASA.

Blue Origin non ha ancora annunciato quale sarà il carico utile del secondo lancio del New Glenn. Limp ha dichiarato che la società ha un paio di opzioni in corso di valutazione, ma poiché l’azienda intende considerare i primi 3 voli del New Glen come voli di collaudo, potrebbe essere che Blue Origin valuti di effettuare il prossimo volo con un carico fittizio.

Blue Moon e… Blue Mars?

Parallelamente allo sviluppo del New Glenn, Blue Origin sta lavorando anche al progetto Blue Moon, un lander lunare robotico che fungerà da dimostratore tecnologico per una versione più grande destinata alle missioni umane sulla Luna. Il Mark 1 di Blue Moon, capace di trasportare tre tonnellate di carico, potrebbe diventare il più grande veicolo spaziale mai atterrato sulla superficie lunare.

Limp ha sottolineato l’importanza di mantenere un forte impegno nell’esplorazione lunare, aiutato anche dal rinnovato interesse dell’amministrazione Trump per Marte. L’Amministratore Delegato ha anche evidenziato come le tecnologie sviluppate per le missioni lunari potranno essere adattate anche all’esplorazione di Marte. Blue Origin è tra le aziende selezionate dalla NASA per studiare nuovi approcci alla missione Mars Sample Return, sfruttando l’esperienza accumulata con Blue Moon. Limp si è dichiarato fiducioso sul fatto che il prototipo di lander possa raggiungere la Luna entro la fine dell’anno.

Le competenze acquisite nello sviluppo dei propulsori, nel rifornimento in orbita e nella realizzazione di rimorchiatori spaziali potrebbero essere riutilizzate per le missioni marziane. Limp ha citato questi esempi per descrivere un approccio tecnologico paragonato ai mattoncini LEGO, oggetti che possono essere smontati e riassemblati in forme diverse per adeguarsi a nuove specifiche. Limp ha affermato che «modificare questi sistemi non è un compito così gravoso come alcuni pensano». Rimane ancora da risolvere qualche problema legato all’architettura della versione per missioni con equipaggio, un approccio che richiederà l’utilizzo di nuove tecnologie principalmente legate ai sistemi di supporto vitale, problemi che oggi appaiono ancora di difficile soluzione.

Fonte: SpaceNews.com

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