Questi segni sono modifiche epigenetiche, dei cambiamenti che influenzano l’espressione dei geni senza alterarne la sequenza: non sono mutazioni nel DNA, ma modifiche che possono influire sulla regolazione dell’espressione genetica ed essere trasmesse di generazione in generazione. La loro trasmissione, finora documentata solo negli animali, è stato osservata per la prima volta anche negli umani, studiando tre generazioni di rifugiati siriani.
I segni traumi subiti dalle donne vittime di violenza sono nei geni dei loro figli e nipoti, trasmessi di generazione in generazione come modifiche epigenetiche: è quanto emerge da un nuovo studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports di Nature, che ha esaminato l’impatto della violenza correlata alla guerra in tre generazioni di rifugiati siriani. “Anche se i nostri geni non sono modificabili dalle esperienze di vita, possono essere alterati da un sistema noto come epigenetica – hanno premesso gli studiosi – . In risposta allo stress o altri eventi, le nostre cellule possono aggiungere delle piccole bandierine chimiche ai geni, che possono silenziarli o alternarne il comportamento”.
Questi cambiamenti, noti come modifiche epigenetiche, non sono quindi delle mutazioni che alternano la sequenza del DNA, ma delle modifiche chimiche che possono influire sull’espressione dei geni, di cui la cosiddetta metilazione del DNA – l’aggiunta di un gruppo metile ad una base azotata – è una delle più note e frequenti nelle cellule dei mammiferi. “Queste modifiche possono ad esempio aiutarci ad adattarci agli ambienti stressanti – hanno precisato i ricercatori – . Mentre gli esperimenti di laboratorio hanno dimostrato che gli animali possono trasmettere le modifiche epigenetiche di stress alle generazioni future, dimostrare lo stesso nelle persone è stato quasi impossibile”.
Per documentare questo fenomeno negli umani, i ricercatori, guidati dalla professoressa Connie Mulligan del Genetics Institute presso l’Università della Florida, hanno progettato uno studio che consentisse di valutare la trasmissione intergenerazionale delle modifiche epigenetiche associati alle violenze, seguendo tre generazioni di rifugiati siriani in Giordania: alcune di queste famiglie avevano vissuto l’assedio di Hama prima di fuggire in Giordania, altre hanno invece vissuto la recente guerra civile contro il regime di Assad.
Il disegno dello studio che ha consentito il confronto tra l’esposizione alla violenza e i segni epigenetici nei genomi / Credit Scientific Reports 2025
Dalle analisi del DNA delle donne (nonne e madri) esposte a uno dei due conflitti, nonché dalle analisi del DNA dei loro figli e nipoti, i ricercatori sono riusciti a risalire alle modifiche correlate alla violenza della guerra, riscontrandone i segni nelle diverse generazioni.
I segni della violenza si trasmettono alle generazioni future
I segni della violenza si manifestano come modifiche epigenetiche nel DNA, dei cambiamenti che influenzano l’espressione dei geni senza alterarne la sequenza e che possono essere trasmessi di generazione in generazione. Questi segni sono stati osservati nei figli e nei nipoti di donne siriane esposte alla violenza della guerra, tra le sopravvissute all’assedio di Hama, nel 1982, e alla recente guerra civile contro il regime di Assad. In particolare, nei nipoti delle sopravvissute di Hama, i ricercatori hanno scoperto scoperto 14 aree del genoma che erano state modificate in risposta alla violenza subita dalle loro nonne.
“Queste 14 modifiche dimostrano che i cambiamenti epigenetici indotti dallo stress potrebbero effettivamente manifestarsi nelle generazioni future, proprio come possono accadere negli animali” hanno precisato gli studiosi, che hanno anche individuato 21 siti epigenetici nei genomi di persone che avevano sperimentato direttamente la violenza in Siria.
Gli studiosi hanno anche osservato che le persone nate da madri esposte alla violenza mentre in stato di gravidanza mostravano segni di invecchiamento epigenetico accelerato, un tipo di invecchiamento biologico che può essere associato alla suscettibilità alle malattie legate all’età. “La maggior parte di questi cambiamenti epigenetici ha mostrato lo stesso schema dopo l’esposizione alla violenza, suggerendo una sorta di risposta epigenetica comune allo stress, che può influenzare non solo le persone direttamente esposte allo stress, ma anche le generazioni future” hanno aggiunto gli studiosi.
“Pensiamo che il nostro lavoro sia rilevante per molte forme di violenza, non solo per i rifugiati – ha affermato Mulligan – . Violenza domestica, violenza sessuale, violenza armata: tutti i diversi tipi di violenza. Dovremmo studiarla. Dovremmo prenderla più seriamente”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link