Il futuro dell’Asinara | il manifesto

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L’Asinara è un’isola paradiso. Tanto bella e tanto ricca di biodiversità che nel 2002 è diventata un parco nazionale. Che non funziona, però. Da otto anni il ministero dell’Ambiente non riesce a nominare presidente, direttore e consiglio di amministrazione. Sono cariche che spetterebbero a persone capaci di gestire una realtà complessa come un parco naturalistico, con competenze non soltanto manageriali ma anche scientifiche. E invece si va avanti con i commissari, che sono nomine politiche, quasi sempre appannaggio dei partiti che, nel tempo, si succedono alla guida dei governi nazionali.

C’è anche un problema di apertura del parco al territorio. L’Asinara fa parte del comune di Porto Torres, ma a poche miglia dall’isola c’è uno dei centri turistici sardi più amati dai vacanzieri, Stintino. Porto Torres cerca faticosamente di riconvertire la propria economia dalla monocultura petrolifera ed energetica al turismo e guarda all’Asinara come a una chance per il futuro: basta con raffinerie e centrale a carbone (qui ce n’è attiva ancora una) e via libera a un turismo sostenibile, con il parco e la sua straordinaria varietà biologica a fare da volano.

UNA DIREZIONE, quest’ultima, verso la quale sembra orientarsi anche la giunta regionale guidata da Alessandra Todde, la presidente pentastellata che lo scorso febbraio, alla testa di una maggioranza di Campo largo, ha sconfitto le destre alle elezioni regionali. L’assessora all’Ambiente Rosanna Laconi (Pd) ha annunciato nei giorni scorsi l’intenzione di pubblicare a breve – la prossima primavera – un bando che lancerà un concorso di idee per la progettazione di un piano urbanistico finalizzato al recupero, in funzione turistica, del patrimonio immobiliare pubblico sparso per i 52 chilometri quadrati dell’Asinara.

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Sono 85 edifici che hanno fatto parte della colonia penale che dal 1885 è stata ospitata nell’isola, sino a quel momento disabitata. Il carcere è stato chiuso quattro anni prima della nascita del parco, nel 1998, dopo una lunga storia che, nella seconda metà del Novecento, lo ha visto diventare una struttura di massima sicurezza nelle cui celle sono stati rinchiusi sia esponenti di spicco delle Brigate rosse sia big di Cosa nostra e della Nuova camorra organizzata, a cominciare da Totò Riina e da Raffaele Cutolo.

L’ANNUNCIO dell’assessora ha agitato le acque nel mondo dell’ambientalismo sardo, preoccupato che il progetto di piano urbanistico possa mettere in pericolo il patrimonio naturalistico dell’Asinara (che è nella lista Unesco dei siti candidati a diventare patrimonio dell’umanità) e aprire la strada a un turismo selvaggio e incontrollato. Preoccupazioni, secondo Rosanna Laconi, infondate. «L’Asinara – dice al manifesto l’assessora – è un tesoro della nostra regione, un luogo simbolo di conservazione ambientale e di memoria storica. È per questo che la giunta ha scelto di intensificare gli investimenti e accelerare le azioni necessarie per il suo recupero. Vogliamo che l’isola sia accessibile e vissuta in modo sostenibile, senza compromettere la sua straordinaria biodiversità. La nostra visione è chiara: restituire ai sardi e al mondo intero un patrimonio di inestimabile valore, garantendone insieme la tutela e la valorizzazione».

E mentre rassicura il fronte ambientalista, Laconi non si lascia sfuggire l’occasione di bacchettare il ministro Gilberto Pichetto Fratin per lo stallo nelle nomine: «Ci auguriamo che il ministro proceda rapidamente all’intesa con la presidente della Regione Sardegna per la ricomposizione degli organi statutari del Parco nazionale dell’Asinara. Solo attraverso una governance completa e pienamente operativa sarà possibile attuare una pianificazione efficace e ben coordinata, garantendo il pieno sviluppo del valore ambientale, storico e turistico dell’isola».

«Il nostro impegno per l’Asinara – conclude l’assessora all’Ambiente – è concreto: vogliamo garantire che ogni intervento sia sostenibile, efficace e in grado di restituire l’isola alla fruizione dei sardi e dei visitatori. La strategia che abbiamo messo in campo risponde a criteri di gradualità e programmazione, evitando interventi spot e puntando su una valorizzazione a lungo termine. L’Asinara diventerà un modello di sviluppo armonico tra tutela ambientale e fruizione sostenibile».

TUTTO A POSTO, ALLORA. Non proprio. «Verificheremo le intenzioni della giunta regionale – dice Antonio Canu, ex responsabile dell’area parchi di Wwf Italia e attualmente coordinatore di Wwf Sardegna – nel momento in cui il progetto urbanistico di valorizzazione turistica dell’isola, per ora soltanto annunciato, diventerà una realtà. Già adesso, però, possiamo dire che i parchi naturalistici nascono per preservare l’ambiente. Questa è la loro funzione, non altra.

Il turismo non può diventare l’attività prevalente di un parco naturalistico. Esiste da anni ormai una tendenza, cavalcata soprattutto dalle comunità locali, in particolare dai sindaci, a snaturare la specificità dei parchi per fare delle riserve naturali centri di sviluppo turistico che creino reddito. Questa non è la strada giusta. Dobbiamo dirlo chiaramente, senza cedimenti. È in corso, a livello politico nazionale, una discussione sulla riforma della legge quadro sulle aree protette, la numero 394 del 1991. E avvertiamo una spinta forte a cambiare le norme attuali per rendere più facili intrusioni indebite nella corretta gestioni dei parchi. Ci auguriamo che in Sardegna tanto il comune di Porto Torres quanto la Regione sappiano resistere a questa deriva negativa».

CHE LE RISERVE di Canu abbiano un fondamento lo mostra il fatto che, poche settimane fa, il sindaco di Porto Torres, Massimo Mulas (Pd), a proposito delle prospettive future di gestione dell’Asinara abbia dichiarato alla stampa locale che l’attuale modello nazionale di governance delle riserve naturali, quello definito appunto dalla legge quadro 394-1991, è superato perché poco rispettoso delle esigenze delle comunità locali e troppo restrittivo rispetto alle esigenze di valorizzazione economica, in primo luogo turistica, dei parchi.

«Noi non siamo contrari – dice Marta Battaglia, presidente di Legambiente Sardegna – all’apertura dei parchi al turismo. Alcune aree protette, in Italia, lo hanno già fatto, e bene. Ma, appunto, bisogna vedere come si fa. Dobbiamo essere molto attenti e molto rigorosi. I parchi non possono essere scavalcati nella gestione né tanto meno essere snaturati nelle loro funzioni basilari; ci sono regole che vanno rispettate. Di queste elementari verità il progetto urbanistico per l’Asinara annunciato dall’assessorato regionale all’Ambiente dovrà necessariamente tenere conto».

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«Tutti e tre i maggiori parchi sardi, Asinara, La Maddalena e Miniere del Sulcis, sono alla paralisi perché il ministero non riesce a fare le nomine dei presidenti – aggiunge Stefano Deliperi, portavoce del Gruppo di intervento giuridico -. Il parco della Maddalena, poi, è un esempio sconcertante dei danni incredibili che l’overdose turistica può causare. Non è davvero il caso che lo stesso andazzo si ripeta all’Asinara». Il messaggio al ministro Pichetto Fratin e all’assessora Laconi non potrebbe essere più chiaro.



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